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Alexandra Elbakyan: “È vero, rubo agli editori per dare agli scienziati”

La Robin Hood della scienza internazionale: "Per i 30 studi necessari alla mia tesi avrei dovuto spendere mille dollari Mi rivolsi a degli hacker E così mi venne l'idea"

04/02/2017
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la Repubblica

di Giuliano Aluffi

Parlarle non è facile: come ogni hacker che si rispetti, non lascia tracce e si sottrae ai riflettori. Ha 28 anni la Robin Hood della scienza internazionale. Si chiama Alexandra Elbakyan, è di origine kazaka, è laureata in informatica. E soprattutto è una hacker che lotta per il libero accesso universale agli studi scientifici, considerata l'erede di Aaron Swartz, il cofondatore di Reddit. Cinque i colossi editoriali - Reed-Elsevier, Springer, Wiley- Blackwell, Sage e Taylor & Francis - pubblicano la metà degli studi prodotti in tutte le università del mondo. Blindandoli, come "sceriffi di Nottingham", dietro costosi paywall - anche 40 dollari per articolo - che ne impediscono la consultazione a studenti e ricercatori senza grandi risorse. La soluzione che Alexandra ha lanciato nel 2011 è Sci- Hub. cc: un sito che rende disponibile gratis ogni tipo di studio. Ora la rivista Nature, pur essendo in teoria sua nemica, l'ha inserita tra le 10 persone più importanti della scienza nel 2016.

Dottoressa Elbakyan, come è nato il suo Sci-Hub?
"Nel 2009, per la mia tesi, dovevo consultare una trentina di studi. Erano tutti a pagamento, con il consueto costo medio di 30 dollari l'uno. Troppo per me. Così mi rivolsi alla Rete: avevo già scaricato gratis libri tecnici da siti pirata, pensavo di poter fare lo stesso per gli studi. In realtà non era così facile. Ma trovai una community di hacker dove mi spiegarono i modi in cui si potevano aggirare i paywall. E in un paio d'anni lanciai Sci- Hub".

Come funziona?
"Se inserisci il codice identificativo dello studio che ti serve, Sci- Hub lo va a cercare nel database LibGen, che contiene già 62 milioni di studi "piratati". Se lo studio non è ancora lì, lo recuperiamo sul sito della rivista di appartenenza usando le credenziali di ricercatori che ce le hanno messe a disposizione".

C'è chi sostiene che lei sta danneggiando la scienza: i soldi raccolti dagli editori scientifici sarebbero linfa vitale per il sistema della ricerca.
"È falso. Certo, pubblicare uno studio ha dei costi, ma molti degli autori degli studi non ricevono soldi, si accontentano del prestigio delle riviste. Ci sono persino studi vecchi di 10 o 20 anni tuttora consultabili solo a pagamento. Come è possibile? La verità è che i profitti raccolti tramite l'accesso ristretto sono molto più alti di quanto servirebbe a sostenere i costi di pubblicazione: la sola Elsevier gudagna circa 1,3 miliardi di dollari all'anno".

Le reazioni degli scienziati al vostro "lavoro"?
"Nessuno si è lamentato con noi del fatto che i suoi studi fossero accessibili su Sci- Hub. C'è anzi il riconoscimento del valore di ciò che facciamo, che giova anche alle università. Perfino quella di Harvard - l'ateneo più ricco del mondo - ha ammesso di non poter più sostenere i costi imposti dagli editori per far accedere i suoi ricercatori agli articoli".

Il vostro limite?
"Soprattutto nei mesi in cui gli accessi sono cresciuti di più, il sito "cadeva" per il traffico eccessivo. Tanto che alcuni mi chiedevano di offrire un accesso a pagamento a Sci- Hub per limitare il numero di utenti. La trovai una cosa abbastanza ironica".

Come si difenderà dalle cause degli editori?
"I miei server sono in Russia. E non possiedo nulla negli Usa, per cui non c'è niente da sequestrare".


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