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Repubblica-Bologna-"Una scuola aperta e solidale"

Pagina III - Bologna Bilancio di fine anno del dirigente Csa: a Bologna 2124 alunni disabili e 8905 stranieri "Una scuola aperta e solidale" L'appello di Marcheselli a istituzioni ...

31/12/2004
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la Repubblica

Pagina III - Bologna
Bilancio di fine anno del dirigente Csa: a Bologna 2124 alunni disabili e 8905 stranieri
"Una scuola aperta e solidale"
L'appello di Marcheselli a istituzioni e intellettuali
ILARIA VENTURI


UNA scuola che soffre nell'integrazione di ragazzi disabili e stranieri. Una scuola che ha rapporti sempre più difficili con le famiglie. Insegnanti sempre più precari e non sempre preparati a gestire le relazioni con gli studenti. Nell'ultimo giorno dell'anno Paolo Marcheselli, dirigente del Csa, scrive una lunga lettera aperta alla scuola bolognese. Una riflessione lucida, senza sconti, che va dritto al cuore dei problemi. Un grido alla città per chiedere un dibattito pubblico e un confronto istituzionale per favorire "il percorso scolastico dei nostri giovani e assicurare alla scuola il necessario sostegno". Marcheselli parte dai numeri: 2124 studenti disabili e 8905 studenti di etnie diverse. Nonostante "la tradizione di apertura e accoglienza ? scrive Marcheselli - la nostra scuola soffre di qualche difficoltà nel gestire l'aumento di queste complessità, che stanno in relazione anche alla scelta irrinunciabile di non escludere nessuno e dalla presenza di numerosi docenti precari che non assicurano continuità". E' su queste difficoltà che Marcheselli invita al confronto, anche fra pedagogisti, sociologi, psicologi e neuropsichiatri, oltre che servizi istituzionali e sociali. Soffermandosi anche su un altro problema: "Nel rapporto figlio-genitori-scuola, oggi, si può intravedere il rischio di deleghe eccessive, in ambito educativo, atteggiamenti iperprotezionistici, reciproche situazioni di autoreferenzialità". E ancora: "Una minore capacità di assoggettarsi alle regole e di accettare gli insuccessi rendono a molti ragazzi più difficile il rapporto con la scuola creando fasce di alunni in difficoltà scolastica assai più ampie di quanto erano le fasce di rischio sociale". Da una parte i docenti, che per Marcheselli hanno bisogno di più formazione, dall'altra i genitori a cui va assicurato "analogo sostegno". Infine, le relazioni tra insegnanti e alunni. Per Marcheselli "le difficoltà relazionali di alcuni bambini dipendono anche dalla capacità dei docenti di adottare strategie educative adeguate". Nella lettera il dirigente del Csa cita il caso di una scuola della provincia laddove, scrive, "un bambino con qualche difficoltà di comportamento ha suscitato una dura (ingiusta e inopportuna) reazione dei genitori che hanno deciso di sospendere la frequenza dei loro figli, fino a "costringere" la famiglia a trasferirlo. Così la situazione di difficoltà relazionale è stata solo spostata altrove". "Apriamo su tutto questo un dibattito" è l'invito di Marcheselli.


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