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Repubblica/Roma: Armadietti, pc, carta igienica così la famiglia finanzia la scuola

Il ministero taglia, gli istituti ricorrono al fai-da-te

06/04/2006
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la Repubblica

Risorse private per coprire i costi fissi. E il necessario si porta da casa
I contributi anche da banche, associazioni e persino commercianti
BEATRICE RUTILONI

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Scuole pubbliche con la retta. Non è un obbligo, ma il "contributo" in denaro delle famiglie è sempre più necessario e cospicuo. E non solo per coprire le spese "opzionali": molte volte le famiglie pagano direttamente i costi fissi delle scuole. Compresa la carta igienica che spesso si è costretti a portare da casa.
A Roma la situazione è al collasso: il novanta per cento delle scuole di ogni ordine e grado si finanzia privatamente, cioè grazie all´iniziativa dei nuclei familiari, ma anche di associazioni varie, banche e istituti. Persino i commercianti stanno cominciando a sponsorizzare iniziative scolastiche.
I soldi che arrivano dal Ministero non bastano a coprire le spese degli istituti, inferiori e superiori, e da cinque anni in qua sono sempre di meno. Alla "De Filippo", una scuola primaria nella periferia estrema della Tiburtina, la preside Margherita Valenti ha un gran da fare per andare in cerca di negozi o di associazioni che abbiano voglia di sostenere il torneo di calcio o la biblioteca scolastica. L´anno in corso ha visto ulteriormente peggiorare le cose e i versamenti "volontari" richiesti alle famiglie sono aumentati di importo.
Al liceo scientifico Newton si è passati da 50 a 70 euro per studente, l´istituto superiore Urbani chiede oggi 100 euro invece dei 30 di quattro anni fa e alla primaria Iqbal Masih i due quinti delle entrate provengono dalle famiglie.
«Come associazione nazionale dei presidi abbiamo inviato una lettera al ministro - dice Mario Rusconi, che è preside del liceo Newton e portavoce dell´Anp - la maggior parte degli introiti delle scuole arriva ormai da fonti private e dagli enti locali, visto che il ministero ha ridotto il finanziamento del 65 per cento negli ultimi cinque anni». E quest´anno, a conti fatti, sembra essere stato uno dei peggiori: «A chi è andata bene sono arrivati il 35,8 per cento dei soldi del 2001 - continua Rusconi - ma c´è anche chi ha preso solo il 25,6 per cento».
Così, la scuola pubblica diventa un "fai da te": si ricorre al buon cuore delle famiglie per corredare la scuola di armadietti, o a quello delle banche per rinnovare il parco informatico: «Sempre che non scelgano invece di destinare i personal computer ai paesi del terzo mondo - spiega la preside del terzo circolo didattico, Margherita Valenti - il ministero ha suggerito la buona regola di destinare i pc vecchi ai paesi poveri: così sempre più spesso non li riusciamo neppure ad avere di seconda mano».
E meno male che c´è il Comune che paga le bollette del telefono, sempre più ingenti a causa dei cellulari: «Per rintracciare un supplente oggi tocca fare anche cinquanta telefonate sui portatili - continua la Valenti - per non parlare dei telegrammi, che siamo obbligati a inviare: così arrivano conti proibitivi». E il sistema scolastico rischia il crac.


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