Siamo
ormai quasi arrivati al congresso che sancirà la nascita del
nuovo soggetto sindacale, la Federazione dei Lavoratori della
Conoscenza. Si sono conclusi i congressi provinciali e regionali,
sono pronti i documenti su cui il congresso dovrà dibattere ed
esprimersi e la macchina organizzativa sta lavorando a pieno
ritmo. Ci sembra opportuno, per quanti saranno a Trieste e Porto
Rose, ma soprattutto per quanti non ci saranno, fare alcune brevi
osservazioni in riferimento all’università di cui questa
Newsletter diffonde i principali avvenimenti, problemi ed
iniziative.
La
scelta che la Confederazione fece lo scorso anno e che sarà
attuata dal nostro primo congresso non è, lo ripetiamo ancora
perché ne siamo convinti, solo una scelta organizzativa, perché
in tal caso a fronte del rafforzamento dovuto all’aumento degli
iscritti che ci rende ovviamente più forti si dovrebbero valutare
anche le difficoltà di mantenere vive tutte le specificità che
sono presenti negli atenei a partire dalla specificità della
figura del docente universitario. La collocazione dei lavoratori
dell’università e dell’AFAM nel grande mondo della conoscenza
rafforza il ruolo educativo di queste realtà sottolineando la
continuità della formazione che dovrebbe continuare per tutto il
corso della vita e di cui le università pubbliche sono gli attori
primari e sottolinea come la ricerca, di cui le università sono
sedi privilegiate, sia un elemento centrale per lo sviluppo
sociale, economico, ma prima di tutto culturale del paese.
L’università diviene così più forte agli occhi del paese, ma
contribuisce a rafforzare il mondo stesso della scuola
unificando il settore intero della formazione.
Un
sindacato che raccoglie tutti coloro che operano nella filiera
della conoscenza, dalla sua produzione, che avviene nelle
università e negli enti di ricerca, che parla a tutte le figure
professionali, ai docenti ed al personale tecnico e
amministrativo, ma che si rivolge anche a quanti sono in
formazione, ai tanti senza diritti e futuro, deve saper essere
insieme un sindacato di vertenze e di programma. Le vertenze sono
quelle dei singoli atenei per i contratti così come per i diritti
di chi non ne ha, sono quelle territoriali per lo sviluppo, sono
quelle per la difesa del pubblico di fronte alla deriva
privatistica sempre più ampia.
Ma
tutte queste vertenze, e le altre che non citiamo, devono
ancorarsi ad un programma globale basato su quale università
pubblica vogliamo, come far crescere la sua qualità sia dal punto
di vista della didattica che della ricerca, programma in parte già
delineato ma che ha bisogno di radicarsi e quindi di
specializzarsi nel territorio.
Questo
è il compito che attende i quadri dirigenti che usciranno dal
Congresso e potrà essere realizzato solo se si estenderà la
partecipazione, forte negli ultimi tempi per dire no ai progetti
del Ministro Moratti, ma che richiede ora di stabilizzarsi tra i
docenti, il personale, i precari e gli studenti.
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Come
indicato nel commento
la Finanziaria rende sempre più difficile lavorare nelle
università. La riduzione dell’indennità di trasferta, la
cancellazione dell’indennità supplementare chilometrica e
l’obbligo per le università di adeguare i propri regolamenti a
quanto contenuto nella Finanziaria, oltre a far nascere forti
dubbi di violazione dell’autonomia, nella maggior parte dei casi
non farà neppure risparmiare nulla. Infatti i tagli sui fondi
attuata in successione da tutte le ultime leggi finanziarie hanno
fatto sì che ormai una trasferta può avvenire solo su fondi di
progetti, quindi non istituzionali e spesso già totalmente
impegnati.
La
scelta del Governo sembra quindi stupida, perché inutile e
cattiva: chi non condivide le scelte del Ministro e lo ha
massicciamente dimostrato in tutti gli ultimi mesi è bene che
paghi.
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La
CRUI ha nei giorni scorsi fatto partire quella che ha chiamato la
Costituente per l’Università: si tratta di un dibattito sui
temi centrali dell’università che intende coinvolgere tutte le
sensibilità e gli esponenti della società civile e del mondo
della cultura.
Si
tratta di un processo che continuerà fino a dopo le elezioni e
che dovrà condurre alla disamina articolata delle proposte
possibili da presentare al futuro governo, al quale sarà chiesto
di promuovere gli Stati generali dell’università e un impegno
preciso sul futuro del sistema universitario.
I
lavori si svolgeranno per gruppi paralleli di approfondimento su
tematiche distinte, che comunque alla fine dovranno essere tra di
loro collegate.
A
questi gruppi di lavoro è stato chiesto di partecipare anche alle
organizzazioni sindacali e della docenza.
Pur
non considerando la CRUI come un organismo di rappresentanza
istituzionale del mondo dell’università, come FLC siamo
comunque interessati all’allargamento del dibattito e ad un
maggior grado di partecipazione. Per questo motivo abbiamo
accettato l’invito e porteremo in tali sedi le idee e le
proposte che fanno parte del nostro programma, le confronteremo
con gli altri e riporteremo nelle nostre sedi i risultati e gli
approfondimenti che ci auguriamo arriveranno.
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