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Al lavoro solo laboratori e biblioteche Corsi online per il nuovo semestre

La Fase 2 delle Università italiane è ufficialmente cominciata il 4 maggio e durerà fino al 31 luglio:

22/05/2020
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Corriere della sera

Gianna Fregonara

La Fase 2 delle Università italiane è ufficialmente cominciata il 4 maggio e durerà fino al 31 luglio: i portoni degli Atenei sono dunque aperti ma di fatto si può entrare solo in laboratori e biblioteche, a turni e su prenotazione. Ogni università ha stilato il proprio calendario che generalmente non comprende le lezioni, che sono finite, ma neppure gli esami e la discussione delle tesi di laurea. La didattica resta online non solo in Lombardia dove i rettori avevano fatto sapere da subito di voler rinviare la riapertura delle aule. Ci sono rare eccezioni, come la Sapienza di Roma che da metà giugno dà la possibilità di discutere la tesi in presenza e — se le condizioni di sicurezza lo permetteranno — di fare esami per piccoli gruppi.

Le indicazioni restano molto flessibili: in questo finale di anno accademico a mancare non è la volontà ma gli studenti che sono in gran parte tornati a casa, per ripresentarsi in Ateneo dovrebbero muoversi su treni e bus. Molti fuori sede hanno disdetto stanze e appartamenti per limitare le spese, causando per la prima volta da anni un calo nelle cifre chieste per gli affitti del prossimo anno. Persino gli open day si stanno svolgendo via web. E il primo appuntamento in aula per le matricole sarà l’esame di ingresso a Medicina: il test è previsto per il 3 settembre e se non si troveranno abbastanza spazi per accogliere decine di migliaia di studenti in un solo giorno la prova potrebbe essere scaglionata, come ha spiegato il ministro dell’Università Gaetano Manfredi.

I rettori ieri mattina si sono riuniti in modalità telematica per pianificare la Fase 3 che comincerà a settembre e durerà fino al 31 gennaio: l’indicazione, ha spiegato il presidente della Crui e rettore del Politecnico di Milano Ferruccio Resta, è di tornare all’attività in sede: «Non ci stancheremo mai di sottolineare che l’università è una comunità fatta di menti, di persone e di relazioni». Ma almeno fino al 31 gennaio non si tornerà alla normalità. E gli Atenei si stanno preparando ad una didattica mista o «blended» come la definiscono nei documenti.

Aprire sì, ma senza abbandonare le lezioni a distanza, ha spiegato Guido Saracco, rettore del Politecnico di Torino: per una struttura come la sua che ha il 15% di studenti stranieri e il 45% che vengono da fuori Piemonte, pensare di riavere sicuramente tutti in aula è fantascienza. Dunque bene le lezioni a distanza fino a fine gennaio, ma le grandi università rischiano di fare tutto l’anno prossimo online. Del resto, guardando oltre confine, questa è la scelta annunciata due giorni fa dall’Università di Cambridge.

A Padova due settimane fa sono state approvate le linee guida per la ripresa: i 188 corsi di studio dell’Ateneo saranno in forma mista; per i corsi più numerosi faranno due gruppi per alternare una settimana dal vivo e una da remoto. Spiega il rettore Rosario Rizzuto: «In questo strano semestre siamo riusciti a non rallentare il percorso di studio degli studenti con la didattica online, che per noi è stata un successo. L’anno accademico prossimo torneremo ad essere il luogo dove studenti e professori si incontrano». E infatti per non perdere iscritti anche la Crui raccomanda «di non dimenticare gli studenti fuorisede, né quelli fragili, né tantomeno gli stranieri». «Il nostro sistema universitario deve poter conservare la propria attrattività — spiega Maurizio Tira, rettore dell’Università di Brescia —. Deve poter dire agli studenti stranieri: iscrivetevi, portate a termine le procedure e, se non fosse ancora possibile un’alternativa, iniziate l’anno accademico online».

La vera incognita del prossimo autunno per le università sono le matricole: le stime di queste settimane indicano come possibile la perdita di 35 mila studenti. Nel decreto rilancio il ministro Manfredi ha ottenuto, nel pacchetto da un oltre un miliardo per il comparto delle Università, 200 milioni in più per finanziare borse di studio e riduzioni delle tasse universitarie, che nelle intenzioni del governo potrebbero riguardare la metà degli studenti.


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