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Mess.Veneto-Scuola, il tempo pieno è un servizio alle famiglie

Posizioni critiche nei confronti della riforma Moratti. La protesta degli amministratori per i costi scaricati sui Comuni Scuola, il tempo pieno è un servizio alle famiglie Genitori ...

14/12/2003
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MessaggeroVeneto

Posizioni critiche nei confronti della riforma Moratti. La protesta degli amministratori per i costi scaricati sui Comuni
Scuola, il tempo pieno è un servizio alle famiglie
Genitori e studenti messi in guardia del rischio di perdere "un diritto acquisito"


Tra le riforme proposte dai ragazzi di Don Milani a Barbiana nella mitica "Lettera a una professoressa" c'era il "pieno tempo a scuola": 40 anni dopo si rischia il "tempo stretto" alle elementari e medie di primo grado da settembre con la riforma Moratti.
Meglio capire come stanno le cose, meglio organizzarsi come avrebbe detto il prete di Vicchio e lo fanno i Democratici di sinistra di Pordenone nel primo di una trilogia di incontri a tema nell'ex convento di San Francesco per parlare di scuola con alfabeti possibilmente non consunti da slogan, spot e tonnellate di luoghi comuni.
L'opposizione al decreto attuativo della riforma dei cicli che scardina orari lunghi in classe è manifesta: del tempo pieno e prolungato come servizio alla famiglia e risorsa per lo studente ne hanno discusso il segretario cittadino dei diessini, Marcello Passoni, con gli ospiti don Luciano Padovese, teologo e direttore della Casa dello studente, Ezio Pasut, vicesindaco con delega all'Istruzione, Walter Manzon, consigliere comunale, Mauro Pivetta, docente elementare, coordinati da Piervincenzo di Terlizzi, e con gli interventi dei segretari di Cisl e Cgil scuola, rispettivamente Marisa Susanna e Carla Franza. Se per tutti l'allarme è sulla deriva dell'istruzione statale, don Padovese per la scuola ferita al cuore chiede idee e alleanze.
"Quello che sta avvenendo è un disastro, ma come mai siamo sempre così pochi quando si parla di scuola ? - propone l'autoanalisi alla classe intellettuale e politica don Padovese. Perché di una riforma retrograda ha sottolineato pochi colgono i significati e la scuola resta una tematica d'èlite se l'interesse è dei bambini, delle famiglie, della società intera? Non riusciamo a dimostrare che la scuola è un valore primario, e la classe intellettuale perde il confronto con quella politica al potere perché è divisa. Che nasca allora un movimento capace di rimotivare alla scuola con docenti, genitori, studenti e forze sociali, in una consonanza di genere, categorie, ideologie".
L'interesse comune c'è, a partire dai numeri provinciali snocciolati dalle parti sindacali, con il 43 per cento delle classi a tempo pieno nelle scuole elementari (media nazionale 21 per cento) e il 23 per cento di tempo prolungato nelle medie inferiori (in Italia il 17 per cento). Le alleanze stanno nascendo per stoppare il declino della qualità formativa, il disagio previsto delle famiglie, senza tempo lungo per i figli e i costi sociali alle stelle scaricati sulle comunità e gli enti locali.
"Siamo in piena sintonia con la posizione dell'Associazione comuni italiani preoccupata, per le disfunzioni che il decreto attuativo della riforma provocherà ha affermato il vicesindaco di Pordenone, Ezio Pasut, con un passato nel mondo della scuola considerato che non ci sono risorse certe per i costi aggiuntivi. Con la riforma si torna indietro di 40 anni e finora non ottengono risposte le richieste dell'Anci per la valorizzazione delle diversità individuali nel nuovo modello di scuola, la valorizzazione delle disabilità e l'attenzione per le situazioni di disagio sociale. Chiediamo certezze in termini di risorse economiche, sul tempo mensa, le strutture e il tempo pieno e prolungato a scuola".
Sostiene il tempo "disteso" in classe anche il comitato per la scuola pubblica di Pordenone, che dà appuntamento con l'assessore regionale all'Istruzione, Roberto Antonaz a tutti i genitori, docenti, studenti e cittadini nell'assemblea a sostegno dell'istruzione statale, il 16 dicembre, alle 20.30, nell'auditorium della Regione a Pordenone.
Chiara Benotti


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