Conoscenza News ::::: la newsletter della FLC CGIL
Direttore responsabile Ermanno Detti
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Anno I n. 23 del 2 dicembre 2005
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In attesa del rinnovo del contratto

Tutti noi stiamo aspettando e sperando che il contratto del comparto ricerca venga finalmente rinnovato. Tutti vuol dire sia coloro che dal contratto ricerca sono regolati e che ne aspettano il rinnovo da 47 mesi, sia quanti sperano di poter entrare a farne parte stabilmente, precari e personale che da un altro comparto deve entrare nel comparto ricerca.

Ieri finalmente il Governo ha approvato l'atto di indirizzo per il secondo biennio, quindi ora non manca apparentemente nulla.

Sappiamo che la trattativa non stop, che generalmente porta alla firma del contratto, non è ancora cominciata, almeno fino a questo pomeriggio (venerdì 2 dicembre), sappiamo che l'ARAN sta lavorando ad un testo che speriamo sia accettabile.

Se la vicenda dovesse concludersi la notizia sarà data nel minor tempo possibile sul sito della FLC.

Non possiamo che augurarci, ma anche lavorare, perché la trattativa si concluda bene.

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La Carta europea dei ricercatori e gli Enti di ricerca

Autonomia della ricerca, intesa come enti pubblici di ricerca e come ricercatori, e superamento della precarizzazione selvaggia: sono queste le tematiche su cui come FLC ci siamo più impegnati. Proprio per questo quando la Commissione Europea ha prodotto la Raccomandazione sulla Carta Europea dei ricercatori siamo stati estremamente lieti e lo saremmo ancora di più se i principi lì espressi, e che vorremmo fossero condivisi da tutti, fossero tradotti nei regolamenti e nel modo di organizzare e funzionare gli enti di ricerca.

Purtroppo anche in questa sede dobbiamo costantemente segnalare comportamenti che sono all'opposto di quanto l'Europa afferma. Certo, non tutti gli enti sono uguali, in alcuni la gerarchia e la burocrazia sono più forti, in altri il controllo è addirittura poliziesco, mentre in alcuni, sempre meno, si riesce ancora ad operare in un clima di autonomia.

Quanto poi al precariato, questo sta aumentando dovunque e la stabilità per i giovani diviene sempre più un sogno. Di ciò la responsabilità non è certamente solo degli enti, perché 4 anni di blocco delle assunzioni rende tutto più difficile, ma in tante occasioni avremmo voluto che i presidenti degli enti si facessero almeno sentire da questo governo e ciò non è avvenuto.

E' per questo insieme di motivazioni che non possiamo accettare senza dire e fare qualcosa che gli enti, magari insieme con rappresentanti del governo, si facciano belli in una parata al Campidoglio, luogo prestigioso e di grande immagine, dichiarando di avere recepito la Raccomandazione Europea, magari interpretandola ad uso e consumo del ruolo che il Governo vuole abbia la ricerca: essere al servizio del mercato.

La Raccomandazione Europea non va interpretata ma applicata e la strada in Italia è molto lunga.

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INAF: i sindacati incontrano la delegazione dell'Ente

Le OOSS hanno affrontato con il Presidente la problematica del passaggio delle procedure stipendiali dei dipendenti ex CNR all'INAF che crea molti timori nel personale. L'amministrazione ha spiegato le modalità e le singole fasi con cui il passaggio dovrà avvenire sul cui esito i sindacati saranno immediatamente informati.

Non essendo tali risposte totalmente soddisfacenti e vista la delicatezza della questione, a seguito delle richieste delle organizzazioni sindacali, alla fine l'amministrazione ha ammesso che in caso di mancato funzionamento avrebbe richiesto al CNR di calcolare gli stipendi anche nel mese di gennaio.

Sul punto relativo alla Contrattazione integrativa 2005 l'amministrazione si è dimostrata pronta ad accogliere le richieste delle organizzazioni sindacali formulate nel precedente incontro per quanto riguarda l'erogazione del salario accessorio 2005, il quale deve essere trattato con le stesse modalità sia per il personale proveniente dagli Osservatori sia per quello degli istituti ex CNR.

Non esiste però chiarezza sull'entità della somma da mettere a disposizione e le Organizzazioni sindacali non hanno ricevuto nessuna tabella al riguardo. Solo con tali tabelle a disposizione sarà possibile proseguire nelle trattative.

Il prossimo incontro, che riprenderà anche le numerose questioni ancora aperte nell'ente sarà il 13 dicembre.

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ENEA: le elezioni delle RSU si avvicinano

Il 5, 6 e 7 dicembre all'ENEA si voterà per il rinnovo delle RSU. E' un'occasione importante soprattutto tenendo conto delle difficoltà che l'ente ha attraversato e continua ad attraversare.

La FLC ha presentato liste in tutti i 13 centri e si sta impegnando per garantire la possibilità al personale precario di eleggere dei propri rappresentanti in elezioni parallele. Il personale precario che sarà eletto da altri precari verrà portato in trattativa nell'ambito della delegazione FLC.

Battersi contro il precariato insieme con i precari è il modo più concreto per ridare all'Ente un ruolo centrale nella ricerca, ma anche renderlo capace di adempiere efficacemente alla propria missione.

Su questo obiettivo tutti i sindacati dovrebbero ritrovarsi uniti, ma anche la direzione dell'Ente dovrebbe concretamente operare per superare la situazione attuale di precariato sulla cui completa e dettagliata mappatura le organizzazioni sindacali stanno attendendo i dati dall'Ente.

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APAT: convegno sull'informazione e i controlli ambientali

Il 1° dicembre si è tenuto presso l'APAT un convegno sull'informazione e i controlli ambientali: una priorità per il Paese.

Da tempo è evidente il conflitto fondamentalmente politico tra sistema di agenzie e in particolare l'Agenzia nazionale ed il Ministero dell'Ambiente. Questo conflitto anziché ridursi è in questi ultimi anni notevolmente aumentato ed oggi l'APAT non ha un minimo livello di autonomia, non ha una sua programmazione credibile, ha una organizzazione interna burocratica con un numero di dirigenti assurdo ed una massa di precari che aumenta costantemente.

Ora è tempo che qualcosa cambi nell'interesse dello stesso paese e per la tutela di tutti gli aspetti ambientali di cui l'APAT è chiamato a farsi carico.

Ma per ottenere ciò saranno necessari interventi diversificati e tra loro connessi: la revisione della legge 300 del 1999 di istituzione dell'APAT, la riscrittura completa dello Statuto dell'APAT per superare burocrazie e gerarchie inutili e dannose e ridare all'ente autonomia ed efficienza. Ma anche una corretta politica del personale, a partire dalla risoluzione del problema del precariato ed alla soluzione del problema dell'unificazione contrattuale di tutti coloro che operano nell'ente, ed un finanziamento che sia adeguato al ruolo prioritario che la tutela dell'ambiente dovrebbe avere.

Speriamo che la politica sappia recepire queste nostre riflessioni e scelga di agire prima che sia troppo tardi per l'APAT e per il Paese.

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Convegno su ricerca ed innovazione in Liguria

La situazione di declino del nostro Paese, l'assenza di una politica di sviluppo che investa in formazione e ricerca e l'urgenza di invertire il percorso sono patrimonio comune nella CGIL.

Come FLC siamo inoltre direttamente chiamati a dare il nostro contributo per l'elaborazione di un progetto concreto in tale direzione a partire dalle realtà regionali. Sono queste, in base alla modifica del Titolo V della Costituzione, che dovrebbero operare nei territori per costruire le condizioni per lo sviluppo.

In questo contesto si colloca l'iniziativa che si è svolta a Genova lo scorso 28 novembre che ha affrontato a livello strategico, ma insieme concreto, il problema dello sviluppo di quella regione, che deve superare la frammentazione degli interventi fin qui attuati per costruire un vero e proprio sistema in cui i singoli attori siano effettivamente coinvolti sia sul fronte dell'offerta che su quello, non sempre esplicitato, della domanda. Molto è stato detto nel convegno a partire dalla realtà specifica della Liguria, delle sue eccellenze scientifiche e delle sue esigenze di sviluppo.

Riteniamo che iniziative di questo tipo debbano diffondersi su tutto il territorio e che la FLC in particolare nella sua parte ricerca debba essere particolarmente attiva.

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CNR: viene decisa la dismissione di numerosi immobili

Il 29 novembre 2005 il CNR ha comunicato alla RSU - Roma e alle OO.SS. territoriali la decisione assunta dal CdA di vendere 6 unità immobiliari dell'area romana, utilizzando la Patrimonio dello Stato S.p.A..

Questo significa che gli immobili saranno ceduti a un Fondo di Investimento, che la valutazione verrà effettuata da una società indipendente, che, a seguito del conferimento al Fondo, verrà riconosciuto al CNR sino al 90% della cifra risultante dalla valutazione.

Gli immobili venduti saranno concessi in uso al CNR per un periodo che può variare dai 3 ai 18 anni e l'Ente dovrebbe corrispondere un canone d'affitto pari al 7% del valore immobiliare annuo; il canone d'affitto verrà pagato in parte dal CNR in parte direttamente dallo Stato come sussidio .

Secondo il piano di razionalizzazione degli immobili dell'area romana gli istituti saranno trasferiti presso nuove strutture da costruire o da acquisire.

Il ricavato della vendita degli immobili è destinato ad investimenti in parte per il rinnovo della strumentazione tecnico-scientifica da inserire in un "fondo rinnovo strumentazione"e in parte per la realizzazione di edifici per ospitare strutture del CNR.

La CGIL ha espresso con forza la propria contrarietà al ricorso a tecniche di tipo finanziario simili alla cartolarizzazione per il reperimento di fondi da mettere a bilancio.

Ha manifestato la propria disapprovazione perché informato con forte ritardo di tutta l'operazione

Ha chiesto che venga fornita la documentazione completa.

E' contraria alle modalità con cui viene svolta tutta l'operazione e si riserva il ricorso a tutte le iniziative di coinvolgimento del personale interessato a sostegno delle sue ragioni.

La CGIL ritenendo inoltre che le suddette operazioni di cartolarizzazione non possano che essere ricondotte ad un quadro più generale ha chiesto un'incontro urgente a livello di delegazioni nazionali.

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Gli Istituti per gli Studi Storici sono in pericolo

Il comunicato della Giunta per gli Studi Storici chiama in causa la libertà e l'autonomia della ricerca scientifica, ma anche il valore della memoria del nostro passato:come ricercatori sappiamo per diretta esperienza che non c'è presente senza passato e che sulla memoria si costruisce il futuro.

Ora invece, dopo aver tagliato fondi e personale a tutti i luoghi del sapere, come tutte le Finanziarie di questo Governo ci hanno mostrato e dopo avere ridotto l'autonomia degli enti di ricerca, si attacca frontalmente l'organo che riunisce tutti gli istituti nazionali di storia, da quella antica a quella moderna e contemporanea, sciogliendo la Giunta e attribuendo al Governo la nomina del presidente di questa e di tutti i consigli direttivi. Tutto ciò senza risolvere in alcun modo i problemi finanziari degli istituti ma sottoponendo gli istituti ad una autorità politica sulla linea di quanto in molti enti di ricerca si è fatto.

In questo modo sarà più facile riscrivere pezzi di storia, come quella della Resistenza o dimenticarne altri scomodi rispetto ai nostri attuali governanti.

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