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«A scuola sui pullman privati»: accordo con le regioni vicino

Conferenza unificata sul Tpl. Per il trasporto pubblico il Mit propone la capienza all’80%. Chieste dalle regioni risorse aggiuntive per noleggiare bus turistici

29/08/2020
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il manifesto

Adriana Pollice

Almeno una certezza è stata raggiunta ieri: il protocollo dell’Iss per la gestione di focolai e contagi a scuola è stato sottoscritto dalla Conferenza delle regioni, Anci e Upi (Unione delle province italiane). Persino sull’unica cosa che è chiara a tutti ha trovato da ridire il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi: «Le profonde incertezze sulla riapertura delle scuole a settembre ancora non vedono una risposta precisa alla domanda centrale: che cosa avverrà negli istituti in presenza di contagi?». La risposta è nelle linee guida pubblicate il 21 agosto e sottoscritte ieri.

GLI ENTI LOCALI hanno insistito su una raccomandazione: ogni scuola definisca come attivare la didattica a distanza in caso di focolaio. Segno che la dad viene considerata come la soluzione ai problemi irrisolti. «Ribadiamo che potrà essere utilizzata come estrema soluzione – ha spiegato il presidente dell’Upi, Michele de Pascale – perché la carenza di connessione nelle scuole, famiglie senza tablet o wifi potrebbero portare a un divario inaccettabile tra studenti». Per poi specificare: «Rispetto ai 70 milioni previsti per le aule aggiuntive, le quasi 2mila richieste di province, città metropolitane e comuni hanno evidenziato un fabbisogno attorno ai 300 milioni». «Se apriamo le economie, abbiamo bisogno di aprire le scuole» ha commentato ieri Hans Kluge, direttore Oms Europa, annunciando la videoconferenza di lunedì prossimo con 53 paesi sul tema del ritorno tra i banchi. Appuntamento organizzato su iniziativa del ministro della Salute, Roberto Speranza. L’obiettivo è la stesura di un documento di sintesi con indicazioni operative.

IL TRASPORTO è il tema pressante da affrontare, lunedì ci sarà la Conferenza unificata. «Auspico un documento unitario, come fatto per la gestione dei focolai, che garantirà gli stessi criteri di sicurezza nel trasporto, evitando frammentazioni e disomogeneità» il commento del ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia. Il Cts si è spinto fino ad autorizzare una capienza del 75%, ma le regioni chiedono l’80. In Lombardia, ad esempio, pur arrivando all’80% resterebbero a piedi circa 77mila studenti. L’Asstra, l’associazione delle aziende di Tpl, spiega: «Per soddisfare una domanda attesa di mobilità pari all’85% rispetto al pre-Covid, sarebbe necessario un incremento del 70% in urbano e 42% in extraurbano. Un fabbisogno che nelle ore di punta richiederebbe circa 19.400 bus aggiuntivi e 31mila conducenti, per un costo complessivo di 1,6 miliardi».

Dal Mit assicurano che l’accordo è a un passo: oggi arriveranno le osservazioni di regioni, Anci e Upi al documento del ministero. Nel testo il coefficiente proposto è l’80%, considerata la limitata permanenza a bordo e adeguate misure di contenimento (mascherina, sanificazione, ricambio d’aria). Le Regioni chiedono che le misure siano valide anche per il trasporto su ferro e domandano anche ulteriori risorse per finanziare i servizi aggiuntivi necessari, pari al restante 20%. Ad esempio con il noleggio di pullman turistici o un ulteriore finanziamento alle aziende in grado di mettere in servizio altri mezzi. Il governatore campano De Luca ieri ha spiegato: «La proposta al governo è autorizzare a fare anche accordi con il privato, attribuendo le risorse economiche conseguenti».

LA FOTO DEL GIORNO, ieri, è stata quella della consegna dei banchi nuovi ad Alzano Lombardo, Codogno e Nembro. Il commissario straordinario Domenico Arcuri, in accordo con il governo, ha dirottato le prime forniture in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, l’area più colpita dal Covid. L’esercito ha effettuato la consegna di 799 banchi monoposto tradizionali e 342 sedie, cioè il totale del fabbisogno chiesto. Lunedì si prosegue con la provincia di Bolzano, Bergamo, Brescia, Piacenza e Treviso. Nel Mezzogiorno, dove le scuole hanno sofferto per decenni il definanziamento, c’è carenza di arredi. In Veneto sono stati chiesti il 15% dei banchi rispetto al totale degli studenti, in Emilia Romagna il 16%. In Campania il 61, in Sicilia il 69 e si domandano quando arriveranno.

I TEST SUL PERSONALE scolastico altra incognita: gli over 55 sono circa il 45%, gli ultra 62enni 171mila, e si stanno dimostrando riluttanti a fare gli esami sierologici, gratuiti ma affidati all’iniziativa dei singoli. «Quando non c’è la volontà ci si attacca anche a piccole criticità organizzative» la replica di Giacomo Caudo (presidente della Federazione medici di famiglia) alle critiche del personale scolastico. In molti hanno lamentato la scarsa disponibilità dei sanitari e la mancanza di kit.

IL CTS AVREBBE PREFERITO rendere il test obbligatorio. Da una settimana si moltiplicano gli appelli: «Si tratta di un’operazione di civiltà collettiva» ha commentato il presidente dell’Associazione nazionale dei presidi, Antonello Giannelli. «Siamo in ritardo su tutto, anche sui test – la posizione della segretaria nazionale della Flc Cgil, Francesca Ruocco -. Ci sono 1,1 milioni di persone che devono fare il sierologico». Ma Lena Gissi, segretaria nazionale della Cisl scuola, accusa: «Polemiche pretestuose. Alcuni dottori non hanno ricevuto dal ministero le indicazioni e le garanzie necessarie. Hanno valutato i costi di smaltimento dei kit e pensato alla necessità di attrezzarsi per trovarsi dei sostituti in caso di contagio e per questo non si sono resi disponibili. Poi, in caso di positività, ci sono le lunghe liste d’attesa per fare il tampone, soprattutto in Lombardia».


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