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Intervista a Luciano Silvestri, responsabile della FLC CGIL Avellino

Il responsabile della FLC CGIL irpina interviene sulla vicenda dei trasferimenti dei docenti: «Qualcosa nell’algoritmo non ha funzionato, qualcosa che ancora non è stato chiarito. E così docenti con punteggi più alti si sono ritrovati in posizioni svantaggiate e posizioni, invece, rimaste addirittura vacanti. La situazione creatasi mette a rischio l’ordinato avvio dell’anno scolastico. Questa riforma non garantisce alcuna efficienza né soddisfa i veri bisogni del mondo dell’Istruzione».

19/08/2016
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Di Giulia D’Argenio su www.orticalab.it

Luciano Silvestri, responsabile della FLC CGIL di Avellino, il clima di questo mese di agosto è stato surriscaldato dal dibattito sul trasferimento dei docenti della scuola primaria. Un caso emblematico è stato quello delle proteste dinanzi alla Prefettura di Palermo...

«Intanto è a partire dal mese di luglio ovvero dalla fase dei trasferimenti interprovinciali inerenti la scuola dell’infanzia che abbiamo incominciato a ricevere segnalazioni sul fatto che i conti non tornassero. Tuttavia il vero caos (anche per l’entità numerica dei trasferiti) è esploso con la scuola primaria; la situazione non è migliorata di molto con i trasferimenti della scuola secondaria di primo e secondo grado nelle scorse giornate del 4 e del 13 agosto. Le proteste che hanno avuto luogo in molte province sono state la conseguenza naturale di un clima di grande attesa, molto amplificata anche dalla retorica del Governo sull’efficientismo della “Buona Scuola”. Efficientismo che si è scontrato con la dura realtà di una gestione invece insoddisfacente ed inefficiente: il piano straordinario della mobilità che ha visto spostarsi diverse migliaia di docenti e che avrebbe richiesto una capacità di organizzazione inappuntabile ha incrociato, a voler essere buoni, l’approssimazione tecnica».

Cosa intende nello specifico?

«Qualcosa nell’algoritmo non ha funzionato: qualcosa che non è stato ancora reso noto alle organizzazioni sindacali che hanno prodotto un’istanza di accesso agli atti unitaria. Il bug dell’algoritmo, che ha riguardato la primaria ma anche tutti gli altri ordini di scuola, sta riguardando la vita di persone che devono organizzare trasferimenti di progetti di vita complessi a migliaia di chilometri di distanza: dal Nord al Sud, per chi rientra dopo anni di sacrifici per ottenere il ruolo, dal Sud al Nord per chi è neo assunto. Inoltre, gli errori delle fasi e delle sequenze, della distribuzione di sedi e punteggi, mettono in discussione il rispetto del Contratto sulla mobilità sottoscritto dall’Amministrazione con le rappresentanze sindacali o, detto più semplicemente, mettono radicalmente in discussione il rispetto della regolamentazione condivisa con le parti sociali su un tema rilevante del pubblico impiego come è quello della mobilità».

Quali sono le principali conseguenze delle disfunzioni generatesi?

«Alla luce delle sollecitazioni pervenute dai docenti che si sono recati presso le nostre sedi in tutta la Campania e delle verifiche di ogni posizione, elaborate dai nostri consulenti, si è potuto ricostruire, in estrema sintesi, uno scenario a dir poco inquietante: se da un lato docenti con punteggi alti si sono ritrovati in posizioni più svantaggiose, cioè sedi più lontane, rispetto a docenti con punteggi inferiori, dall’altro tutto è stato reso più surreale dalla constatazione che, in molti ambiti, fossero inspiegabilmente rimasti posti disponibili. Come è stato possibile consentire margini di errore così grossolani, nel tempo dell’esaltazione del cambiamento facile, veloce, ed ingannevole aggiungerei, come uno spot?».

In che modo si chiede di agire per correggere tutto questo?

«Poiché ogni movimento sbagliato ha una ricaduta a cascata su centinaia di altri movimenti, e sarebbe stato impensabile immaginare rettifiche a catena da parte degli Ambiti Territoriali Provinciali senza bloccare completamente la macchina amministrativa, la FLC CGIL e le altre organizzazioni sindacali hanno chiesto subito il rifacimento delle operazioni di mobilità proprio per evitare il proliferare del contenzioso e garantire, nel rispetto di quanto previsto dal contratto collettivo nazionale integrativo, l’ordinato avvio dell’anno scolastico».

E invece?

«Invece il Miur è andato nella direzione esattamente opposta: la soluzione individuata attualmente consiste nella correzione di posizioni personali errate, debitamente segnalate dai singoli docenti agli Ambiti Territoriali Provinciali tramite l’istituto, previsto dal contratto nazionale, del tentativo di conciliazione. La conseguenza di questa scelta è che l’ordinato avvio, al momento, sembra fortemente messo in discussione con l’effetto di una grande variabilità delle assegnazioni del personale alle scuole».

Buona scuola o cosa? Ci delinei un quadro dei frutti sin qui prodotti dagli interventi del Governo sul comparto istruzione ed educazione

«Più che fornire le risposte concrete, per altro promesse, ai bisogni del sistema di istruzione pubblica statale, il Governo ed il Miur hanno regalato alle Autonomie Scolastiche un anno di adempimenti para-burocratici che ne hanno affannato ed ingolfato la vita. Alla progettazione dell’offerta formativa triennale non ha fatto seguito l’invio delle dotazioni organiche conseguenti. Le scuole hanno richiesto l’assegnazione di determinate classi di concorso per realizzare proprio gli obiettivi previsti in risposta al Rapporto di Autovalutazione, al Piano di Miglioramento, alle priorità descritte proprio nel Piano Triennale dell’Offerta Formativa e le Amministrazioni, Centrale e periferica, hanno prontamente inviato tutt’altra dotazione organica. Il che, se ci pensa un attimo, è un po’ come dire: “Arrangiatevi con quello che c’è’”. E quel che c’è è il frutto di un Piano Straordinario di assunzioni pensato né per le esigenze delle scuole né per le legittime aspettative dei docenti precari...»

Continui...

«Altro capitolo è quello della retorica del merito, retrostante al bonus premiale, che si è rivelata per ciò che era, ovvero, un grande bluff. In alcuni casi si è tradotta in una serie di adempimenti bizantini per cercare di legare i criteri in base ai quali ripartire i fondi, per altro esigui, all’oggettività delle prestazioni. Ma, a questo punto, non sarebbe stato più semplice incrementare il Fondo di Istituto? In altri casi, si è tradotta in una naturale sperequazione tra docenti che ha introdotto elementi di separazione inutili e dannosi, minando fortemente una collegialità che, invece, avrebbe dovuto essere rinforzata ed alimentata. Inoltre il tema della valorizzazione della qualità dell’insegnamento è talmente pesante per le conseguenze che avrà sul nostro sistema che non può essere affrontato, qualora lo si dovesse fare, con tanta sciatteria normativa e al di fuori di una seria riforma sistemica. Di certo, prima di arrivare a questo sarebbe necessario affrontare il rinnovo del contratto, vergognosamente bloccato dal 2007».

Come si inserisce in tutto questo il meccanismo della cosiddetta chiamata diretta?

«Mi dà l’occasione per toccare una ulteriore contraddizione della legge 107 del 2015. La cosiddetta chiamata diretta, rinominata “chiamata per competenze”, incrocia drammaticamente gli effetti del ‘pasticciaccio sulla mobilità’: mentre gli Uffici Scolastici Regionali e gli Ambiti Territoriali Provinciali saranno impegnati nel dare risposta alle legittime richieste di rettifica da parte dei docenti, le scuole avranno terminato in tempi e modi diversi e del tutto distonici, ambito per ambito, le procedure per la chiamata diretta assegnando le sedi ai docenti trasferiti. Sedi che potrebbero non essere più disponibili proprio in relazione alle correzioni che l’Amministrazione farà o sarà chiamata a fare in conseguenza di contenziosi. Di più: di recente è apparso quanto questo meccanismo accresca l’incertezza: oltre a quella connessa agli esiti di una mobilità ricolma di strafalcioni anche quella legata a procedure nuove ed inusuali quando non apertamente discutibili».

Il quadro delineato, che conseguenze ha sul piano psicologico e personale per i docenti?

«I fatti di cronaca che riportano notizie di selezioni tramite video quando non di vere e proprie discriminazioni nei confronti delle lavoratrici in relazione alla maternità sono inquietanti e ci rigettano in un’epoca che deve ritenersi definitivamente archiviata. Lo abbiamo detto più volte: la chiamata diretta non è un casting e la scuola non è un reality. Bisogna aggiungere che, se alla scellerata fantasia di alcuni dirigenti scolastici non v’è limite, una premessa preoccupante era certamente contenuta nelle Linee Guida alla chiamata per competenze ove gli stessi redattori suggerivano che i colloqui, facoltativi, avrebbero potuto essere svolti anche mediante videochiamata. Questo ulteriore disastro null’altro è se non il tragico effetto della rottura della trattativa tra Miur e organizzazioni sindacali che avrebbe dovuto portare alla sequenza contrattuale con cui regolamentare la procedura».

Perché?

«La trattativa si sarebbe interrotta sulla proposta, non negoziabile da parte del Miur, di ampliare la possibilità di chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici ben oltre la platea dei docenti trasferiti su ambito. Gli effetti negativi di questa rottura sono sotto gli occhi di tutti: la FLC CGIL Campania in seguito a segnalazioni da parte dei docenti e al vaglio di molteplici avvisi di chiamata su territorio regionale ha inviato una nota al Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale campano segnalando le più evidenti difformità, dal colloquio obbligatorio, alle indicazioni vaghe di priorità passando alla minore età a parità di requisiti, rispetto alla normativa vigente».

Da cosa ritenete dipenda questa chiusura?

«Tutto ciò è il frutto di un atteggiamento autoritario del Governo che, rifiutando il confronto sociale penalizza i lavoratori, gli studenti e le loro famiglie. La scuola e la cultura del nostro Paese, che sono una straordinaria risorsa, hanno bisogno di rispetto e dialogo. Il tavolo contrattuale è fondamentale: non servono interventi unilaterali»

Qual è la situazione in Irpinia in questo momento?

«Il 13 agosto l’Ambito Territoriale Provinciale ha pubblicato il lungo elenco delle richieste di conciliazione inerenti la scuola del primo grado: 50 docenti richiedono sia rivista la propria posizione mentre si avviano movimenti analoghi per il secondo grado. Tutto ciò a ridosso di una sequenza di operazioni quali assegnazioni provvisorie, immissioni in ruolo ed incarichi che vedrà accavallarsi le fasi in maniera caotica.
Ci attende un mese di settembre decisamente caldo».

Grazie Luciano e buon lavoro...

«Grazie a Lei: speriamo bene


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