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Scuola, il taglio ai fondi negli istituti bolognesi è di tre milioni e mezzo

E' arrivata la sforbiciata dal ministero sulle risorse che servono per corsi, laboratori e attività extra. I presidi: "Indecente". La Flc-Cgil ha proclamato lo sciopero di insegnanti e bidelli: per un mese, da venerdì, niente più attività aggiuntive. E nei licei i progetti non obbligatori saranno pagati dai genitori

20/02/2014
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la Repubblica

Ilaria Venturi

A conti fatti sono quasi tre milioni e mezzo in meno. È il taglio subito dagli istituti di Bologna e provincia, dalle elementari alle superiori, sui fondi statali che servono a fare scuola oltre alle lezioni. Soldi che servono pagare laboratori, corsi di recupero, attività pomeridiane e che vanno agli insegnanti per tutte quelle funzioni aggiuntive, ma necessarie: dal coordinamento dei consigli di classe (chi tiene i rapporti con i genitori quando c’è un problema?) all’orientamento (chi organizza gli open day che servono alle famiglie per decidere dove iscrivere i propri figli?). Sino ai progetti per gli studenti in difficoltà. Il taglio è del 53% a livello nazionale, così come a Bologna. Dove già serpeggia la rivolta. Assemblee sindacali ovunque, documenti che girano. E uno sciopero, proclamato dalla Flc-Cgil: per un mese, dal 21 febbraio al 22 marzo, bidelli e docenti si rifiuteranno di fare tutte quelle attività aggiuntive che ora il ministero all’Istruzione non paga più, se non una miseria.

I fondi che da Roma arrivano alle scuole stanno in un’unica sigla, il Mof (miglioramento offerta formativa). Dentro, è stato tagliato un po’ tutto. In particolare sono stati dimezzati il Fondo di istituto, che per le scuole di Bologna l’anno scorso è stato di 6,408 milioni di euro, e il fondo per le funzioni strumentali (era di 831mila euro). Anche i bidelli sono stati duramente colpiti nel pagamento delle attività aggiuntive. Inoltre, denuncia il sindacato, il ministero dell’Economia rivuole indietro, da 230 collaboratori scolastici bolognesi (che hanno conseguito la posizione economica dal 2011), 44mila euro pagati da settembre 2013 ad oggi per lavori straordinari. «Ora il ministero dice che non dovevano avere questi soldi, daremo battaglia», annuncia Francesca Ruocco, segretaria provinciale Flc-Cgil. «A settembre, se non ci sarà una inversione di rotta avremo il serio problema della gestione delle scuole, la situazione è drammatica se si pensa che sono tagli che si aggiungo a quelli già attuati l’anno scorso».

Nelle scuole c’è preoccupazione. E gli effetti già si sentono. Al Copernico il consiglio di istituto ha deliberato che i trenta progetti non obbligatori offerti dal liceo (per esempio, i corsi per le certificazioni linguistiche, di informatica e di preparazione ai test di accesso a Medicina, le olimpiadi di matematica, i cineforum, il teatro) saranno pagati con i contributi dei genitori. E la maggior parte delle superiori sta andando in questa direzione. Alle elementari e medie di Saragozza (Ic 8), il fondo di istituto è passato da 73.400 a 32.500. «Un taglio impressionante », commenta il preside Stefano Mari. «Indecente», rincara Filomena Massaro, preside dell’Ic 12, ovvero una scuola media, due dell’infanzia e due elementari al Savena: 1.200 alunni in tutto e un fondo di istituto ridotto in due anni da 70 a 23 mila euro.

Gli insegnanti che prima prendevano circa 1.500 euro lordi all’anno per le attività aggiuntive (le cosiddette funzioni strumentali) ora ne prenderanno 500. «Siamo arrabbiati anche se non riusciamo

a dimostrarlo, a far capire quanto la scuola sta perdendo», commenta Maria Rosario De Marco, insegnante. «Ormai andiamo avanti per senso del dovere e buona volontà, perché i ragazzi e i bambini vengono per primi. Ma non si può continuare così».

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