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I sindacati europei in piazza: sì alla crescita e al lavoro, no ai tagli

Nella "giornata di mobilitazione europea" l'appuntamento di Roma a Piazza Farnese dove è intervenuto Giacomo Russo, precario della scuola.

29/09/2010
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>> La sintesi dell'intervento di Guglielmo Epifani <<
>> Foto <<

Roma, piazza Farnese. I sindacati europei si sono ritrovati insieme, qui, a Bruxelles e in tante altre piazze di altri paesi per dire no alla disoccupazione e ai tagli allo stato sociale e ai diritti che, nel nostro continente sono la faccia più feroce della crisi. Il pedaggio pesante pagato da chi vive del proprio lavoro, da chi il lavoro lo ha perso, dai giovani, dai più deboli.

In questi giorni in tutta Europa la gente è scesa in piazza o in sciopero rispondendo all'appello della Confederazione europea dei sindacati, la CES, in una mobilitazione comune davvero inedita.

È anche per questo che l'intervento di un lavoratore precario della scuola in una iniziativa a cui hanno partecipato i rappresentanti di altri sindacati europei, assume un significato particolare. In Italia il tema fondamentale della giornata di oggi è stato, infatti, la lotta alla precarietà nei settori della conoscenza.

Giacomo Russo ha cominciato nel mese di agosto, poi sospeso dopo molte insistenze e malori, uno sciopero della fame per protestare contro i tagli alla scuola pubblica portati avanti dal Ministro Gelmini, di concerto con il Ministro Tremonti. In apertura del suo intervento precisa che la sua non è stata una protesta triste, ma "rabbiosa" perché per far parlare di scuola serve uno sciopero della fame in questo paese, non sono bastati tre anni di proteste, di manifestazioni, presidi, i giornali parlavano del caso Fini e della casa a Montecarlo invece di parlare dello smantellamento della scuola pubblica portato avanti dal Governo.

Fa riferimento alla piazza, gremita dai manifestanti, dice che in quella piazza la Gelmini avrebbe messo 20 classi: in Italia ce ne sono almeno 2.000 che superano il numero di 30 alunni/studenti in aula, in barba alla sicurezza. Il quadro si chiude, prosegue Giacomo, con il ministro Tremonti che dice che la sicurezza è un lusso: quindi, la sicurezza dei nostri bambini è un lusso.

Giacomo si sofferma sulla nostra scuola primaria che era un fiore all’occhiello nel mondo e oggi sta subendo un attacco smisurato attraverso una “riforma” che non è “epocale”, ma “epocalmente schifosa”. Una riforma, prosegue, costruita dietro a un taglio: miliardi di euro in meno alla scuola e all’università. Al contrario, la scuola privata della moglie di Bossi ha preso 800.000 euro di finanziamenti!

"Attaccare l’istruzione pubblica significa negare il futuro", ci ricorda Giacomo, che sottolinea come lo sapessero bene i nostri padri costituenti, che l’hanno voluta e difesa: “Buoni medici, buoni infermieri, buoni cittadini si formano a scuola”. Ben 60 miliardi di euro ci costa la corruzione nel nostro paese, basterebbe recuperarne la metà, rimprovera Giacomo, per risolvere molti problemi italiani.

Lo sciopero della fame non è bastato al giovane precariocper farsi ricevere dalla Gelmini, allora chiede che i presenti informino il ministro che non ci sono “bidelli” a scuola, ma “Collaboratori Scolastici”, che non fanno solo le pulizie ma molte cose di supporto all’attività scolastica. La Gelmini afferma che ci sono più “bidelli”, che carabinieri: "meno male - dice Giacomo - vuol dire che ancora ci sono meno criminali che bambini!".
Su uno striscione davanti al palco è scritta una grande verità: “Chi apre una scuola chiude una prigione”. Giacomo, a sottolineare quella scritta, cita la frase "la mafia si può sconfiggere con un esercito... un esercito di maestri elementari".

In una "giornata di mobilitazione europea", non poteva mancare un riferimento agli altri paesi. Ovunque si investe in istruzione, anche in America, patria del liberismo; nel nostro Paese si tagliano 132.000 posti di lavoro nella scuola; si tagliano precari che hanno lavorato per 10-15-20 anni, che sono formati, qualificati… cosa rimane di tutto questo patrimonio? Sentiamo parlare di mercato e non sappiamo cosa sia, “non ha odore, non ha sapore - dice Giacomo - ma stanno massacrando la nostra vita in nome del mercato”.

Giacomo indica la piazza: “ Qui c’è il paese reale - dice - la battaglia per l’istruzione è la battaglia per il futuro, per questo saremo in piazza anche l’8 ottobre con gli studenti e non ci fermeremo!”.