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Piano di mobilità ISTAT: fermiamoci!

In corso (?) gli inutili colloqui con il personale che ha fatto domanda di mobilità volontaria

01/09/2016
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In questi giorni a cavallo tra agosto e settembre è iniziata la fase dei “colloqui” dei dipendenti che hanno fatto richiesta di mobilità volontaria. La novità è che questa fase si è arricchita di un ulteriore tassello organizzativo di sicuro impatto.

Infatti come di consueto le convocazioni sono state inviate con un preavviso brevissimo, senza tenere conto di ferie e assenze, di coloro che hanno presentato domanda ma questa volta anche di coloro preposti ad effettuare i fantomatici colloqui. Risultato: martedì scorso alla direzione del personale erano assenti anche loro! Evidentemente i paradigmi organizzativi della modernizzazione alleviana continuano a produrre risultati di sicura novità.

La FLC CGIL ha chiesto all’amministrazione, con una nota inviata il 10 agosto, di continuare ad accettare le domande che sarebbero pervenute da lavoratori che non avevano avuto accesso alle procedure a causa del concomitante periodo estivo e di fornire i dati sulle richieste di mobilità di vario tipo pervenute per ciascuna struttura. Ad oggi non abbiamo ricevuto risposta.

Crediamo sia utile e necessario fermarsi e capire come modificare il “piano di mobilità”, in modo da non creare un inutile caos per i lavoratori e per il lavoro delle strutture, derogando al principio dell’unitarietà dei servizi.

I colloqui di questi giorni potrebbero essere utili se orientati a far incontrare “domanda e offerta”, al di là di quanto già dichiarato dai lavoratori nella domanda di mobilità, ma non possono produrre in sé alcuna “valutazione” o “punteggio” sulla corrispondenza professionale, visto che sono svolti da personale che non può conoscere i dettagli dei profili e delle competenze dei tanti settori presenti nell’Istituto. D’altra parte ci risulta che le direzioni e i servizi abbiano già ricevuto i nominativi e i curriculum dei dipendenti interessati alla mobilità, ed è a loro che spetta quindi l’intera responsabilità di valutare la “motivazione professionale” dei lavoratori.

La trasparenza deve essere il principio guida di tutta la procedura.

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