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Al Presidente dell’Unione Matematica Italiana

Nell’ultimo numero del Notiziario dell’Unione Matematica Italiana è apparsa una lettera che riguarda le modalità di determinazione dei giudizi scientifici nei concorsi locali.

12/04/2017
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ROARS

Nell’ultimo numero del Notiziario dell’Unione Matematica Italiana è apparsa una lettera che riguarda le modalità di determinazione dei giudizi scientifici nei concorsi locali. Riteniamo che il problema sollevato sia di interesse generale e che la lettera metta in luce l’arbitrarietà che è lasciata alle commissioni locali nel valutare i titoli scientifici e attribuire punteggi a vari aspetti dell’attività professionale. In particolare, criteri molto diversi da quelli adottati nella ASN possono essere usati. La lettera è stata firmata da più di trenta illustri matematici, tutti professori ordinari di Analisi Matematica, tra cui appaiono 6 Premi Caccioppoli. Nel ringraziare i colleghi firmatari per aver portato all’attenzione della comunità una problematica di sicuro e attuale interesse osserviamo anche che sarebbe interessante avere un feedback da altri settori per monitorare con attenzione l’evolversi delle pratiche di giudizio in questo delicato momento di transizione. (Dati del concorso: il  bando è a questo link, i criteri da parte decisi da parte della commissione a questo link )

Caro Presidente,

si è appena concluso, presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, un concorso per professore associato nel Settore 01/A3, SSD MAT/05, riservato a ricercatori a tempo indeterminato già in servizio presso lo stesso ateneo e in possesso dell’abilitazione scientifica.

I criteri di ripartizione del punteggio adottati dalla commissione hanno visto, su un totale di 100 punti, soltanto 30 riservati alla produzione scientifica (la cui analisi era limitata, come richiesto dal bando, a non più di dodici lavori).

Una situazione sorprendente non solo perché si parla di un concorso universitario, ma anche perché si tratta di un concorso riservato a ricercatori.

Scendendo più nel dettaglio, non possiamo non osservare che la commissione ha proceduto a una ripartizione estremamente particolareggiata dei punteggi, che genera a tratti non poche perplessità.

Spiccano i seguenti criteri:

1) Ad ogni singolo lavoro potevano essere associati al più tre punti complessivi. Evidentemente, secondo criteri del genere, la presenza di lavori contenenti risultati fondamentali o di grande impatto, o pubblicati su riviste eccellenti, non viene ad avere un peso molto rilevante.

2) Un peso rilevante dato alla valutazione fortemente quantitativa e burocratica della didattica. Tra le altre cose, la partecipazione a commissioni di esame di profitto poteva valere fino 15 punti, la metà dei punti totali assegnabili alla produzione scientifica.

3) Venti punti dedicati ad attività scientifiche non particolarmente discriminanti (relazioni tenute a convegni, organizzazione della ricerca); quasi quanto i punti assegnabili alle 12 pubblicazioni scientifiche.

Da notare, inoltre, che una singola relazione ad un convegno poteva essere riconosciuta anche con quattro punti, più di quelli per un’intera pubblicazione. Di contro, un importante premio internazionale, poteva valere al più due punti.

I sottoscritti esprimono forte disagio per l’apparire, nell’ambito di un concorso universitario, di una scelta di questo genere, che viene a penalizzare fortemente quello che da sempre è il criterio principe per stabilire l’entrata a far parte dei ranghi della docenza universitaria e cioè la qualità della produzione scientifica. Tali criteri costituiscono un precedente che, se dovesse avere seguito, potrebbe essere potenzialmente molto dannoso.

Riteniamo che il diffondersi di criteri del genere possa in futuro portare a un notevole abbassamento della qualità della ricerca all’interno dell’università, ma anche ad un abbassamento della qualità della didattica, mai disgiunta dalla prima.

Riteniamo inoltre che, valutazioni fortemente schematizzate, possano portare ad una ulteriore accelerazione di quel pericoloso processo di burocratizzazione già in atto nelle università italiane.

Infine, osserviamo che le nostre preoccupazioni non si legano al singolo episodio concorsuale in sé, che non può che avere un impatto nazionale molto limitato, quanto al potenziale effetto dannoso di carattere sistemico connesso alla metodologia di valutazione usata.

Cordiali saluti,

Emilio Acerbi (Univ. Parma), Giovanni Alberti (Univ. Pisa), Luigi Ambrosio (Scuola Normale Superiore, Pisa), Martino Bardi (Univ. Padova), Vieri Benci (Univ. Pisa), Isabeau Birindelli (Sapienza Roma), Lucio Boccardo (Sapienza Roma), Italo Capuzzo Dolcetta (Sapienza Roma), Gianni Dal Maso (SISSA, Trieste), Giuseppe Di Fazio (Univ. Catania), Fausto Ferrari (Univ. Bologna), Alessio Figalli (ETH Zürich), Donato Fortunato (Univ. Bari), Giorgio Fusco (Univ. L’Aquila), Nicola Fusco (Univ. Napoli Federico II), Nicola Garofalo (Univ. Padova), Francesco Maggi (ICTP Trieste), Andrea Malchiodi (Scuola Normale Superiore, Pisa), Carlo Mantegazza (Univ. Napoli Federico II), Pierangelo Marcati (GSSI L’Aquila), Giancarlo Mauceri (Univ. Genova), Giuseppe Mingione (Univ. Parma), Massimiliano Morini (Univ. Parma), Filomena Pacella (Sapienza Roma), Angela Pistoia (Sapienza Roma), Aldo Pratelli (Universität Erlangen-Nürnberg), Patrizia Pucci (Univ. Perugia), Fulvio Ricci (Scuola Normale Superiore, Pisa), Francesco Serra Cassano (Univ. Trento), Gabriella Tarantello (Univ. Tor Vergata), Franco Tomarelli (Politecnico di Milano)


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