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Libertà: La scuola umiliata dalla riforma

se prima dell'applicazione della Riforma Moratti eravamo un tantino perplessi sulla sua validità, oggi che cominciamo a vederne i primi effetti, ci sentiamo di affermare che così non va

14/04/2006
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Libertà

Siamo un gruppo di genitori facenti parte del Consiglio del IV Circolo didattico di Piacenza, tutti alla prima esperienza di questo tipo. Pur non facendo parte degli "addetti ai lavori" (insegnanti, dirigenti, dipendenti scolastici in genere), da circa un anno cerchiamo di capire un po' più a fondo come funziona il mondo della scuola.
Per prima cosa ci siamo resi immediatamente conto, esaminando i bilanci, dei massicci "tagli" alle risorse destinate alla scuola operate dopo la legge di Riforma. E' possibile che la maggior parte dei finanziamenti dello Stato sia necessaria per il pagamento della TARSU (tassa per la raccolta dei rifiuti)? D'accordo che l'autonomia scolastica comporta anche delle spese, ma ci sembra che in questo meccanismo ci sia qualcosa che non funziona, tenendo anche in considerazione che se c'è un soggetto che limita gli sprechi ed esegue coscienziosamente la raccolta differenziata (se non altro per compito educativo) questo è certamente la scuola.
E' possibile che (considerazione espressa dopo aver preso visione degli ultimi finanziamenti vincolati) la scuola diminuisca le risorse per la formazione? Non è una contraddizione che la scuola non abbia i soldi per istruirsi? Una buona formazione degli insegnanti e del personale è basilare per la "scuola di qualità" tanto decantata nella Riforma.
Nel corrente anno scolastico abbiamo "toccato con mano" i primi (ma non saranno certamente gli ultimi) effetti della recente Riforma: una scheda di valutazione con ben 15 (quindici) "voci" di giudizio, compreso il ripristino dell'antico voto di condotta/comportamento addirittura strutturato in più aspetti, non è eccessiva per alunni di scuola primaria? Ci sembra un passo indietro nel tempo ed uno scadimento di qualità, senza considerare la perdita di tempo fine a se stessa per la predisposizione e compilazione di tutto questo.
Ed il cosiddetto Portfolio? Che significato può avere conservare e catalogare, pur scegliendo, tutta una serie di attività didattiche se non "per ricordo..." ? A cosa può servire in futuro questa enciclopedica raccolta dato che il livello di competenza raggiunto e con il quale l'alunno dovrà misurarsi sarà sempre quello acquisito per ultimo?
Se pensiamo che questo (schede di valutazione e portfolio) è poi a carico della scuola sia in termini di risorse economiche (spesa) che di risorse umane (gestione), crediamo che non valga davvero la pena di sprecare tempo prezioso (sia per gli insegnanti che per gli alunni) per predisporre questo "catalogo".
Un'altra attività che noi genitori non abbiamo condiviso è stata l'esecuzione delle prove Invalsi nelle seconde e quarte classi. Noi crediamo che le domande formulate sotto forma di "quiz" non siano adatte ad un pubblico in tenera età. Inoltre, non riteniamo esattamente "educativo" presentare questo tipo di test a dei bambini perché porterà ad una valutazione poco proficua della scuola ed instillerà negli alunni un modo di procedere di tipo nozionistico.
Abbiamo notato anche un effetto nella formazione delle classi prime per il prossimo anno: a fronte di una massiccia richiesta di orario a tempo pieno (alla faccia di chi tendeva a farlo progressivamente sparire!), dovendo fare i conti con i limiti imposti alla scuola, è accaduto che un numero rappresentativo di famiglie non è stato accontentato circa l'orario richiesto (tempo normale / ex-modulo / 27-30 ore). E qualcuno parla di "personalizzazione dello studio" quando di fatto non è possibile nemmeno la scelta tra due opzioni già in essere? Come si fa a sbandierare tanti paroloni sulla "scuola di qualità" (le tre "I", la personalizzazione degli sudi ed altri spropositi) quando di contro si operano pesanti tagli alla scuola pubblica in materia di finanziamenti e di ore di lezione? Il senno del buon padre/madre di famiglia ci dice che se diminuiamo la spesa ed il tempo impiegato per fare una cosa, sicuramente non avremo un prodotto di qualità, ma soltanto un prodotto più economico.
Senza entrare nel merito di altri problemi più propriamente didattici che pure sono ben presenti (integrazione alunni stranieri, supplenze, compresenze spesso vanificate, ecc), la sensazione che finora come genitori abbiamo ricevuto è di incertezza e precarietà e ci sembra che si stia andando verso un generale scadimento della qualità della scuola.
In conclusione, se prima dell'applicazione della Riforma Moratti eravamo un tantino perplessi sulla sua validità, oggi che cominciamo a vederne i primi effetti, ci sentiamo di affermare che così non va e crediamo che in futuro non si possa, di questo passo, addivenire ad alcunché di positivo.
Alcuni genitori del Consiglio del IV Circolo didattico di Piacenza


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