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Manifesto: Alle medie torna il '900

In arrivo le nuove Indicazioni nazionali, cioè i vecchi programmi, per le scuole del primo ciclo. In controtendenza con l'epoca Moratti si torna a studiare la storia del secolo scorso alle medie. Ma sulla scuola dell'infanzia è ancora polemica

02/08/2007
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il manifesto

Cinzia Gubbini

Roma L'arrivo delle nuove Indicazioni nazionali per il primo ciclo (scuole dell'infanzia, elementari e medie) - ovvero i vecchi programmi - è ormai alle porte. Ieri, l'ultima riunione al ministero della pubblica istruzione, alla presenza dei dirigenti degli uffici scolastici regionali e del professor Mauro Ceruti, epistemologo dell'università di Bergamo, chiamato dal ministro Giuseppe Fioroni a dirigere la Commissione che ha ridisegnato le Indicazioni dell'ex ministro Moratti. A giorni la firma del decreto ministeriale. Ma le Indicazioni saranno presentate al pubblico in pompa magna: si sta pensando di renderle note dal Quirinale, a settembre, nella cornice della tradizionale inaugurazione dell'anno scolastico. Sarebbe la prima volta. «E ne varrebbe la pena, visto che si tratta di un passaggio nient'affatto secondario», osserva uno dei membri della Commissione, il professor Franco Fabbroni, dell'università degli studi di Bologna.
In effetti, da un punto di vista formale, è la prima e vera messa in mora della riforma Moratti o almeno del suo assetto culturale, non essendo stato possibile (o non avendo voluto) intervenire sulla legge. Nelle intenzioni del ministero i prossimi due anni saranno di «sperimentazione». Le scuole avranno la possibilità di adottare le nuove Indicazioni in modo piuttosto libero. Solo alla fine dei due anni, una volta raccolto il parere delle scuole, diventeranno obbligatorie. La scelta d'altronde, in discontinuità con l'epoca Moratti, è di fornire degli obiettivi di apprendimento molto generali, permettendo alle scuole - nella loro autonomia - di scegliere il percorso per raggiungerli.
La novità più evidente è che lo studio della storia in terza media sarà interamente dedicato al '900. Tuttavia rimane, d'altronde il dibattito è vivacissimo, la decisione di considerare elementari e medie come un curricolo unico. Novità introdotta proprio dalle Indicazioni morattiane, che per prime eliminarono la «ripetizione» dei contenuti in materie come la storia e la geografia. La scelta della Commissione Ceruti è di mantenere questa impostazione - si inizia alle elementari con la preistoria e si conclude alle medie con il '900 - ma con la specificazione che l'ultimo anno delle medie sarà interamente dedicato alla storia del secolo scorso. Nelle Indicazioni morattiane, invece, le due guerre mondiali e i totalitarismi del ventesimo secolo erano relegati come ultimi argomenti da affrontare in terza media, dove si iniziava con lo studio di Napoleone. Tuttavia il compromesso della Commissione Ceruti non piace a tutti: il «Manifesto dei 500», un gruppo piuttosto attivo di insegnanti, ha inviato una lettera al ministero definendo «vergognose» le Indicazioni, chiedendo di ritornare ai vecchi programmi e sostenendo che tra quelle appena stilate e quelle della Moratti non c'è in realtà alcuna differenza. «Gli elementi di discontinuità sono molti - sostiene invece il professor Frabboni - ovviamente è stato un lavoro complesso, in cui si sono confrontati punti di vista anche molto diversi, ma mi sembra che ci siano novità importanti. Tra questi segnalo la decisione di individuare delle aree disciplinari piuttosto che le classiche materie, il che permetterà alle scuole di investire ancora di più sulla multidisciplinarietà».
D'accordo con l'impostazione di considerare medie e elementari come unico ciclo anche Caterina Gammaldi, membro del Consiglio nazionale della pubblica istruzione (Cnpi), che il 27 luglio ha depositato il suo parere: «Parere provvisorio - spiega Gammaldi - ci siamo riservati di seguire i primi due anni di applicazione. Tuttavia reputo positiva la decisione di impostare in modo fortemente unitario il primo ciclo. Positiva, inoltre, la decisione di scardinare quell'impostazione eccessivamente prescrittiva delle precedenti Indicazioni. Alcune criticità - conclude Gammaldi - sono state ravvisate invece nella parte dedicata alla scuola dell'infanzia: un'impostazione eccessivamente "adultista" poco adatto ai bambini dai 3 ai 6 anni». In effetti la parte dedicata alle scuole dell'infanzia è stata quella più criticata. Anche per la decisione di mettere in primo piano il ruolo delle «parrocchie» (testuale) nella storia degli asili in Italia. E' una realtà che gli ordini religiosi sono stati tra i primi a rispondere al bisogno di una scuola anche per i più piccoli, ma non sono stati i soli. Bisognerà attendere il testo finale per capire se, su questo punto, la Commissione ha cambiato rotta.


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