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Manifesto: L'inflazione del Dpef fa arrabbiare opposizione e sindacati

nella ricerca si cancellano gli enti preposti alla tutela dell'ambiente, Nella scuola si spremono oltre 8 miliardi di tagli

23/06/2008
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il manifesto

Antonio Sciotto
ROMA
Il dato dell'inflazione programmata per il 2009, inserito dal governo nel Dpef, ha fatto arrabbiare i sindacati, e si aggiunge ai motivi di scontro con l'opposizione. Il contestato numerino - 1,7% - è non solo parecchio più basso del dato attuale (3,6%), ma risulta inferiore alle previsioni europee (che danno il 2,2%) e a quelle di istituti come il Fondo monetario internazionale. L'inflazione programmata serve come riferimento per gli aumenti contrattuali, almeno stando al patto del luglio '93 - ancora vigente - seppure da tempo i sindacati non lo ritengano più uno strumento attuale: ma è ovvio che offre strumenti alle imprese per abbassare l'offerta, dunque crea in ogni caso problemi. Ieri la protesta più «colorita» è venuta dal segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, che ha definito la cifra «un attentato alla contrattazione». Ed è chiaro che il sindacalista si riferisce soprattutto al tavolo sulla modifica del modello contrattuale, che vedrà un nuovo incontro tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria proprio la settimana prossima: «Viaggiamo verso il 5% dell'inflazione. Sarà stata una dimenticanza di Tremonti, dal governo ci aspettiamo ragionevolezza». Critico pure il pubblico impiego, con Carlo Podda (Fp Cgil), che parla di accordo «più lontano». Anche il Pd, con Damiano e Bersani, sottolinea come i numeri decisi dal governo mettano a rischio il tavolo. Ma il ministro del Welfare Maurizio Sacconi difende il Dpef.
In particolare, la polemica si è sviluppata alla festa della Cisl di Levico, che ospitava il ministro, e dove Bonanni ha accusato l'esecutivo di non aver concordato il dato con i sindacati. Sacconi ha replicato che «non è esatto sostenere che il governo avrebbe dovuto raggiungere un'intesa con le parti sociali sull'inflazione programmata: il patto del '93 non prevedeva un accordo con il sindacato ma la consultazione». Poi il titolare del Welfare ha aggiunto che «fissare l'inflazione programmata all'1,7% risponde all'esigenza di fare un gioco di anticipo per contenere l'inflazione. Può essere comprensibile il giudizio espresso dal sindacato, ma da sempre la predeterminazione del tasso è un atto autonomo del governo, e corrisponde a un suo obiettivo, quello di contenere l'inflazione».
Caustici i commenti del Pd: «Mentre si dice di voler dare qualcosa ai lavoratori - nota l'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano - si fissa un tasso di inflazione così basso da non essere altro che la programmazione della perdita d'acquisto delle retribuzioni». L'ex titolare dello Sviluppo (oggi ministro-ombra Pd dell'Economia) Pierluigi Bersani aggiunge che «il recupero di un punto di Pil avverrà prevalentemente a carico di servizi locali e sanità: conti alla mano, questa manovra la pagano i consumi popolari e i servizi». E se Giorgio Cremaschi (Rete 28 aprile Cgil), preannuncia di voler chiedere al Direttivo Cgil di domani di mobilitarsi - «anche la Cgil da sola» - dal sindacato arriva un'altra accusa al governo, quella sui fondi relativi all'istruzione.
Enrico Panini, segretario Flc Cgil, denuncia che «nella ricerca si cancellano gli enti preposti alla tutela dell'ambiente, e si subordina la nuova struttura al ministero dell'ambiente». «Nella scuola - prosegue - si spremono oltre 8 miliardi di tagli, compresi quelli contabilizzati per il 2012, con una riduzione di oltre 100 mila insegnanti e di 43 mila lavoratori Ata». Infine, si ipotizza il «maestro unico per la scuola primaria e, per la secondaria, meno ore e meno materie per tutti, a partire dalle scuole destinate ai ceti più popolari». Panini critica anche le annunciate privatizzazioni delle università e i disagi dei precari.


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