FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3946396
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Abilitati ma da anni senza posto: parte class action dei professori universitari

Abilitati ma da anni senza posto: parte class action dei professori universitari

Sono già più di mille i ricercatori e i docenti pronti al ricorso al Tar: rischiano di dover fare una nuova certificazione perché quella conseguita per titoli è in scadenza

01/03/2018
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

Ilaria Venturi

Abilitati, ma esclusi dalle università. E' l'esercito delle migliaia di docenti e ricercatori che hanno ottenuto l'abilitazione scientifica nazionale ma che non sono ancora stati chiamati dagli Atenei. E che ora rischiano di dover rifare la prova perché la "certificazione", conseguita attraverso un esame per titoli davanti a una commissione, è in scadenza. Dopo sei anni, infatti, non vale più, diventa carta straccia. Di qui la rabbia e la preoccupazione degli universitari pronti ora al ricorso al Tar. In poche settimane il Cipur, coordinamento dei professori di ruolo, ha raccolto 1.070 adesioni per l'azione legale. Si prefigura una vera e propria class action degli accademici con la quale dovrà fare i conti il ministero e il mondo della politica dopo le elezioni.

· LA PROTESTA
"Un assurdo, l'abilitazione non può scadere", la protesta che monta tra gli abilitati, circa 50 mila ad oggi. Quelli più coinvolti sono quelli che hanno conseguito l'abilitazione nelle prime tornate del 2012: su 7.149 abilitati per la prima fascia, risultano al Cipur (e i numeri sono per difetto) non chiamati dagli atenei in 3.512, mentre sui 14.779 abilitati per la seconda fascia i non chiamati sarebbero 2.122. Tutti potenziali interessati al ricorso.
La presidente del Cipur, Rosa Daniela Grembiale, parla di "apartheid" all'interno del personale universitario: stesso lavoro, ma canali per la progressione di carriera discriminanti. Tre sono i ricorsi pronti a partire a marzo: i primi due, che hanno già raccolto 916 adesioni, riguardano i docenti associati e i ricercatori a tempo indeterminato (vecchia figura pre Gelmini) abilitati: perché per loro scade l'abilitazione, mentre questo non accade per i ricercatori di "tipo B" introdotti dalla legge Gelmini, domanda il Cipur? Sullo sfondo il fatto che tutte le abilitazioni professionali, come quelle degli insegnanti di scuola, non prevedono una scadenza. "Noi chiediamo che sia così anche per gli universitari", insiste il Cipur e non solo.

· LE PETIZIONI ONLINE 
Tante le petizioni online, come quella partita dal politecnico di Bari in cui si chiede, tra l'altro, di istituire una graduatoria nazionale degli abilitati alla quale le università possono attingere secondo le loro necessità. Il dibattito è acceso nei social. C'è anche una pagina Facebook dedicata.
Il Cipur promuove infine un terzo ricorso, che ha raccolto per ora 151 adesioni, per chiedere la stabilizzazione dei ricercatori di "tipo A", quelli che scadono dopo 3 anni rinnovabili di 2, in nome della legge Madia che prevede assunzioni a tempo indeterminato dopo 36 mesi di contratti a termine. "Per i centri di ricerca questa legge è stata applicata, noi chiediamo che lo sia anche per i ricercatori precari nelle università", spiega Rosa Daniela Grembiale. "Non possiamo formare professionalità e poi perderle".

· LA MANCANZA DI FONDI
Il nodo degli abilitati sta nel numero esiguo di concorsi rispetto alle necessità, in un processo di reclutamento che procede col contagocce per mancanza di fondi. Non è automatico il passaggio dall'abilitazione, necessaria, alla chiamata per concorso da parte degli atenei. Ma l'effetto che si è creato è un numero spropositato di abilitati rispetto ai posti banditi per progredire di carriera (da ricercatore a associato a ordinario). Un meccanismo che mostra ora i suoi limiti. Al 31 luglio 2015 erano stati banditi appena 1.326 concorsi per ordinari e associati su 22.717 abilitati (meno di sei concorsi ogni cento abilitati). A ricordarlo è una petizione, che alcuni mesi fa ha raccolto in poco tempo 400 firme, promossa dal professor Francesco Mancuso dell'università di Salerno, in cui si chiedeva (ma nessuna risposta è arrivata) alla ministra Valeria Fedeli di "voler prolungare la validità delle abilitazioni degli anni 2012 e 2013, evitando così di colpire ulteriormente quella 'generazione di mezzo' di docenti e ricercatori, già peraltro duramente provata da anni di blocco degli scatti di carriera", e lo stanziamento di fondi straordinari per le chiamate in ruolo anche per il 2018-19. "L'abilitazione in sé non è una assicurazione di avanzamento di carriera, ma al momento è l'unica strada" osserva il docente. Quindi, ingiusto farla scadere. La sua situazione è quella di tanti. "La mia abilitazione scadrà nel 2020,ma nel mio dipartimento dal 2012 ad oggi sono stati chiamati appena tre colleghi: non ce la farò. Mi iscriverò a quella nuova". L'ultima chiamata per la tornata 2016 è il 6 aprile. Poi chissà. Certo è che si prevedono una marea di domande.
 


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33
Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL