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Al Sud tanti 100 alla maturità, ma alla laurea non si replica

I dati del Miur: soltanto il 48 per cento di chi nel Meridione ha preso il massimo dei voti al diploma ripete l'impresa all'unversità. E tra chi frequenta atenei settentrionali la percentuale crolla al 37 per cento.

30/01/2018
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la Repubblica

Salvo intravaia

Più cervelloni della maturità al Sud, ma all'università i compagni settentrionali si prendono la rivincita. La guerra a suon di 100 e di lodi agli esami di stato delle superiori vede vincere ogni anno le regioni del Mezzogiorno, che si accaparrano il grosso dei punteggi al top: 100 e 110 con lode.

L'anno scorso, fece scalpore vedere i risultati della Puglia che portò ben 944 studenti al diploma con 100 e lode, quasi il triplo rispetto alla Lombardia, che contava un numero di maturandi pari a una volta e mezza quelli della Puglia, e un consistente numero di punteggi massimi: il 7 per cento. Con il meridione che in totale si accaparrò oltre la metà (il 54 per cento) dei superbravi, lasciandone alle regioni del nord appena un quarto del totale.

Un dato che suscitò la protesta degli studenti e dei prof settentrionali, che accusarono di eccessivo buonismo i colleghi del sud. Ma, seguendo i ragazzi all’università, quanti di questi riescono a ripetere l’exploit con una laurea da 110 e lode? I dati forniti dal Miur attraverso l’anagrafe degli studenti sono in grado di fornire risposte sorprendenti.

Infatti, dei laureati nelle regioni meridionali (nel 2015/2016), che al diploma di scuola superiore si erano distinti con un voto al top (100 o 100 e lode), soltanto il 48 per cento è riuscito a ripetere l’impresa centrando il massimo punteggio alla laurea. Mentre al Nord la percentuale sale al 54 per cento. E se prendiamo in considerazione gli studenti del Sud che si sono laureati al nord questa percentuale crolla al 37 per cento.

Per Antonello Giannelli, presidente dell’Anp (l’Associazione nazionale presidi) “uno dei problemi fondamentali della nostra scuola è quello dell’oggettività della valutazione”. “Le condizioni di contesto (condizioni socio economiche) al Sud – continua Giannelli – sono parecchio diverse rispetto al nord e se i docenti nella valutazione sono un po’ più indulgenti è umanamente comprensibile. Per questo – aggiunge – sono favorevole alle valutazioni dell’Invalsi, se vogliamo utilizzare un approccio diagnostico scientifico”.

“Questi numeri – dichiara Paolo Mazzoli, direttore Invalsi – sono coerenti con i nostri dati”. Bambini e studenti che primeggiano al Nord e che arrancano al Sud. Ovviamente non vuol dire che i ragazzi meridionali sono meno intelligenti degli altri. Vuol dire semplicemente che le scuole hanno lavorato in maniera diversa. E un 100 o 100 e lode al Sud potrebbe essere stato valutato con un po’ più di generosità perché magari lo studente spicca di più rispetto ai compagni di classe".

"Ma poi - conclude Mazzoli - rispetto ai ragazzi delle altre regioni ci troviamo di fronte a ragazzi meno preparati. Nessuno chiede alle commissioni di essere uniformi a Bari o a Milano. La scuola lavora in base alle condizioni di contesto in cui opera e non mi scandalizza affatto se le commissioni e i docenti al sud fossero di manica più larga rispetto al nord, perché magari nella valutazione premiano gli sforzi profusi oltre che le conoscenze”.


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