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Manifesto: Bologna fa scuola

La prima grande mobilitazione contro la riforma Gelmini è nel capoluogo emiliano. 10 mila in corteo, mentre a Roma alla protesta guidata da un istituto elementare del Casilino partecipano in duemila.

27/09/2008
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il manifesto

Giusi Marcante

Anche i Cobas in piazza in diverse città, e il Pd, a partire dall'ex ministro Fioroni, si fa vedere davanti alle scuole
BOLOGNA Anche il cielo con le nuvole cariche di pioggia è stato clemente e ha spruzzato solo qualche goccia sul corteo bolognese contro il decreto del ministro Mariastella Gelmini che reintroduce il maestro unico. Diecimila persone, insegnanti, genitori e tanti bambini soprattutto delle scuole elementari hanno sfilato ieri per le vie del centro della città che si candida ad essere tra le più antiGelmini d'Italia. E dove si potrebbero moltiplicare le occupazione degli istituti come è già successo alle elementari XXI Aprile dove per due giorni mamme, maestre e bambini hanno vissuto la loro scuola al di là dell'orario di lezione scatenando le ire del parlamentare del Pdl Fabio Garagnani che ha denunciato in procura l'iniziativa bollandola come «terrorismo culturale» . Ma l'intenzione del coordinamento bolognese è quella di continuare, di fare «una staffetta di occupazioni» di scuole per mantenere alta la mobilitazione contro quello che viene il tentativo definitivo di smantellare la scuola pubblica. Bologna non ha deluso ancora una volta, come ai tempi della battaglia per la difesa del tempo pieno, portando in piazza un vero movimento di base che ha chiesto alla politica e ai sindacati di fare un passo indietro, di essere presenti in modo discreto senza bandiere o invasioni di campo. Il coordinamento incontrerà la settimana prossima il sindaco Sergio Cofferati; qualcuno magari si sarebbe aspettato che il primo cittadino scendesse tra le persone ed è rimasto deluso ma non era questo l'obiettivo della giornata. Il corteo è stato caldo, fitto di persone, accompagnato dalla musica della Banda Roncati e dai trampolieri in difesa della scuola pubblica. In testa alla manifestazione c'è lo striscione pieno di impronte colorate delle mani degli alunni, gli stessi che urlano «siam bambini, siam piccini ma bocciamo la Gelmini». Uno degli slogan più gettonati assieme a «Tremonti, Gelmini, giù le mani dai bambini» ma c'è chi ha scritto «L'aereo non vola ed è a terra anche la scuola» richiamando la vertenza dell'Alitalia. Fantasia al potere anche nei cartelli autoprodotti come quello di Gaetano Passarini genitore di due bambini, una già alle elementari. «Moratti, Fioroni, Gelmini, son sempre gli stessi casini» ha scritto papà Gaetano che di professione fa l'insegnante di laboratorio in un liceo scientifico tecnologico, altra figura a rischio per un taglio già annunciato del 30%. «Il mio secondo figlio ha due anni e mezzo -spiegaquindi andrà a scuola quando potrebbe già essere tornato il maestro unico, bisogna dire che non esiste nessuna base pedagogica su cui la Gelmini si appoggia». Gli fa eco idealmente Lory che fa la maestra da 36 anni e qust'anno insegna in una seconda elementare, «io ho vissuto gli ultimi periodi del maestro unico, un tipo di insegnamento antidemocratico, basato esclusivamente sulla meritocrazia. Il ministro dice che salvaguarderà il tempo pieno ma non so che idea abbia di questo tipo di scuola». Non hanno nessuna voglia gli insegnanti di Bologna che la loro battaglia sia vista come una lotta solo per i posti di lavoro. «E' una battaglia per un principio pedagogico - sottolinea Maria Vita maestra delle scuole elementari Zamboni - anche l'organizzazione a modulo non è stata come si dice un semplice aumento del numero degli insegnanti ma è stato coerente alla moltiplicazione dei saperi». I genitori chiedono informazione, sanno che in tanti possono pensare che la reintroduzione del maestro unico sia giusta solo perché nessuno spiega veramente a che cosa porterà questo provvedimento che andrà in discussione in parlamento. Non a Bologna dove la mobilitazione è capillare e dove più di una mamma risponde che il modello cui si tende è quello «del privato a pagamento per dare un luogo ai bambini quando saranno obbligati ad uscire da scuola all'ora di pranzo». Il corteo di ieri è quindi solo un passaggio di una mobilitazione che a Bologna si propone di durare a lungo e il senso lo spiega la maestra Stefania Ghedini, una delle «occupanti» di questi ultimi giorni. «Ora noi passiamo il testimone ma con la nostra iniziativa abbiamo dimostrato che è possibile coinvolgere i genitori perché si rendono conto che questo è un attacco al futuro dei loro figli».


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