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Esami di stato-di CIDI Bari

Dalla protesta alla responsabilità delle scuole Si è intitolato così l'incontro organizzato dal CIDI di Bari sul tema degli esami di Stato, lo scorso 6 maggio, cui hanno partecipato numerosi...

02/06/2002
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Dalla protesta alla responsabilità delle scuole

Si è intitolato così l'incontro organizzato dal CIDI di Bari sul tema degli esami di Stato, lo scorso 6 maggio, cui hanno partecipato numerosi docenti delle scuole di Bari e provincia.
L'incontro ha avuto un taglio esplorativo e riflessivo. Insomma, che avviene nelle scuole? Come è percepito il mutamento della formula degli esami? quale retroazione sulla programmazione e sui comportamenti di insegnanti e studenti?

Dalle relazioni di varie scuole e dal dibattito sono emerse alcune considerazioni che penso possano essere utili per una riflessione più ampia sugli esami che potrà essere condotta dalla nostra associazione dopo gli esami sui dati e sulla effettiva gestione degli stessi:

Innanzi tutto una forte protesta per il modo con cui è stata condotta tutta la vicenda degli esami La trasformazione degli Esami di Stato con un articolo della finanziaria, senza consultazioni preventive, eludendo qualsiasi confronto, la dice lunga sulla considerazione in cui viene tenuta la scuola tutta, insegnanti, studenti e genitori. Insomma, un provvedimento amministrativo teso al risparmio, reso noto ad anno scolastico inoltrato che muta solo la composizione delle commissioni, tutte interne tranne il Presidente, uno per sede, con una ordinanza applicativa pervenuta alle scuole in aprile nemmeno molto attenta ai mutamenti introdotti, lascia perplessa la scuola che si impegna e che cerca di lavorare con un garbo di fondo, almeno nei casi migliori. Come ultimo atto di questa vicenda, a maggio inoltrato viene comunicato alle scuole che sono disponibili quattro spiccioli per fare formazione, nella forma che ogni scuola deliberi più opportuna, con i riferimenti alle magnifiche sorti e progressive della Autonomia, come succede ormai spesso quando non vi sono linee di indirizzo certe e si affida alla responsabilità delle scuole. quello che non si è riusciti a ben coordinare altrove. Quasi che le scuole, quelle migliori almeno, aspettassero i fondi tardivi e non si fossero organizzate, senza soldi, con responsabilità degli insegnanti. Ancora non si sa nulla sulla retribuzione dei docenti, anzi, si propone loro un congelamento della metà della somma almeno fino all'anno prossimo, ancora una volta con l'intento di tagliare fondi per la scuola.

Dalle scuole che hanno relazionato, Licei, Tecnici e Professionali di Bari è venuto un forte appello alla responsabilità, a un lavoro attento che non assecondi la possibile deriva autoreferenziale che è stata prevista come pericolo quando, anche come fatto psicologico, non si deve dar conto a colleghi esterni di quanto svolto. Infatti, venuta meno l'occasione di confronto con gli altri colleghi, non si può correre il rischio, mancando quella tensione anche implicita di presentare il proprio lavoro a un collega esterno, di abbassare il livello del proprio impegno, anche inconsapevolmente? E' vero che con le commissioni esterne si erano verificate anche faide tra scuole; tuttavia è stato osservato che non è possibile ragionare sul patologico; nella maggioranza dei casi, invece, c'è stato confronto e disponibilità.
Entrando nel merito della nuova formula. Che senso ha svolgere un esame per studenti che il consiglio di classe ha scrutinato, a cui ha attribuito un punteggio per la carriera scolastica, con gli stessi insegnanti della classe? Sarebbe stato più utile chiudere con lo scrutinio finale e, se mai, utilizzare prove ministeriali nell'ultimo quadrimestre per procedere alla costruzione degli standard nazionali e per la valutazione degli apprendimenti. Che senso ha la presentazione del Documento del Consiglio di classe alla Commissione, come improvvidamente recita l'ordinanza, se la commissione è lo stesso Consiglio di classe, solo decurtato di qualche insegnante, non si sa con quali criteri se non quelli strettamente economici? Non sarebbe stato più utile registrare il mutamento introdotto dalla nuova formula e scrivere almeno che il documento ha come destinatari le famiglie e gli studenti, come garanzia di quello che si è svolto e che forse un documento di garanzia sarebbe più utile che venisse presentato ad inizio d'anno? Che farà un presidente per ogni sede, in alcune scuole con quindici classi e in altre con due classi e trenta alunni? nelle grandi scuole non potrà che diventare una figura scialba di legittimatore di atti cui non potrà nemmeno presenziare. Se il ministro avesse consultato gli insegnanti, forse qualche consiglio utile sarebbe venuto dai professionisti della scuola.
E gli studenti, che percezione hanno gli studenti dei nuovi esami? Alcune scuole hanno elaborato un questionario, altre hanno sentito e discusso con gli studenti. Ne emergono dati interessanti, provvisori, parziali, che forse avrebbero richiesto una forte attenzione dai gruppi di coordinamento ministeriali. Emerge che gli studenti non hanno protestato per il mutamento della formula dell'esame - forse perché gli studenti, o almeno la gran massa di loro, protestano solo in autunno, come per una annuale malattia esantematica - e sembrano globalmente non sentire in particolar modo il problema del mutamento della formula dell'esame. Affermano di mantenere un certo grado di ansia, non ritengono che l'esame con gli interni induca a uno studio minore anche se alcuni affermano di voler mediare con gli insegnanti per una limitazione delle parti in programma stando attenti naturalmente al maggiore o minor rigore degli insegnanti. E tuttavia, nella maggior parte, riconoscono che avrebbero preferito un esame che li rapportasse con altri docenti, sia per il valore simbolico dell'esame che rappresenta il primo confronto con l'esterno sia perché sono consapevoli dell'effetto alone che si stenderà sull'esame. E' vero che lo temono soprattutto gli studenti che sono in difficoltà e che hanno timore del permanere dell'alone delle loro negatività anche in un esame che potrebbe andar meglio rispetto alla carriera scolastica, ma lo ravvisano come problema anche gli studenti che non hanno difficoltà.
Resta per tutti invece il nodo dei voti finali. Come si comporteranno i consigli di classe, che decisioni prenderanno le scuole? Saranno più rigorose visto che la responsabilità è solo della scuola e non si può imputare alla commissione esterna? Quali altri elementi entreranno a far parte dei ragionamenti delle scuole. Perché uno studente medio di una scuola seria sarà valutato con un voto non alto mentre lo studente di un diplomificio sarà valutato con voto altissimo e il valore legale del titolo sarà lo stesso? Se diamo voti bassi, si riferiva che ragionasse un preside di un piccolo liceo di provincia che raccoglie studenti dal circondario, chi si iscriverà più da noi? Si iscriveranno certo al liceo della città vicina, dove gli insegnanti saranno più generosi. La scuola non potrà certo farsi schermo della commissione esterna. Il voto preoccupa gli studenti. Non tanto quelli dei licei in cui emerge che il voto preoccupa più le famiglie per cui spesso diventa uno status Symbol e un gioiello di famiglia; preoccupa molto gli studenti delle scuole che hanno un diploma che può dare accesso al lavoro, in cui il voto è importante e in cui si teme molto la concorrenza.
E mentre le scuole ragionano e riflettono, Cari docenti, cari studenti, cari genitori, elenca in stile familistico patrignanesco il libretto dell'Ufficio della Comunicazione del MIUR che giunge diffusamente a genitori e famiglie sui temi della Riforma Moratti, ancora in commissione, in cui si propone la massima disponibilità al dialogo e al confronto. Colpisce nelle parole del Ministro la lievità delle affermazioni e la durezza dei fatti, di cui è emblematica la vicenda degli esami di Stato. Ancora una volta le scuole sono sole, maltrattate. Ancora una volta la scuola non è un terreno di riflessione comune, anche bipartsan, come si dice oggi.
Insomma, si può essere insegnanti e presidi né di Berlinguer e De Mauro né della Moratti ma di una scuola della Costituzione considerata, consultata e ascoltata? Possiamo ancora parlare da insegnanti, considerati professionalmente capaci di dire la nostra?
Dal CIDI di Bari un invito a raccogliere tutti gli elementi di riflessione da questi esami per continuare il dibattito e fare proposte. Dalla protesta, alla responsabilità, alla proposta.
Beatrice Mezzina


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