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«Basta con la solita logica del risparmio». Intervista a Francesco Sinopoli

Mantenere i docenti Covid per tutto l'anno scolastico e ridurre le classi sovraffollate servono a garantire una maggiore sicurezza nelle scuole. «Gli impegni del governo ci sono ma si deve passare ai fatti»

10/09/2021
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 Donatella Coccoli

Siamo in un passaggio chiave per la scuola.

“ E il governo deve passare dalle parole ai fatti». Francesco Sinopoli, segretario generale Flc Cgil sintetizza così questi giorni che ci separano dall'apertura delle scuole - dal 13 settembre con calendari diversi a seconda delle regioni.

Ricapitoliamo. Due sono stati ad agosto i provvedimenti decisi per l'inizio del terzo anno scolastico segnato dalla pandemia: il decreto legge 111 del 6 agosto che ha stabilito il Green pass obbligatorio per il personale scolastico e il protocollo sicurezza Covid sottoscritto dai sindacati il 14 agosto.

Sinopoli quando richiama il governo a realizzare quanto promesso si riferisce a quegli interventi messi nero su bianco nel protocollo Covid. «Fin da quando è iniziato questo tardivo confronto sull'anno scolastico noi abbiamo sempre detto che era indispensabile intervenire con tutte le risorse necessarie per consentire la scuola in presenza e per determinare fin da settembre le condizioni migliori, con classi più adeguate e con un organico di docenti funzionale alle esigenze pedagogiche e didattiche», premette il segretario Flc Cgil che sottolinea come la discussione abbia portato «ad un esito positivo sulla carta». «Adesso bisogna capire se questi interventi ci saranno veramente. La questione dell'organico aggiuntivo che quest'anno era stata affrontata in modo limitato dal governo con risorse inferiori a quelle del 2020 e solo per i collaboratori scolastici, per noi doveva essere recuperato attraverso l'intervento sulle classi sovraffollate », spiega. Sulle supplenze aggiuntive del cosiddetto organico Covid, finanziate solo fino al 30 dicembre 2021 dal decreto Sostegno bis, nel protocollo il ministero si impegna «ad assicurare l'erogazione dell'offerta formativa in presenza nell'intero anno scolastico 2021- 2022». Un altro impegno riguarda «un piano sperimentale di intervento sulle istituzioni scolastiche che presentino classi particolarmente numerose» con più risorse per aumentare il numero dei docenti e del personale Ata. «Bisogna intervenire adesso - dice Sinopoli -, non si può scrivere un testo senza poi applicarlo. Gli impegni ci sono ma non sono stati ancora realizzati.

Questi interventi servono per consentire di realizzare il distanziamento dove serve e non fermarsi solo al vaccino, perché il vaccino è fondamentale ma non è l'unico strumento per affrontare la pandemia».

Il problema è, ancora una volta, quello delle risorse da mettere in campo sull'istruzione. «È arrivato il momento di dimostrare che sulla scuola si deve fare un investimento nella spesa corrente e non semplicemente un investimento aggiuntivo straordinario e a tempo determinato - continua il segretario Flc Cgil -. Passare cioè da una logica di risparmio sulla scuola, che si è sempre realizzata proprio sugli organici, a una logica di investimento: questa è la cartina di tornasole vera su cui si misura il governo». Non solo, continua Sinopoli, se si segue la logica della Ragioneria generale dello Stato secondo la quale, visto che la popolazione scolastica si riduce, possiamo risparmiare, «si fa un danno alla scuola, oggi nella pandemia e in futuro come prospettiva». «Bisogna fare esattamente l'opposto: rafforzare la scuola nei territori, nel Mezzogiorno, nelle aree depresse ogni giorno, non accompagnarne in qualche modo il suo progressivo ritiro».

Il ministro Bianchi durante la conferenza stampa con il presidente del Consiglio Draghi ha parlato di 59mila nuove immissioni in ruolo di docenti, sono sufficienti? «Le cattedre da coprire - risponde Sinopoli - sono 113mila e in più, tra l'altro, si stanno verificando grandi problemi al software che consente poi le nomine. E poi ci sono quelle migliaia di precari che giustamente si aspettavano di poter accedere all'abilitazione attraverso un investimento nella formazione.

Noi avevano firmato un'intesa in cui era previsto un piano ben più ampio di stabilizzazioni attraverso percorsi formativi e che per fortuna è stato migliorato sul sostegno, ma le cattedre da coprire, ripeto, sono 113mila». Non solo. Nella platea della precarietà che ancora permane figurano le l00mila cattedre occupate dai docenti dell'organico di fatto, cioè quelle, reali, derivanti dalle modifiche e variazioni che l'organico di diritto può subire dopo la scadenza delle iscrizioni degli studenti. Una marea di supplenti. «Quindi si tratta di stabilizzare l'organico di fatto e in prospettiva costruire percorsi di reclutamento che rispondano alle aspettative di chi sta a scuola già da tanti anni, è qui che il ministero deve intervenire», dice Sinopoli sottolineando come il sistema di reclutamento stabile nel tempo basato sulla formazione e su risorse disponibili sia uno dei punti chiave ancora da risolvere. La legge di bilancio sarà la prova di quanto il governo vorrà investire nella scuola. Come vede la situazione il segretario Flc Cgil? «Ci sono segnali preoccupanti, un pezzo del governo ha una visione assolutamente neoliberale che sulla scuola è già stata sperimentata. Noi pensiamo quindi che rispetto all'infrastruttura e all'idea di scuola si debba assolutamente chiamare il personale scolastico ad una nuova fase di mobilitazione. Le risorse del Pnrr non possono essere una tantum, non possono essere gestite in un'ottica che poi in prospettiva diventa quella del contenimento di spesa. Le risorse del Pnrr vanno collegate alla spesa corrente e a un investimento costante».

Quanto all'idea di scuola, il ministro Bianchi e lo stesso presidente del Consiglio dimostrano, nello specifico per la particolare attenzione rivolta agli lts (gli Istituti tecnici superiori), una tendenza orientata verso una formazione professionalizzante in cui sono coinvolte anche le imprese. Che ne pensa il segretario Flc Cgil? «Siamo in un passaggio delicatissimo, perché a fronte di risorse importanti che, ripeto, vanno stabilizzate nella spesa corrente, deve aprirsi una discussione sull'idea di scuola. Che non è il luogo dove si formano professionalità per un sistema produttivo che si muove generalmente in logiche di brevissimo periodo, per cui, ad esempio, ognuno si fa il proprio lts. Noi avremmo bisogno invece anche su quel versante di rafforzare la scuola pubblica e costruire un sistema integrato.

Bisogna ricostruire una scuola democratica fatta di partecipazione, di riflessione pedagogica, di filosofia dell'educazione, di rapporto con il mondo esterno, dove c'è anche il lavoro, ma non solo il lavoro». Tra crisi ambientale senza precedenti e crisi planetaria come quella dell'Afghanistan, il mondo vissuto dalle nuove generazioni è sempre più difficile. E la scuola è chiamata ad un compito diverso rispetto a trenta, quarant'anni fa. «Noi abbiamo bisogno di una scuola - conclude Sinopoli - che forma cittadini democratici che decidono in un mondo sempre più complesso. Lo spiega bene Edgar Morin: la prima domanda a cui la scuola deve rispondere è proprio questa, come si vive questa complessità? Occorrono più strumenti, una cultura di base solida e una capacità di comprendere quello che succede per poi fare delle scelte».


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