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ISTAT: definire un accordo sul lavoro agile, preservare il POLA

Partecipatissima assemblea unitaria

21/10/2021
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Di seguito il comunicato unitario che riassume le questioni emerse dalla partecipatissima assemblea del 18 ottobre 2021 delle lavoratrici e dei lavoratori dell'Istat.


COMUNICATO UNITARIO 18/10/2021

La straordinaria partecipazione all’assemblea unitaria di lunedì 18 ottobre attribuisce forza alle organizzazioni sindacali. Riepiloghiamo i punti principali emersi dagli interventi in assemblea.

Ribadiamo innanzitutto che, stante la normativa attuale, fino al 31 ottobre valgono le regole attuali, derivanti dall’ultimo accordo di luglio, quindi nessuno può essere obbligato al rientro. Su questo invitiamo l’Amministrazione a vigilare sul comportamento corretto dei Direttori, avendo ricevuto già diverse segnalazioni di indebite e irragionevoli pressioni al rientro in presenza del personale per il mese di ottobre.

Occorre salvaguardare quanto di buono presente nel POLA, che va migliorato attraverso un accordo o intesa tra amministrazione e sindacati prima della redazione del regolamento. Ricordiamo infatti che il POLA (che sarà compreso nel PIAO nella versione del nuovo “Decreto Brunetta”) in Istat non potrà essere operativo se non a seguito della firma di un accordo tra OO. SS. ed amministrazione: attendiamo perciò un testo di accordo, preliminare a qualsiasi regolamento sul lavoro agile in istituto. Tra gli elementi per noi importanti c’è il mantenimento della fascia alta (17 giorni) del lavoro agile e occorre semmai portare da “fino a quattro” a “fino a otto” la fascia bassa. I turnisti non vanno esclusi dal lavoro agile, mantenendo per essi un’organizzazione delle attività per orari, cadenzate dall’utilizzo del timbratore virtuale.

Occorre procedere con la sperimentazione del lavoro agile in Istat garantendo a tutti il lavoro agile nei mesi di novembre e dicembre.

Non siamo disponibili a deroghe in termini di sicurezza sul lavoro e siamo disposti ad adottare tutte le azioni necessarie per non consentire in Istat nessuna violazione dei protocolli di sicurezza firmati a livello nazionale dalle parti sociali e ancora ad oggi validi fino al termine del periodo di emergenza e ribadiamo che lo smart working è strumento di flessibilità ed efficienza lavorativa, al di là dell’uso emergenziale che tutti siamo stati costretti a farne. L’Istat ha deciso unilateralmente di venire meno ad alcune delle misure (prima di tutte quella di una sola persona per stanza) che hanno permesso nel nostro Istituto di garantire più che altrove la salute e la sicurezza dei lavoratori. Su questo, lo ribadiamo, non è accettabile nessuna ulteriore deroga, in particolare da parte dei Direttori, che per primi sono chiamati dalla normativa a mantenere e garantire la scrupolosa osservanza dei protocolli di sicurezza.

Va inoltre tutelata da ogni attacco l’autonomia e la dignità del lavoro pubblico, anche qui prevedendo tutte le azioni necessarie per riaffermarlo. I vertici dell’Istat devono farsi portavoce presso tutti gli altri Enti di Ricerca per fare da traino e riportare ad ogni livello il grande lavoro fatto fino ad ora in smart working, e sulla contraddizione evidente delle ultime norme, che obbligano ad un rientro generalizzato spesso in contrasto anche con la stessa efficienza dei processi di lavoro.

La negoziazione del nuovo contratto nazionale di lavoro sarà improntata a favorire in ogni modo lo smart working e la flessibilità lavorativa agganciati alla affermazione del diritto alla disconnessione, sia per la difesa del lavoro pubblico, sia per stare al passo con i tempi su sostenibilità, difesa dell’ambiente, tutela della conciliazione tra lavoro e vita privata.

Vanno convocati immediatamente i comitati anti covid-19 territoriali e nazionali, allo scopo di verificare e migliorare le misure a tutela della salute, della flessibilità della prestazione lavorativa e dell’incolumità dei lavoratori.

Chiediamo l’attivazione al più presto di convenzioni per tamponi per tutti i lavoratori, con stanziamenti dai fondi per la sicurezza.

Va mantenuta la flessibilità della prestazione lavorativa e la fascia di compresenza ad un minuto (per i lavoratori IV-VIII), il codice 602H per assicurare un lavoro agile ad ore, e riaffermato nel concreto il rispetto del diritto alla disconnessione per non peggiorare la situazione degli eccessivi carichi di lavoro e la tutela della vita privata: tutti aspetti che il periodo emergenziale ha inequivocabilmente indicato come potenzialmente critici.

Occorre ampliare le posizioni di telelavoro attivabili aumentando la percentuale “rigida” imposta dal regolamento sul telelavoro attualmente al 10%, in modo da assicurare il telelavoro agli attuali telelavoratori e finalizzare le procedure di assegnazione per le posizioni ultime bandite, incrementando quindi i posti totali.

Deve essere garantita la possibilità di non accettare la delega da parte del personale interno designato dai dirigenti al controllo del green pass (in particolar modo fenomeno già in atto negli UU.TT.), anche prevedendo l’invio del QR code direttamente al dirigente.

Nelle sedi territoriali, anche a causa della situazione logistica e degli spazi ridotti, vanno adottate misure di sicurezza specifiche che tutelino al massimo grado la salute dei lavoratori senza costringere gli appartenenti alle squadre di emergenza a essere presenti in ufficio senza la necessaria rotazione, e che consentano la “vivibilità” dei posti di lavoro, spesso privi di aree comuni e di spazi per la consumazione del pasto.

Va mantenuto un criterio di gradualità e sostenibilità logistica e organizzativa dei piani di rientro, preservando fin dove possibile tutte le misure dirette a tutelare le situazioni di particolare disagio (fragilità, presenza di figli minori e di altre persone da accudire, uso di mezzi pubblici, tempi lunghi di spostamento, etc.).

FLC CGIL – FSUR CISL – UIL Scuola RUA – FGU Ricerca – SNALS CONFSAL Ricerca

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