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Afam, 2 diversi livelli di conservatori. Un super presidente per le accademie

La ministra Giannini in audizione al Senato ha anticipato le misure che verranno prese per riorganizzare il sistema dell'Alta formazione artistica e musicale: preparazione in due fasi,come in Francia, e presidenti di accademia dotati di forti poteri

05/04/2016
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Corriere della sera

Valentina Santarpia

Sessanto miliardi di fatturato annuo, un milione e mezzo di dipendenti, il 5% di volume sul Prodotto interno lordo, 87 mila studenti, cresciuti negli ultimi dieci anni del 23%, 6871 docenti e 1957 tecnici e amministrativi: l'Alta formazione artistica e musicale rappresenta un pezzo importante del patrimonio italiano, con dei nodi critici che il governo, forte della delega della 108, sta finalmente sciogliendo. Riforma della struttura territoriale, potenziamento dell'autonomia e del governo delle istituzioni, un nuovo sistema di reclutamento dei docenti e il rifinanziamento: questi sono i punti chiave individuati dalla ministra Stefania Giannini, che ne ha parlato nel corso di un'audizione al Senato giovedì scorso. Anche se il sistema è stato rifinanziato, passando da circa 25 milioni a 45, di cui 15 milioni per l'acquisto di strumenti musicale a favore degli studenti sia dei conservatori che degli ex pareggiati, il cammino per trasformare l'Afam in Alta formazione a tutti gli effetti è ancora lungo. A partire dalla quota premiale, che valorizzerà le accademie proprio come gli atenei in base al merito, e che è solo agli inizi. A partire da strutture e attrezzature fatiscenti. Il capitolo che rimane in maggiore sofferenza? «È quello dell'edilizia del comparto Afam: abbiamo assegnato oltre 4 milioni per il 2015, ma le richieste sono tre volte più ampie», sottolinea la ministra.

Il modello francese

Quello a cui guarda Giannini è il modello francese, diviso in due step. Un primo grado di preparazione degli studi musicali, quello dei conservatori municipali, è molto ramificato sul territorio nazionale: sono istituzioni pubbliche, ma finanziate dagli enti locali, dove si studia musica a tutti i livelli con docenti preparati con concorsi previsti dalle istituzioni stesse. Non esistono però selezioni per l'accesso, e gli studenti vengono divisi in classi in base alla loro preparazione. Gli studenti più bravi accedono al secondo livello, ovvero ai conservatori regionali, e solo all'interno di questo gruppo si trovano quelli che proseguiranno gli studi, ovvero quelli più dotati e inclini agli studi musicali, che avranno l'accesso al concorso nazionale, per arrivare ad uno dei Conservatori superiori nazionali.

Il flauto alle medie? Superato

Nel caso italiano, abbiamo 138 istituzioni Afam di cui 81 statali e 57 non statali, 73 istituti di studi superiori musicali che si suddividono in conservatori e istituti pareggiati (55 e 19, esattamente). Di questi 73, 37 sono al Nord, 14 al Centro, 19 al Sud e 7 nelle Isole. Attualmente il 70% degli studenti è iscritto ai corsi di diploma accademico di I e II livello, il restante nella fascia preaccademica. Il sistema italiano dunque dal punto di vista della distribuzione è una via di mezzo tra il conservatorio municipale e quello regionale. Secondo Giannini, bisognerebbe anche da noi distinguere la formazione preaccademica da quella propriamente accademica, cosa che imporrebbe una riorganizzazione dei curricula degli studenti, e prevedere un sistema a rete tra la formazione primaria e secondaria della scuola, e il mondo degli istituti musicali, che si occuperebbero principalmente o esclusivamente della formazione musicale. I vantaggi sarebbero evidenti: «Si potrebbe combattere l'analfabetismo musicale, diffondendo l'esercizio pratico dello strumento: il flauto dolce per le scuole medie è stata una soluzione facile ma non del tutto efficace per formare lo sviluppo delle capacità musicali dei ragazzi», ricorda Giannini. Staccare il preaccademico dall'accademico «significherebbe diffondere competenze musicali, sia strumentali che di conoscenze generali, dall'età scolare, salvo poi specializzare e indirizzare alla seconda fase quei ragazzi che mostrano inclinazione e talento per la musica come studio di specializzazione, non solo come laurea magistrale ma anche come dottorato di ricerca». Ovviamente perché questo possa avvenire si dovrebbero creare degli istituti di formazione superiore fondati anche su aggregazione territoriale, ad esempio regionale, a cui sarebbe dedicata la missione della formazione accademica.

35 milioni per equiparare gli istituti

Un altro aspetto che va affrontato, per la riorganizzazione della formazione musicale, è la regolarizzazione del rapporto orizzontale, e cioè la simmetria tra istituti pareggiati, che restano legati a finanziamenti locali e quindi soffrono di questa condizione. «Il primo intervento deve riguardare la creazione di una paritetica condizione giuridica, amministrativa e finanziaria»: una misura che costerebbe 35 milioni di euro, «un bilancio sostenibile purché ci sia un intervento del ministero dell'Economia», sottraendolo quindi alla incertezza dei fondi degli enti locali.

Studenti da tutto il mondo

Significativo e interessante e senz'altro spia di un indicatore di attrattività è la presenza dei ragazzi stranieri negli istituti italiani, il 12% (contro il 3% degli stranieri negli atenei) con una grande fetta di cinesi. Le istituzioni più attrattive sono nel Nord-ovest, Lombardia e Piemonte, Milano e Torino su tutte, e Centro Italia (Toscana, Lazio e UMbria). Il panorama quindi è di un sistema in crescita, con un potenziale di attrazione elevato, con sofferenze però che hanno una ricaduta evidente sulle potenzialità ancora inespresse.

Più poteri ai presidenti

L'autonomia e la governance di queste istituzioni sono un altro dei temi critici: il modello attuale «non consente scelte legate alla missione della singola istituzione, mentre in campo artistico questa dovrebbe essere una condizione importante, e la diarchia che si è creata tra presidenti e direttori ha creato un blocco di decisioni importanti», ricorda Giannini. Secondo il ministro bisognerebbe dare agli istituti Afam maggiore autonomia e maggiore responsabilità, sul modello universitario: «Questo significa ad esempio passare a una presidenza che possa essere eletta dal corpo accademico, con un mandato unico (5 anni): potrebbe trattarsi anche di personalità interna, purché dotata di esperienza professionale adeguata». Ma soprattutto quello che conta «è l'attribuzione della rappresentanza legale dell'ente al presidente, del ruolo del consiglio di amministrazione e direttivo e potere disciplinare nei confronti del personale docente e amministrativo». Con questi «super-poteri» un presidente potrebbe davvero valorizzare la missione del proprio istituto.

I docenti

La legge 508 seppur attribuendo sulla carta autonomia totale ad accademie e istituti musicali superiori, «in realtà negli ultimi 17 anni non ha garantito né un ringiovanimento del comparto dei docenti né la qualità dei docenti», nota Giannini. Anche se i numeri sono più piccoli di quelli della scuola (si parla di circa seicento docenti precari, tra le graduatorie ad esaurimento e quelle create ad hoc ), l'obiettivo è quello di tornare al concorso anche per reclutare il personale della formazione musicale. Complessivamente si parla di 600 precari, a fronte di 479 assunti negli ultimi tre anni, mentre 376 sono quelle degli Ata. Attualmente i posti in organico sono 6871 per il personale docente, e 1957 per gli Ata.


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