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Al concorsone della scuola un commissario vale un euro l’ora

di Gian Antonio Stella

10/04/2016
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Corriere della sera

È peggio tirar su pomodori a due euro l’ora sfruttati dal caporalato agricolo o incassare la metà per valutare gli aspiranti docenti per conto del caporalato ministeriale? Un professore di braccia buone potrebbe avere il dubbio: la paga oraria prevista per i commissari del «concorsone» è di un euro e 5 centesimi l’ora. Lo denuncia, nel numero in uscita domani, la rivista Tuttoscuola . Che ha fatto i conti e scoperto come mai, a venti giorni dalle prime prove scritte, previste il 28 aprile, ci sono difficoltà a trovare i commissari necessari a selezionare tra 165.578 candidati i 63.712 insegnanti delle varie materie da assumere nelle scuole statali nel prossimo triennio. Difficoltà che hanno spinto le autorità di sette Regioni (Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia-Romagna, Lazio, Abruzzo, Sicilia) a riaprire i termini scaduti il 19 marzo entro i quali gli aspiranti commissari avrebbero dovuto farsi avanti.

Un guaio. Spiega la rivista diretta da Giovanni Vinciguerra, infatti, che gli stessi selezionatori, com’è ovvio, devono essere a loro volta selezionati: meno se ne offrono, meno è facile scegliere buoni selezionatori. Col risultato che alcune commissioni potrebbero essere messe insieme senza «scegliere secondo qualità culturali e professionali, accontentandosi di quel che passa il convento». In casi estremi «si potrebbero avere candidati più preparati di chi li esamina»

Conti alla mano, dice Tuttoscuola, per valutare quei 165.578 candidati a insegnare nelle 129 «classi di concorso» (dall’insegnamento dell’arpa a quello del «design del libro», dalle scienze alimentari al «laboratorio di odontotecnica» oltre a matematica, fisica, italiano e così via...) occorreranno circa mille commissioni «suddivise tra 783 commissioni principali e circa 200 sottocommissioni» ognuna delle quali dovrà valutare fino a «500 candidati risultanti presenti alla prova scritta».

Ora, «poiché ogni commissione deve essere composta da un presidente, due docenti commissari e due membri aggregati (per lingua straniera e informatica), serviranno cinque membri effettivi. Ad essi vanno affiancati altrettanti membri supplenti. Servono dunque circa 10 mila commissari, un piccolo esercito di esaminatori: la metà, i membri effettivi, servono subito, fin dal momento della prova scritta».

Un compito, sulla carta, non arduo. I docenti che potrebbero fare i commissari con i requisiti richiesti (anche se su alcune materie specifiche la platea è più ristretta) saranno almeno 650 mila. Se non si fanno avanti, ragiona la rivista, è per tre motivi. Primo, il mancato esonero, per il concorsone, dal lavoro quotidiano: tutto extra in più. Secondo, l’assenza di ogni rimborso spese. Terzo, la retribuzione: 251 euro lordi al presidente e 209,24 euro ai commissari. «Al giorno? No. A settimana? Macché: per tutto il lavoro, in un arco di tempo che va dall’insediamento delle commissioni (aprile) alla pubblicazione delle graduatorie (luglio-agosto per la maggior parte delle commissioni)».

Al compenso base, continua Tuttoscuola, «vanno poi aggiunti 50 centesimi di euro» (mezzo caffè!) «per la correzione di ciascun elaborato e 50 centesimi di euro per ogni candidato esaminato all’orale. Pertanto a ciascun membro di una commissione di 500 candidati (numero massimo), verranno riconosciuti 250 euro lordi per la correzione della prova scritta. Ipotizzando che superi lo scritto il 50% dei candidati, per l’orale verrebbero riconosciuti ulteriori 125 euro lordi». Fatte le somme il presidente di una commissione con 500 candidati da esaminare (poi ci sono quelle con meno candidati e meno soldi) «guadagnerà 651 euro lordi, un commissario ordinario 609 euro lordi».

Ma per quante ore di lavoro? Qui casca l’asino. Come spiega una dettagliatissima tabella, le pratiche burocratiche e il modo in cui sono articolati gli «scritti» (vanno lette e valutate di ogni candidato le risposte di almeno una ventina di righe l’una a otto quesiti) e gli «orali» (35 minuti per una «lezione simulata preceduta dall’illustrazione delle scelte contenutistiche, didattiche e metodologiche compiute» più l’interrogazione di ogni concorrente) fanno presumere un impegno di 576 ore circa. Pari a 1,13 euro l’ora per ogni presidente e 1,05 euro l’ora per ogni commissario.

Come a dire che col compenso di una giornata di lavoro aggiuntivo, ironizza il giornale, «il commissario del concorso tra correzione di prove scritte, valutazione di lezioni simulate all’orale, etc, ci si potrà comprare un biglietto del cinema, con un’altra giornata una pizza margherita, con un’altra pop corn e coca cola».

Un euro e cinque centesimi l’ora. Un quinto di quanto prende all’ora (5,18 euro: meno della tariffa standard di una colf) un commissario alla maturità. La metà, stando ai dati di uno studio Ambrosetti su numeri Flai-Cgil, di quanto guadagnano i «lavoratori agricoli sfruttati dal caporalato che raccolgono i pomodori, le arance e le mele che arrivano sulle nostre tavole».

Tutto ciò la dice lunga, accusa la rivista, «su come talvolta nella Pubblica Amministrazione italiana si pensi di fare le nozze con i fichi secchi». No: gli avanzi dei fichi secchi.