FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3957062
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Ai presidi la scelta di soluzioni caso per caso

Ai presidi la scelta di soluzioni caso per caso

Autonomia e flessibilità. Sono le due parole chiave che il ministero dell’Istruzione ha scelto nelle sue linee guida per il ritorno in classe dopo l’estate.

10/07/2020
Decrease text size Increase text size
Il Sole 24 Ore

Eugenio Bruno

Autonomia e flessibilità. Sono le due parole chiave che il ministero dell’Istruzione ha scelto nelle sue linee guida per il ritorno in classe dopo l’estate. E che, di fatto, si traducono nell’affidare ai dirigenti scolastici il compito di scegliere la soluzione più adatta per una riapertura in sicurezza a partire dal 1° settembre, per le attività di recupero destinate agli alunni promossi quest’anno con una o più insufficienze, e poi dal 14 dello stesso mese, per l’avvio vero e proprio delle lezioni. Una volta saputo che la distanza deve essere di un metro tra le bocche degli alunni (e non tra i banchi) ogni preside - interrogando il «cruscotto informativo» messo a punto da viale Trastevere - deve calcolare come fare a rispettarlo e trovare, insieme all’ente locale proprietario dello stabile e all’ufficio scolastico regionale (Usr) le eventuali alternative. Risultato: la ricaduta finale della riorganizzazione può essere diversa da istituto a istituto e, addirittura, da classe a classe.

Gli strumenti a disposizione

Il Piano Scuola 2020/21, che è stato approvato venerdì scorso in Conferenza unificata, indica sei opzioni principali a disposizione dei dirigenti scolastici: una «riconfigurazione del gruppo classe in più gruppi di apprendimento»; l’articolazione «modulare di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso»; una «frequenza scolastica in turni differenziati, anche variando l’applicazione delle soluzioni in relazione alle fasce di età degli alunni e degli studenti nei diversi gradi scolastici»; l’aggregazione «delle discipline in aree e ambiti disciplinari, ove non già previsto dalle recenti innovazioni ordinamentali»; una diversa «modulazione settimanale del tempo scuola, su delibera degli Organi collegiali» (al posto dell’apertura di sabato citata nelle prime bozze, ndr); solo alle superiori, «una fruizione per gli studenti, opportunamente pianificata, di attività didattica in presenza e, in via complementare, didattica digitale integrata, ove le condizioni di contesto la rendano opzione preferibile ovvero le opportunità tecnologiche, l’età e le competenze degli studenti lo consentano». Più un altro paio di suggerimenti fatti e finiti, come la riorganizzazione degli ingressi e delle uscite in maniera scaglionata per non appesantire il trasporto pubblico nelle ore di punta del mattino e del pomeriggio e la riduzione dei moduli orari al di sotto dei 60 minuti, così da avere margini maggiori quando si tratterà di mettere a punto il calendario delle lezioni.

Gli spazi esterni

Rinviando agli altri articoli in pagina per alcuni approfondimenti di dettaglio in questa sede ci limitiamo a sottolineare come il primo compito in capo ai dirigenti scolastici sia dunque quello di capire se gli spazi a disposizione, opportunamente riorganizzati, sono sufficienti per riaprire a settembre con tutti gli studenti in classe. Procedendo ove possibile a ritinteggiar e, suddividere, adeguare le aule oppure riconvertire altri luoghi alla didattica. Sia quelli interni, sfruttando ad esempio la palestra o l’aula magna, che quelli esterni, ricorrendo almeno all’inizio a gazebo o tensostrutture nei cortili (ma niente plexiglas tra un alunno e l’altro, si è raccomandata la ministra Lucia Azzolina, dopo i fraintendimenti e le fughe di notizie delle settimane scorse). In caso di mancanza di spazio ci si può fare aiutare dal Comune (o dal municipio nelle città più grandi) e dalle associazioni di volontariato e organizzare le attività didattiche complementari in «parchi, teatri, biblioteche, archivi,cinema, musei», per restare alle linee guida ministeriali. Oltre ai 3mila istituti chiusi per il demansionamento avviato dal 2008 in avanti citati a voce dalla titolare dell’Istruzione.

Nella ricerca della soluzione più adatta i presidi non sono da soli. Il Piano Scuola 2020/21 assegna, ad esempio, alle Conferenze di servizi guidata dalla Provincia o dal Comune competente il compito di raccogliere le istanze delle scuole su arredi, spazi ed edilizia e trovare una soluzione al problema. Sotto il controllo e la vigilanza dei tavoli regionali attivati presso gli Usr. Sulla falsariga di quanto già avvenuto per la maturità in presenza. Sperando, vista dall’ottica delle famiglie, che il risultato sia lo stesso.


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33
Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL