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Messaggero: Ministro Gelmini, la scuola è pronta ad attuare le novità previste dalla riforma?

Intervista

24/03/2010
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Il Messaggero

di MARIA LOMBARDI
ROMA - Due giorni al termine delle iscrizioni per i licei e tecnici. Sarà il debutto delle nuove superiori e c’è chi teme il caos. Ministro Gelmini, la scuola è pronta ad attuare le novità previste dalla riforma?
«Io penso di sì. Da tempo la scuola sta elaborando una riforma organica delle superiori. Questo riordino è frutto anche del lavoro fatto dal governo di centrosinistra per i tecnici e dal governo Moratti per i licei. Ora è giunto il momento di passare dalla riforma alla sua applicazione e credo che si sia in grado di partire dal primo settembre. Un ulteriore rinvio non avrebbe avuto alcun significato».
Lei ha parlato di riforma epocale. Cosa risponde a chi sostiene che ci si è limitati a «tagliare» ore, sperimentazioni e cattedre?
«E’ una critica pretestuosa. Non nego che il governo abbia intrapreso un’opera di razionalizzazione, prevista nella Finanziaria, che ha portato a una riduzione degli sprechi e dei posti in pianta organica. Ma questo non c’entra nulla con la riforma della scuola. Noi stiamo realizzando un rinnovamento culturale, pedagogico e contenutistico: siamo usciti da una scuola autoreferenziale, burocratica e quantitativa e vogliamo ripartire dalla centralità del progetto educativo. Una scuola che valorizzi i talenti degli studenti, consenta percorsi flessibili e riduca la dispersione. Vanno in questo direzione la modernizzazione del sistema dei licei e la rivalutazione dell’istruzione tecnica, non più di serie B».
Più lingue straniere e matematica anche ai licei, ma perché meno geografia?
«In realtà non abbiamo eliminato la geografia fisica, le ore alla media sono rimaste le stesse. Semplicemente abbiamo accorpato nella storia, almeno in parte, la geografia antropica. E’ in linea con gli altri paesi europei, nessuno vuole togliere valore e peso specifico alla geografia».
Il licei musicali saranno 28, la maggior parte al Nord. Come mai?
«Alcune sperimentazioni erano in atto e le abbiamo prese per buone. La competenza su dove dislocare i licei musicali è delle Regioni. Per adesso sono 28, ma il lavoro sarà completato dopo le elezioni regionali. Nulla esclude che all’indomani del voto ne saranno istituiti altri».
Come si può realizzare una riforma senza risorse? Il timore è che le ore in più di lingua straniera o di matematica saranno effettuate solo se l’organico lo consente, e così per il resto.
«E’ una sciocchezza. Non abbiamo carenze di organico. Semmai il problema opposto, quello di programmare l’inserimento dei nuovi insegnanti. Questo timore appartiene alla demagogia che viene utilizzata per attaccare la riforma».
C’è un grande squilibrio nel sistema dell’istruzione tra Nord e Sud. La riforma cerca di colmare questo gap e in che modo?
«Esiste questa discrepanza, ma riteniamo di poter elevare lo standard qualitativo medio puntando a un rilancio del Mezzogiorno che non può prescindere da un rilancio dell’istruzione. L’accordo siglato dal ministro Sacconi sulla formazione professionale e la riforma dell’istruzione tecnica sono provvedimenti che aiutano in particolare il Mezzogiorno».
I presidi denunciano: non abbiamo un soldo in cassa, non siamo in grado di garantire le spese correnti. C’è chi chiede contributi volontari alle famiglie.
«Una task-force del Ministero si sta occupando del problema. Sicuramente per il prossimo anno dovremo stanziare risorse per le spese ordinarie, una cifra da quantificare, saremo nell’ordine di 10 milioni di euro. Viene però da chiedersi come mai, a fronte di risorse limitate per tutti, alcune scuole chiedono il contributo volontario alle famiglie e altre no. Qui entra in gioco la capacità gestionale dei dirigenti. Sicuramente c’è una rigidità nell’impostazione del bilancio, magari le scuole sono in sofferenza per le spese correnti e hanno residui attivi inutilizzati. Noi vogliamo introdurre la massima flessibilità nella gestione delle spese, sarà il dirigente a decidere le priorità. Ma con troppa leggerezza si chiedono contributi alle famiglie. Sono assolutamente contraria, va evitata questa prassi un po’ lamentosa e in pochi casi giustificata. La scuola pubblica non deve costare».
Nella campagna elettorale per le regionali è stato sfiorato in qualche modo il tema della scuola?«Gli elettori devono avere ben chiaro che in alcune questioni fondamentali, come lo snellimento della burocrazia, l’efficienza della scuola e della sanità, è fondamentale la convergenza e la corresponsabilità tra lo stato nazionale e quello regionale. Questo voto ha un grande significato politico».
Dopo una competizione così agguerrita, ritiene che sia alto il rischio astensionismo?
«Il rischio dell’astensionismo si vince passando dalla politica degli insulti a quella dei contenuti. Ha contribuito sicuramente a inasprire il clima l’esclusione delle liste del Pdl: nel Lazio questa tornata elettorale è caratterizzata da un vulnus della democrazia. E’ stato messo in discussione un principio costituzionale che è il diritto di voto. Tutto questo per un formalismo più che per un vizio di forma. Ho apprezzato comunque il coraggio, la determinazione e l’ottimismo della Polverini che lo stesso è andata avanti».


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