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Corriere: «Scuola, le imprese tornino alla guida»

Il piano di Confindustria: ora l'emergenza è l'istruzione tecnica

20/05/2007
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Corriere della sera

L'«action plan» viene presentato domani a Milano al ministro Fioroni. Gianfelice Rocca: dobbiamo formare i periti del XXI secolo

Il piano di Confindustria: ora l'emergenza è l'istruzione tecnica

MILANO — A sentire parlare di un action plan per la scuola, qualcuno storcerà il naso. E i dubbi non saranno diminuiti dalla firma in calce al documento, che sarà presentato domani a Milano (ore 15, Auditorium Assolombarda) alla presenza del ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni: Confindustria. Gianfelice Rocca, vicepresidente con delega per l'Education, ne è ben consapevole: «Ci sarà chi si chiede come mai il presidente di un gruppo (Techint, ndr)
con oltre 45mila dipendenti nel mondo ha deciso di dedicare tempo all'istruzione... », sorride.
E qual è, dunque, il motivo di questo interesse?
«Una sensazione percepita ogni giorno, girando per il mondo: vale a dire, l'accentuazione massiccia della competizione internazionale. E la convinzione che l'Italia possa sopravvivere solo con la concorrenza intellettuale».
E crede che un action plan
«esterno» possa servire?
«Le riforme hanno bisogno di tempi lunghi e coerenza: la scuola è un'istituzione con più di un milione di dipendenti, al centro di una problematica evolutiva colossale, però ci sono molte cose che già si possono fare. Con emergenze immediate nel settore dell'istruzione tecnica. Il punto critico è la formazione dei periti industriali del XXI secolo: quelli del XX secolo hanno fatto grande l'Italia, ma oggi i profili sono ridotti, i tecnici superiori assenti. Crediamo che l'istruzione tecnica necessiti di uno statuto speciale, con scuole dotate di propri consiglieri e cda spesso presieduti da industriali».
Tutto perfetto nelle aree industriali più avanzate, ma al Sud?
«Va evitato l'errore di pensare a un sistema scolastico centralistico. Non si deve avere paura dell'autonomia scolastica e di una corretta applicazione del Titolo V».
Si parla di autonomia, viene in mente il famigerato preside- manager.
«Ma il preside è di fatto un manager di un'attività complessa, deve avere una buona remunerazione, preparazione specifica. E deve entrare in carica a 40 anni. Fioroni è andato nella direzione giusta aumentando l'autonomia budgettaria, ma un preside oggi non ha parola nel reclutamento dei prof, non ha meccanismi premianti né modo di punire l'indisciplina».
Qual è, in sintesi, l'elenco delle vostre priorità?
«Al primo posto l'organizzazione, e poi: risorse umane, risorse umane, risorse umane. In Italia c'è un sistema di reclutamento che ha creato sacche gigantesche di precari: almeno una quota del 10% delle assunzioni va riservata ai giovani. Bisogna, poi, operare per sottrazione e non per addizione: riducendo la frammentazione delle discipline, ad esempio. Il numero di prof, tra 1980 e 2005, è passato da 100 a 105; quello degli studenti da 100 a 74. Il dato, da solo, dimostra che ci sono enormi risorse liberabili. Vanno ridotti i costi per studente. Insomma, più risorse sì, ma in un sistema che riesca a trovarle in se stesso».
Perché tanta insistenza sulla «rinascita» dei tecnici?
«Perché c'è carenza di iscritti alle facoltà tecnico-scientifiche, e la domanda è superiore all'offerta: 4 richieste per studente».
E nel concreto, che farà Confindustria?
«Se ripristineranno i cda nelle scuole, il mondo delle imprese è pronto a una chiamata in questa direzione. Finora abbiamo assistito a slogan che erano brusche sterzate al volante; ma nessuno sembrava essersi accorto che mancava il piantone dello sterzo. Ecco, noi vorremmo costruire questo piantone».


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