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Una legge di bilancio insufficiente che non risponde ai bisogni del Paese

Mancano risorse “aggiuntive” per il comparto “Istruzione e Ricerca” e per la stabilizzazione dei precari. Non c’è visione strategica.

02/11/2017
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Una legge di bilancio insufficiente, ancora una volta priva di un progetto di rilancio del Paese, che lascia aperti gravi problemi nei settori della conoscenza, per i quali non può bastare la sola apertura della stagione contrattuale. Com’era prevedibile si tratta di una manovra elettorale in cui, tolte le spese “obbligatorie” per rinviare gli aumenti dell’IVA e delle accise, conseguenza di una politica economica europea scellerata, il grosso delle risorse rimanenti da destinare alla spesa sono una pioggia di incentivi, per lo più destinati alle imprese e sgravi fiscali (fino al 100% per le assunzioni dei giovani al Sud). Mancano, tra le altre, misure per l’assunzione di giovani laureati.

Proponiamo una primissima lettura della legge di stabilità a cui seguirà un commento dettagliato assieme alle proposte emendative della FLC CGIL.

Le linee politiche generali sottese alle scelte governative

Il declino del nostro Paese, che è precedente alla crisi del 2008, richiede scelte opposte, come non ci stancheremo mai di ripetere. È necessario modificare la specializzazione produttiva, mettendo al centro la sostenibilità, e per farlo serve una politica economica fondata su investimenti in istruzione, ricerca e tecnologia e guidata da un nuovo protagonismo dello Stato. Non è con un sistema di sgravi e incentivi che si possono raggiungere questi risultati. Con gli incentivi si aggrava solo il nostro debito tecnologico, perché chi è capace di fare innovazione, lo fa attraverso investimenti di lungo periodo.

Si prosegue quindi sulla strada sbagliata degli ultimi anni.

Abbiamo una manovra elettorale costellata di bonus per rispondere alle più svariate pressioni. Manca un’idea portante sul futuro Paese, su come uscire dalla crisi che, nonostante le recenti manifestazioni di ottimismo continua a mordere, soprattutto sul versante dell’occupazione giovanile (da ultimo i dati dell’Istat a confermarlo) e della precarietà. Manca un piano per investimenti infrastrutturali - di cui il nostro Paese è carente (edilizia scolastica, mobilità sostenibile, bonifica e riutilizzo delle aree urbane industriali dismesse, riqualificazioni urbane, messa in sicurezza del territorio, dissesto idrogeologico, prevenzione sismica e vulcanologica, ecc.) - in grado di creare posti di lavoro e combattere il divario sempre crescente fra Nord e Sud. Assolutamente insufficiente è la lotta all’evasione fiscale, ormai superiore ai 200 miliardi di € annui, come confermato da recentissimi studi. Mancano interventi seri per combattere la povertà crescente nel nostro Paese e nessuna proposta di reddito d’inclusione degno di questo nome. Assente un intervento sulle pensioni volto a correggere le deformazioni del sistema, di cui l’innalzamento automatico dell’età pensionabile è un esempio. Decisamente insufficienti, infine, le risorse destinate alla stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione, quasi nulle per i settori di istruzione, ricerca e università.

Contratti pubblici. Risorse poche e nessuna stabilizzazione del personale precario

Sul rinnovo dei contratti pubblici, la legge di bilancio per il 2018 crea le condizioni minime per avviare il rinnovo del contratto del comparto “Istruzione e Ricerca”, garantendo l’applicazione dell’intesa del 30 novembre 2016 tra Governo e sindacati. Anche se va però detto che questo vale per le amministrazioni centrali, come Scuola e AFAM, il cui finanziamento avviene attraverso la legge di bilancio, ma non per le amministrazioni a finanza “derivata”, come le università e gli enti pubblici di ricerca, che dovranno reperire le risorse nell’ambito dei propri bilanci, il che, dopo anni di de-finanziamento, potrà essere un problema non da poco. Gli stanziamenti previsti per il contratto assicurano l’aumento di 85 euro medi (che producono un incremento del 3,48% sulle masse salariali), garantendo nel contempo il mantenimento del bonus fiscale di 80 euro. Questo quadro non soddisfa tuttavia le nostre richieste di ulteriori risorse aggiuntive da destinare alla retribuzione del personale docente, Ata, educativo della Scuola, del personale tecnico e amministrativo delle università, dei ricercatori e tecnologi, tecnici e amministrativi degli enti pubblici di ricerca, del personale docente e tecnico-amministrativo delle accademie e conservatori. Le retribuzioni dei lavoratori dei settori della conoscenza sono tra le più basse d’Europa e meritano il giusto riconoscimento per le funzioni che svolgono: comunità educanti e comunità scientifiche che svolgono con passione il loro lavoro e che, nonostante i tagli subiti in questi ultimi anni e i mancati rinnovi contrattuali, hanno saputo mantenere alto il livello di qualitativo delle istituzioni in cui lavorano, in termini sia di risultati interni, che nel confronto internazionale.

Per questo rivendichiamo risorse aggiuntive per il comparto “Istruzione e Ricerca”, e i settori in esso ricompresi, con l’obiettivo di ridurre il divario delle retribuzioni rispetto al quelle europee dei rispettivi settori. Consideriamo un primo segnale lo stanziamento di risorse specifiche per il recupero retributivo di alcune categorie. Chiediamo che sia una priorità del Governo interrompere il trend di svalutazione dei salari e valorizzare tutte le professionalità del comparto della conoscenza, allineando i salari agli standard internazionali. Sarebbe un primo segnale di interesse verso l’importanza strategica di questo comparto.

I settori del comparto “Istruzione e Ricerca”

Scuola

Questi i vuoti che giudichiamo molto gravi: innanzitutto le risorse aggiuntive necessarie alla valorizzazione professionale dei docenti, degli educatori e del personale ATA. Del resto la stessa Ministra Fedeli ha più volte riconosciuto la distanza che esiste tra le retribuzioni del personale della scuola italiana al confronto con la media dei paesi Ocse. Ci aspettiamo che dalle dichiarazioni di principio si passi ai fatti.

Un primo passo poi è stato lo stanziamento delle risorse per rimuovere il divieto di sostituire gli assistenti amministrativi e tecnici assicurando la nomina dal trentesimo giorno di assenza. Finalmente sono state create le condizioni per bandire il concorso per l’assunzione dei direttori dei servizi generali e amministrativi prevedendo la possibilità per i colleghi facenti funzione di potervi accedere anche in assenza di laurea specifica.

Resta invece senza risposta la nostra richiesta di estendere l’organico di potenziamento alla scuola dell’infanzia e al personale Ata. Entrambe le categorie sono state escluse ancora una volta dal piano di assunzioni straordinario su tutti i posti liberi, oltre il turn over.

La scuola quindi, a una prima sommaria lettura del testo governativo, non può dirsi soddisfatta della legge di Bilancio 2018, per questo la FLC CGIL metterà in campo tutte le iniziative di mobilitazione necessarie per ottenere quegli investimenti aggiuntivi destinati al riconoscimento delle professionalità, all’innalzamento della qualità dell’offerta formativa e al riequilibrio delle retribuzioni dei lavoratori.

Istruzione tecnica superiore

Al contrario di quanto solennemente affermato nelle scorse settimane da autorevoli esponenti del governo sulla necessità di investire massicciamente nella formazione tecnica terziaria non universitaria, le risorse stanziate sono irrisorie per gli istituti tecnici superiori (ITS). È previsto l’ennesimo intervento di manutenzione del sistema relativo alla definizione dei requisiti che gli ITS devono possedere al fine del rilascio del diploma. Di manutenzione in manutenzione il sistema rischia di spegnersi progressivamente in mancanza di obiettivi strategici chiari nel medio- lungo periodo

Università

Per quanto riguarda l’università, gli interventi sono assolutamente insufficienti e non bastano certo i 1.200 posti a concorso per ricercatori di tipo B a invertire la rotta. Il sistema universitario ha perduto negli ultimi dieci anni circa il 20% dei docenti a causa delle drastiche riduzioni del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) e delle notevoli limitazioni al turn- over. Una contrazione sostanzialmente analoga è avvenuto nel personale tecnico e amministrativo. In questo decennio i lavoratori e le lavoratrici, assunti con contratti precari o atipici, sono quelli che hanno consentito agli Atenei di funzionare e garantire le attività di ricerca e di didattica. Si pone la necessità e l’urgenza, per salvaguardare il sistema universitario nazionale, di un piano straordinario di assunzioni e stabilizzazioni nella docenza e nella ricerca per almeno 20mila nuove posizioni nel prossimo quadriennio, in deroga ai punti organico e con risorse aggiuntive al FFO. Analogamente sono insufficienti l’intervento a favore del diritto allo studio, quello sugli scatti stipendiali del personale docente. Infine è grave la mancanza di un intervento per assicurare la flessibilità sul fondo del salario accessorio per il personale tecnico e amministrativo.

Enti di ricerca

Nessun intervento per le stabilizzazioni dei circa 10.000 precari che da almeno 10 anni operano negli enti. Resta indefinite il rifinanziamento delle istituzioni di ricerca, colpite da anni di tagli lineari e troppo spesso dimenticate, nonostante la loro importanza per il sistema paese.

I risultati scientifici che le nostre istituzioni riescono a raggiungere sono di primissimo livello, per questo gli enti pubblici di ricerca meritano di essere valorizzati e rilanciati a partire dalla stabilizzazione di tutti i precari, dal loro rifinanziamento e da un rinnovo contrattuale in grado di rispondere alle deficienze retributive del settore, sul piano del confronto internazionale, dal rilancio della contrattazione in tutte le sue forme.

AFAM

Il sistema dell’alta formazione artistica e musicale è nel disegno di legge di bilancio semplicemente ignorato. Nessuna delle urgenze attualmente in campo è affrontata, come ad esempio la stabilizzazione dei precari e la statizzazione degli ex istituti musicali pareggiati e della Accademie di belle arti cosiddette storiche. Sono annunciati emendamenti durante l’iter parlamentare, ma la politica degli annunci a cui non seguono fatti concreti ha tanti precedenti in questo settore che la cautela è d’obbligo. Nel frattempo la FLC CGIL metterà in campo non solo proposte, ma anche forti iniziative di contrasto, ricercando al tempo stesso, la condivisione con le altre organizzazioni sindacali.

Le politiche sbagliate sui settori della conoscenza

Purtroppo questa manovra finanziaria conferma l’impostazione sbagliata degli anni precedenti che tanti danni ha causato e causa ai settori della conoscenza.

Noi abbiamo calcolato che occorrono 21 miliardi di euro per colmare il gap di investimenti in istruzione e ricerca rispetto alla media dei paesi OCSE.

Anche la regolarità dei contratti è una precondizione per lo sviluppo. Oggi misuriamo i guasti profondi provocati dall’assenza dei contratti, l’unico strumento che ha permesso un qualche sviluppo dell’autonomia scientifica e didattica dei nostri settori e le necessarie flessibilità organizzative. Fuori dalla contrattazione si è sviluppata una burocrazia elefantiaca e paralizzante, costosa e inefficiente.

I settori della conoscenza hanno atteso abbastanza per vedersi riconosciuti i diritti e per dare il proprio contributo allo sviluppo dell’efficienza dei servizi istituzionali, della ricerca e della scuola tramite i contratti.

Per quanto già detto in assenza di risorse “aggiuntive”, siamo pronti alla mobilitazione.