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Piazza della Loggia. Domanderemo ancora, sempre, giustizia

La sentenza della Corte d’Assise di Brescia assolve gli imputati della strage

17/11/2010
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A cura della FLC CGIL di Brescia

36 anni fa il 28 maggio 1974 una bomba uccise 8 cittadine, cittadini bresciani, lavoratori presenti in piazza Loggia  nel corso di una manifestazione promossa con uno sciopero di CGIL, CISL , UIL dal Comitato unitario antifascista per denunciare il clima di sopraffazione e di violenza che in quei mesi viveva la città con attentati  fascisti alle sedi dei partiti e delle associazioni , con pestaggi ripetuti nelle scuole e davanti alle fabbriche.

La bomba infilata in un cestino esplose alle 10,12 mentre Franco Castrezzati , segretario della CISL, stava svolgendo il suo comizio .

Da quel momento la storia della città cambiò il proprio corso, nessuno allora, nessuno oggi dubitò e dubita che la strage fosse ricercata, voluta e non casuale, con lo scopo evidente di impaurire l’insieme delle forze politiche e sociali, i lavoratori e gli studenti che in quegli anni stavano trasformando la natura della democrazia, la forma sociale del paese attraverso rivendicazioni civili, sociali, culturali.

Le lavoratrici e i lavoratori assunsero nei giorni successivi il “controllo democratico” della città con una compostezza e una dignità grandi , nuove, insolite, non mai sperimentate, si sentirono istituzioni della città, capovolgendo le nefaste intenzioni del gesto criminale dei fascisti.

Lo faranno fino al giorno dei funerali, accompagnando con un silenzio capace di lenire il dolore nella riflessione le loro compagne e compagni, si  appropriarono delle loro vite recitando ogni anno il 28 Maggio il loro nome: Giulietta Banzi, Clementina Calzari, Alberto Trebeschi, Livia Bottardi, Luigi Pinto, Euplo Natali, Vittorio Zambarda, Bartolomeo Talenti, conoscendone la straordinaria esperienza di vita indagando le tracce, le testimonianze che i parenti hanno messo a disposizione di una città civile che si arricchiva nel confronto con le storie di dedizione esemplare delle proprie concittadine e concittadini.

Con quale compostezza e attenzione nel corso degli innumerevoli incontri  le giovani generazioni hanno ascoltato e accolto questa dimensione storica dei fatti consentendo che riuscisse quella saldatura della comunità che la fa essere tale nella condivisione di valori comuni.   

Oggi 16 novembre 2010 lo stesso silenzio partecipe ha accolto la sentenza, l’ennesima, con la quale, ancora, i parenti, la città vedono irrisolta la loro volontà di giustizia, il desiderio ardente di verità.

Così resta senza senso il dolore, vaga sapendo di confrontarsi con una ferita fatta di innumerevoli vite spezzate, di aspirazioni, sogni che non si compongono.

Segreti colpevolmente mantenuti tali ed emersi con tutta evidenza nel corso anche di questo dibattimento  confermano quanto avevano lucidamente inteso coloro che organizzarono e parteciparono alla manifestazione di quel giorno: solo la connivenza fra gli assassini e parti delle istituzioni rendeva possibile quello e gli altri infami gesti di stragismo.

Il sentimento di amarezza di questi momenti troverà soluzione solo in un rinnovato impegno di quanti non lasciano alla rassegnazione dei tempi il sopravvento sull’ansia di giustizia , è stata per questi 36 anni il “sale” con il quale abbiamo colorato, impreziosito il nostro intervento nella scuola come educatori, nella città come cittadini maturi; non ci è possibile rinunciare , non ci è concesso  ripiegare le bandiere della giustizia e della solidarietà sociale oggi che questi temi attraversano non solo le sentenze storiche, ma anche luoghi nuovi e persone  diverse.

 In questo agire sta il nostro non dimenticare.