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Resto del Carlino-Bologna-Mancano gli insegnanti, a settembre lezioni a rischio

SCUOLA Allarme della Cisl dopo i tagli della ‘finanziaria’

18/03/2006
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Il Resto del Carlino

«E’ sempre peggio». Tabelle alla mano, Patrizia Prati, segretario provinciale della Cisl scuola, non trova altre parole per spiegare lo stato non proprio florido in cui verseranno le nostre scuole a settembre. A causa di una legge finanziaria restrittiva. Un caso su tutti: il prossimo anno alle superiori arriveranno 1.278 ragazzi in più. Un’ondata cui l’Ufficio scolastico regionale risponde con appena quattro professori in più, arrivando a metterne in cattedra 2.300. «Una follia», chiosa Prati, che già immagina il da farsi: accorpare classi o peggio ancora stiparle di ragazzi, sfondando così il tetto dei 25 alunni. Una situazione difficile cui il Centro servizi amministrativi (l’ex Provveditorato agli studi) sta mettendo mano, avendo tempo fino all’8 aprile per chiudere la partita degli organici di diritto (ciò di cui le scuole hanno bisogno in teoria per funzionare) alle superiori.
Non sta meglio la materna, che con circa 300 bambini in più («ma per noi saranno circa 600», precisa Prati), rispetto agli attuali 11.319, avrà solo 893 maestri. Tanti quanti sono oggi in servizio. E «invece ne occorrerebbero una settantina da assegnare alle sezioni nuove (24) e a quelle part time (26), che così diventerebbero full time».
Nel ‘cassetto’, l’Ufficio scolastico regionale ha ancora 41 insegnanti. «Sembra che a Bologna ne arriveranno solo 8», ammette la sindacalista.
Quanto alla scuola media, qui l’aumento di studenti è minimo: 21 (20.431 quelli ora sui banchi). La conferma dell’organico attuale, 1.755 docenti, a prima vista, parrebbe non creare grossi problemi. «Il fatto è — rivela Prati — che il Csa, per motivi organizzativi, ci ha detto che avrebbe bisogno di formare undici classi in più, ma senza insegnanti ...».
A complicare la vita c’è anche la circolare dell’Ufficio scolastico in cui il direttore generale, Lucrezia Stellacci, a causa dei pochi soldi disponibili, invitava i presidi ad avere la ‘mano leggera’ nel nominare i supplenti. Soprattutto in caso di assenze dei titolari inferiori ai 5 giorni alle elementari e 15 alle medie e alle superiori. Una circolare dolorosa di cui Cgil, Cisl e Uil chiedono il ritiro perché costringe i dirigenti, che non possono lasciare soli i ragazzi, a smembrare le classi, a utilizzare le ore di compresenza o a fare entrare o uscire gli alunni in orari diversi.
Per il dirigente del Csa, Paolo Marcheselli (nella foto), «la situazione non può che preoccupare. Da alcuni giorni i nostri telefoni sono bollenti». Pur auspicando che «le attuali difficoltà siano presto considerate positivamente», Marcheselli non manca di far di conto. Nel 2005, per le supplenze, lo Stato ha speso 12.600.000 euro. Con una media mensile di 1.400.000 euro. Cifre importanti che non mancano di far riflettere. «Il vero problema è che una riduzione delle risorse finanziarie e umane, con i modelli organizzativi invariati, si gestirebbe a fatica».
Tanto è vero, gli fa eco Domenico Altamura, presidente della giunta dei presidi (che si riunirà domani), che i fondi arrivati per i primi mesi del 2006 (3.443.000 euro) «sono già andati esauriti». Meglio sarebbe, propone Altamura, che con i 12 milioni spesi nel 2005 lo Stato avesse assunto docenti (circa 400) da distribuire tra le varie scuola. Che, a loro volta, li potrebbero impiegare in caso di emergenza.
«Questo provvedimento — osserva l’assessore provinciale alla scuola, Paolo Rebaudengo — suona beffardo per l’autonomia della scuola. E reca un ulteriore colpo alla scuola pubblica».
Federica Gieri