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Referendum Costituzionale. Il 25 e 26 giugno tante ragioni per votare NO

Si è tenuta oggi nell’Auditorium del Centro Congressi Frentani di Roma l'iniziativa promossa dalla CGIL, FLC Cgil, UDS e UDU sul Referendum costituzionale del 25 e 26 giugno prossimi.

05/06/2006
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Maria Brigida della Segreteria nazionale della FLC ha sottolineato coma la nostra Organizzazione sia stata impegnata con la raccolta delle firme prima, ed ora nelle iniziative di informazione a sostegno delle ragioni del NO nel voto di giugno.
Le ragioni sono da ricercare, oltre che nella necessità di dire NO ad una legge che tende ad aumentare i conflitti di classe e ad accentuare le diversità nelle diverse realtà del Paese, anche dalla convinzione che i valori della Costituzione non vadano dispersi e che la memoria di ciò che è stata la storia che ha portato alla nostra Carta Costituzionale possa passare come un testimone dalle vecchie alle nuove generazioni.
Ha sottolineato che nulla è dato per scontato e che occorre vigilare affinché i princìpi affermati nella Costituzione e nati dalla volontà della Costituente di scrivere regole comuni a salvaguardia della democrazia, dei diritti, delle libertà individuali e collettive per tutti i cittadini non vengano distrutte come ha cercato di fare il governo di centro destra negli ultimi cinque anni. I valori nati dalla Resistenza sono un inestimabile patrimonio e un saldo baluardo per la democrazia e vanno consegnati ai giovani perché diventino sempre più valori condivisi e difesi per affermare un futuro di pace, solidarietà e libertà nel nostro Paese.

Moltissimi i giovani presenti all’iniziativa che hanno seguito con vivo interesse gli autorevoli ed appassionati interventi del Prof. Nicola Colajanni dell’Università di Bari e del Presidente Emerito della Corte Costituzionale Prof. Leopoldo Elia , che hanno sottolineato le ragioni del NO al Referendum da un punto di vista storico e costituzionale.

Dopo gli interventi, seguiti da una platea attenta e silenziosa sono state rivolte alcune domande. Di seguito una breve sintesi.
Gli studenti hanno posto domande su libertà personale, autonomia finanziaria e fondo perequativo regionale, conflitto istituzionale sulla scuola e separazione dei poteri alle quali hanno risposto hanno risposto i Professori Colajanni ed Elia.

Il Prof. Colajanni ha precisato che negli ultimi anni l’autonomia e l’indipendenza della magistratura sono diminuiti. I cardini su cui poggiava l’art. 13 erano che il giudice risponde alla legge e non deve essere distolto dall’esercizio della funzione per ragioni di carriera. Oggi i magistrati sono chiamati a continui esami e in queste circostanze saranno più interessati a fare sentenze significative, ben costruite, al di là delle esigenze di giustizia o della valutazione oggettiva. Le motivazioni del giudice sono libere quando egli è soggetto e risponde alla legge e in questo modo sono maggiori anche le garanzie per il cittadino.

Il Prof. Elia ha ricordato che sul federalismo fiscale e sul fondo di perequazione c’è già l’art. 119 della Costituzione e il governo Berlusconi non ha fatto nulla per applicarlo e questa riforma non lo cambia. C’era una commissione i cui risultati non sono noti. La Lega propone una sorta di autarchia regionale mentre nella riforma sono previsti altri 3 anni per elaborare il fiscalismo fiscale. Non c’è serietà né credibilità.
Dicono anche che questa legge con la diminuzione del numero dei deputati contribuisce alla lotta agli sprechi, ma questa norma entrerà in vigore nel 2016, quando tutti gli attuali deputati avranno avuto modo di sistemarsi.
Sulla separazione dei poteri non bisogna farsi abbagliare da una parte della verità. E’ vero che in Europa la separazione dei poteri è meno forte che negli Usa, ma essa non è un mito, solo che il potere del Parlamento rende la norma meno rigida, ma l’indipendenza della magistratura è fondamentale. In Europa il pluralismo istituzionale crea bilanciamento ed equilibrio. Ad esempio nel 1977 la Corte costituzione intervenne con una sentenza che si oppose alla reiterazione dei decreti legge. Anche in Gran Bretagna, dove non c’è una costituzione scritta, l’opposizione esercita in Parlamento un forte controllo.
In Italia la debolezza dei partiti – nonostante l’ultima legge elettorale – che hanno perso il contatto con la realtà e la società è un problema in più: chi controlla un primo ministro con quei poteri? Berlusconi ha potuto fare tutto ciò che ha voluto anche perché non ha un partito forte che lo controlla, al contrario.
Insomma le garanzie dovrebbe essere rafforzate e invece sono indebolite.

Subito dopo è intervenuto Mattia Stella dei Giovani per la Costituzione, un’ Associazione che da due anni è impegnata in iniziative a difesa della Costituzione. L’Associazione è costituita da studenti di materie giuridiche che hanno inteso mettere a disposizione la loro dimensione generazionale e contribuire a tenere vivi i valori della Costituzione che è “la Carta di tutti” e vive nella quotidianità, rappresentando l’elemento principe di congiunzione fra una generazione e l’altra.

Tra i vari interventi hanno preso la parola uno studente di Massa e una studentessa di Barletta che con passione hanno ribadito che l’impegno degli studenti deve essere più forte per far vincere il NO ad una legge che divide e nega il futuro alle giovani generazioni. Entrambi hanno quindi auspicato che dopo il Referendum occorre lavorare di più per conoscere e saldare i valori ma anche per stabilire che i cambiamenti che riguardano il Paese vanno fatti tenendo in considerazione la voce e le esigenze dei giovani.

Ha concluso i lavori Paolo Nerozzi della Segreteria nazionale della CGIL che ha esaminato la questione del Referendum a partire dal poco impegno iniziale nella battaglia referendaria di tutte le forze politiche e sociali.

Roma, 6 giugno 2006