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Manifesto: Pure la scuola sui tetti

Dalle fabbriche al pubblico. A Caserta marito e moglie minacciano di buttarsi

30/08/2009
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il manifesto

Antonio Sciotto

La protesta dei tetti dilaga dal privato al pubblico: ieri è esplosa la questione scuola. Già calda da diversi giorni, è vero, per contestare gli ultimi tagli previsti dalla ministra Gelmini, ma improvvisamente si è arrivati all'escalation: per diverse ore a Caserta la tensione è stata altissima, perché due amministrativi precari di lungo corso - da dieci anni - marito e moglie, e per giunta con una storia di pendolarismo/emigrazione da Sud a Nord, hanno minacciato di gettarsi giù da un tetto. I vigili del fuoco hanno anche approntato i teloni di salvataggio, quando alla fine - per fortuna - gli animi si sono calmati, e i due lavoratori sono scesi.
E non basta, perché a Benevento un altro gruppo di docenti precari ha occupato una terrazza del provveditorato, mentre a Belluno una condizione di precariato cronico è diventata l'occasione per una protesta/show. Un professore di educazione fisica, contrattista a termine ormai da un quarto di secolo, si è vestito da sposa per ritirare la sua nomina annuale (vedi box a lato): «nozze d'argento» con il precariato. Ad accompagnarlo, alcune decine di allievi che gli tenevano il velo. Una scenettaa simpatica, sicuramente, ma che rivela quanto il tema sia ormai diffuso e il malcontento generalizzato tra questi lavoratori.
La situazione è critica in Campania, dove - denuncia la Cisl regionale - i tagli quest'anno potrebbero falcidiare fino a 8 mila posti: 6 mila tra gli insegnanti precari, e duemila tra gli Ata (non docenti). Così ieri, i due Ata casertani, quarantenni e con due figli a carico, hanno deciso di imitare i lavoratori che in tante fabbriche stanno facendo proteste a forte impatto mediatico: hanno scavalcato una finestra dell'Ufficio scolastico provinciale e per ore hanno minacciato di lanciarsi nel vuoto.
I due hanno protestato per il fatto di non aver avuto l'incarico annuale: dopo diversi anni in cui riuscivano ad avere incarichi a Brescia, città verso cui puntualmente si spostavano per lavorare, quest'anno si erano iscritti a Caserta, fiduciosi di prendere il posto grazie all'alto punteggio raggiunto. Così questa volta avevano rinunciato all'incarico bresciano, ma poi ieri hanno saputo che anche a Caserta - a causa dei tagli, più numerosi del previsto - non erano riusciti a beccare il contratto. Nessuno dei due. Hanno perso la calma e hanno deciso la protesta d'impatto. La Prefettura, i funzionari della provincia e del provveditorato, i sindacalisti hanno cercato di convincerli a scendere, e finalmente in serata hanno lasciato il cornicione.
Secondo Enrico Grillo, della Flc Cgil, tra Caserta e provincia sono almeno 350 i tagli previsti tra il solo personale Ata quest'anno. E altrettanto pesante è la situazione nel beneventano, dove restano fuori dagli incarichi almeno 500 insegnanti precari: da qui la protesta sulla terrazza. Ma già due sere fa, durante un concerto di Francesco De Gregori, un'insegnante a termine, introdotta da Lucio Dalla - direttore artistico della manifestazione - aveva letto un documento, dove spiegava che le «condizioni dei precari devono interessare tutta la società beneventana, colpita nell'abbassamento della qualità formativa per i propri giovani con una sottrazione di circa 10 milioni di euro, che si determinerà con il mancato rinnovo di 500 contratti di lavoro».
«I precari della scuola, docenti e Ata, pagano le conseguenze più pesanti dei tagli attuati dal governo», denuncia Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc Cgil, che preannuncia «un autunno caldo con sciopero generale se il ministro Gelmini non cambia direzione». «Le proteste di questi giorni, la disperazione - aggiunge - segnalano tensioni sociali che rischiano di essere ingovernabili. Si devono mettere in campo ammortizzatori sociali e coprire tutti i posti vacanti, rivedendo i tagli».


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