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DDL Gelmini, presidio al Senato: la VII Commissione riceve una delegazione

La mobilitazione continuerà fino alla cancellazione delle norme inique ed inefficaci, dannose per il Paese, contenute nel Disegno di Legge.

19/05/2010
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Stamane si è tenuto un presidio davanti al Senato, per protestare contro il DDL Gelmini sull'Università. Erano presenti alcune migliaia di docenti, ricercatori, precari, lettori, tecnici ed amministrativi, studenti.

Il presidio fa seguito alla giornata di mobilitazione di ieri, nella quale in decine di Atenei sono stati occupati i Rettorati, svolte assemblee generali, richieste ai Rettori e agli Organi Accademici prese di posizione nette contro il DDL e contro il taglio delle risorse che sta strangolando le Università pubbliche.

Una delegazione che comprendeva ricercatori, precari, studenti, è stata ricevuta dalla VII Commissione del Senato, dove è in fase conclusiva la discussione sul provvedimento.

La delegazione ha riproposto alla Commissione tutte le critiche già espresse, a cominciare dal fatto che si pretende di realizzare una riforma "epocale" a fronte di tagli pesantissimi che paralizzeranno gli Atenei. La vera emergenza di cui oggi si dovrebbe discutere è quella della sopravvivenza di un sistema pubblico di alta formazione soffocato dai tagli di Tremonti. Il DDL Gelmini interviene in un panorama già segnato dai tagli modificando la natura, la funzione, la missione dell'Università. Un'Università più povera, impossibilitata a svolgere la sua missione di formazione aperta a chiunque lo meriti, perché costretta a tagliare l'offerta formativa, ad alzare le tasse nel vuoto del diritto allo studio, in molti casi costretta a chiudere; assoggettata al controllo politico del Ministero dell'Economia, governata da piccole elites in mano ai Rettori e ai Consigli di Amministrazione, senza opportunità per i giovani talenti costretti ad un eterno precariato o a fuggire all'estero, senza speranze per i 25.000 ricercatori che vengono cancellati, senza diritti per gli studenti.

Nei prossimi giorni la mobilitazione continuerà, con il DDL che passa alla Camera, e continuerà fino alla cancellazione delle norme inique ed inefficaci, dannose per il Paese, che esso contiene.

Roma, 19 maggio 2010