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Il resoconto dell'assemblea nazionale della FLC: "Uscire dalla crisi investendo nella Conoscenza"

Si è svolta il 3 dicembre 2008 presso l'aula magna dell'Università Roma III

04/12/2008
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>> Sciopero generale 12 dicembre 2008 <<

>> I documenti con le nostre proposte <<

Si è svolta a Roma il 3 dicembre 2008 l’assemblea nazionale dei quadri e delegati della FLC Cgil in cui sono state presentate le proposte della FLC Cgil su Scuola, Università, Ricerca e Afam, che saranno rappresentate ai tavoli di confronto del Ministero; le proposte sono la base per l’apertura di un dibattito che affronti il merito dei problemi e diano un contributo per l’avvio di serie riforme nei settori della conoscenza.

L’assemblea è stata una ulteriore tappa della mobilitazione della FLC Cgil, l’occasione per smentire chi ci accusa di essere buoni solo a dire dei “NO” e in preparazione dello sciopero generale del 12 dicembre.

I lavori dell’assemblea sono stati aperti dalla relazione di Domenico Pantaleo, Segretario generale della FLC Cgil.

Il Segretario generale ha ricordato l'importanza dello sciopero del 12 dicembre invitando tutta l'organizzazione ad uno sforzo straordinario per la sua piena riuscita.

Lo sciopero del 12 non è un atto identitario della CGIL ma rappresenta la denuncia della grave crisi che attraversa il Paese, crisi non solo economica ma anche culturale e sociale. La CGIL deve mantenere la sua autonomia e nel contempo dialogare con tutti i soggetti ed i movimenti in campo, a partire dal movimento degli studenti.

Il tema centrale è il rapporto tra sapere e lavoro, tra istruzione e welfare. Per questo l'adesione allo sciopero da parte degli studenti è particolarmente significativa.

Va tenuto aperto il confronto con CISL e UIL, doveroso visto la richiesta di unità che cresce tra i lavoratori.

Il problema non è se è giusto o sbagliato lo sciopero, ma qual è il giudizio che il sindacato dà dei provvedimenti del Governo e quali alternative di lotta e di mobilitazione si vogliono mettere in campo.

La manovra economica del Governo è solo una manovra una tantum, senza interventi strutturali. L'idea di fondo è garantire uno Stato minimo ed affidarsi per il resto al ruolo del mercato.

In questo quadro non ci sono scelte di investimenti sui settori della conoscenza.

La CGIL ha presentato una proposta alternativa sulla base della necessità di maggiori investimenti (23 miliardi di euro) soprattutto a favore del lavoro dipendente sia sul versante del reddito che del sostegno all'occupazione e contro la precarietà, ed a sostegno dei consumi.

In questa proposta i temi della conoscenza sono centrali e lo stesso sciopero del 12 è la naturale prosecuzione degli scioperi del 30 ottobre e del 14 novembre. In assenza di risposte concrete la mobilitazione proseguirà anche dopo il 12 dicembre.

Il Segretario generale ha quindi illustrato le proposte che la FLC Cgil ha elaborato su Scuola, Università, Ricerca e Afam, e che rappresentano il nostro punto di vista ai tavoli di confronto aperti e che si apriranno al Ministero.

Proposte aperte al confronto ed alla discussione interna alla FLC ed esterna con i diversi soggetti sociali e sindacali.

Al confronto con il Governo la FLC Cgil si presenterà ponendo come condizione il ritiro dei provvedimenti già approvati, cosi come sosterrà la raccolta di firme a sostegno del referendum per l'abrogazione della legge Gelmini.

Sono seguiti gli interventi di docenti, precari, studenti, e di una mamma del Coordinamento genitori/insegnanti.

Inizia Germano Delfino, ricercatore precario del CNR che esordisce ricordando che lo slogan "Noi la crisi non la paghiamo" è dell'onda ma anche nostro.

Si continua a parlare di centralità della ricerca, ma si continua a tagliare. In un paese in cui le imprese fanno pochissima ricerca, lo Stato ha deciso di tagliare fondi e persone. L'ultimo taglio è per la missione in Georgia.

Sui precari si usa un meccanismo tipo "cluster bomb" chi è precario da più di tre anni va a casa o se ne va all'estero. Rimanendo non ci sarà nulla né sui diritti né sulle certezze per il futuro, né sul reddito. E non c'è neppure garanzia di libertà di ricerca. L'Italia sarà sempre meno sviluppata e meno libera e democratica.

Lo sciopero del 12 dicembre deve essere l'inizio di una lotta per un Paese migliore.

Lo studente Luca De Zolt, portavoce nazionale della Rete degli Studenti medi è intervenuto per sottolineare il ruolo degli studenti nel movimento e l’importanza del rapporto con la Cgil in questa difficile fase di lotta.

E’ poi intervenuta Raffaella Pulejo, docente di Storia dell’arte all’Accademia di Brera, che ha illustrato innanzitutto la particolare composizione e articolazione del mondo dell’Alta Formazione Artistica e Musicale. Una realtà di circa 10.000 addetti che la legge 508/99 ha equiparato sul piano formale all’Università ma che da dieci anni stenta a veder riconosciute e sviluppate le sue intrinseche potenzialità. A proposito di valutazione, di cui tanto si parla, l’Afam ha nei suoi studenti, fortemente motivati alla frequenza e attenti alla qualità dell’offerta formativa, i migliori giudici sulla validità del lavoro dei docenti: questi studenti e questi operatori hanno bisogno di più ascolto, più coinvolgimento, più protagonismo.

Alcune riflessioni e proposte.
Le occasioni di miglioramento offerte dalla contrattualizzazione del comparto (cosa che non è per il resto dell’Università) dovrebbe consentirci di modulare meglio le rivendicazioni sui vari istituti contrattuali adeguandoli alle specifiche situazioni dell’AFAM.

La dimensione "contenuta" del comparto dovrebbe spingerci ad esplorare la possibilità di sperimentazione che magari altrove è più difficile. Occorre chiedere le risorse, i regolamenti attuativi della legge, eventuali interventi correttivi della norma stessa.

Una riflessione finale.
Il Governo pensa che il talento individuale nell’arte comunque è destinato ad emergere anche in condizioni difficili. Non è così perché anche l’artista più famoso e ricco di talento è comunque passato attraverso le strutture formative organizzate. Per questo i tagli e la mortificazione dei nostri settori sono un attacco e una mortificazione dei talenti di oggi e di domani.

L’insegnante precaria di francese Rossanna Lischio ha esordito ricordando che probabilmente farà parte dei precari che resteranno a casa il prossimo settembre se si applicheranno i tagli Tremonti/Gelmini.

C'è una forte sottovalutazione dell'insegnamento delle lingue: si vede anche dalla costante diminuzione dei posti disponibili per le supplenze.

Come è stato utile lo sciopero del 30 ottobre, che ha visto un'adesione mai vista anche in Puglia, lo sarà sicuramente anche quello del 12 dicembre.

Interviene la studentessa dell’università di Roma Tre Francesca Damiani sostenendo che il movimento studentesco presente oggi nelle nostre università, si presenta molto variegato. È un’onda in movimento che vuole essere ascoltata da chi prende decisioni per il loro futuro. È un movimento che ha difficoltà a farsi rappresentare in modo unitario ma ha ben precisi alcuni obiettivi ed ha una forte sfiducia nei confronti di questo governo che prende decisioni senza nessun confronto.

Alla base dei cambiamenti devono esserci i principi della non violenza, il confronto, la democrazia. L’obiettivo principale è la conoscenza quale strumento pubblico: scuola pubblica, università pubblica.

Obiettivi comuni sulle politiche della conoscenza creano le condizioni di una forte intesa del movimento con la CGIL e la FLC per costruire un percorso comune di opposizione a chi non vuol costruire un futuro alle nuove generazioni.

Il Prof. Piero Lucisano, dell'Università La Sapienza di Roma, ci ricorda che la conoscenza è un bene pubblico che risiede nelle teste e nei cuori delle persone e per questo non può essere privatizzata, ma deve essere continuamente rinnovata e necessita di ricambio.

Il Governo, invece, ai pensionamenti non fa seguire il ricambio e si perde in tal modo il senso ed il valore del bene conoscenza, che viene meno insieme alle persone.

Non è mai stato raggiunto un livello così basso nella discussione sulla conoscenza: i toni ed i modi sono da discussione al bar dello sport, mentre sono problemi seri che richiedono rigore.

Abbiamo apprezzato l’entusiasmo dell’Onda: gli studenti ci hanno ridato speranza. La forza della sinistra e del sindacato è l’organizzazione, perché così le idee si trasformano in elementi di cambiamento.

Abbiamo bisogno di coinvolgere ancora di più le persone, i nostri colleghi, perché la situazione richiede un confronto maggiore.

In tal senso, la situazione che si è prodotta alla Sapienza di una partecipazione al voto di 10.000 studenti, a fronte di una presenza nelle piazze di circa 50.000 chiede di essere affrontata: c’è un problema dei modelli di rappresentanza.

Oggi abbiamo iniziato la nostra discussione sulla base di un Documento: ciò ci consente di riconoscersi, di sentirci parte di un progetto collettivo.

Dobbiamo ripartire dai valori, da quale società vogliamo e dobbiamo ripartire quindi dal lavoro, che non può essere precario, perché la conoscenza ha bisogno di cuore e di cervello e senza il senso di appartenenza, senza il senso di cooperazione di un lavoro collettivo non si cresce.

Anche sulla valutazione la discussione sta diventando da bar dello sport: la valutazione della qualità è un fatto complesso. Vanno cercati criteri sensati, con il contributo e le proposte delle autonomie: diamo modo ad esse di esprimersi.

Questo Governo ha una sua idea di uguaglianza, che tende a portare verso il basso. Legge male i dati OCSE che dicono che al Sud si investe meno in conoscenza, c’è meno tempo pieno e quindi condizioni che penalizzano le persone che vivono in quelle zone.

Per tutto questo scioperiamo il 12 dicembre, consapevoli che quella giornata è solo la tappa di un lungo cammino, che vale la pena fare.

Calogero Gazzetta, insegnante elementare, apre ironicamente il suo contributo affermando che è maestro unico da anni perché è l'unico insegnante uomo della sua scuola.

Afferma che lo sciopero del 12 dicembre è un evento importante di risposta alle misure inadeguate che il Governo offre a fronte della grave crisi che vive il Paese. Dice sì allo sciopero perché la piazza è un simbolo del dissenso democratico e perché occorre difendere i luoghi della conoscenza perché siano di qualità e liberi da baronie e privilegi. L'Italia, prosegue, non è tutta uguale per motivi culturali, sociali e politici e le norme del governo incidono su tutti ma anche in maniera diversa tra Nord a Sud. Ricorda che la trasformazione degli atenei in fondazioni, soprattutto nel Mezzogiorno, può diventare facilmente un terreno fertile per gli interessi criminali. Così come il maestro unico per quelle realtà del Sud d'Italia che non hanno il tempo pieno per carenze di strutture. Afferma che lo slogan degli studenti "Noi la crisi non la paghiamo" è lo slogan di tutto il mondo della conoscenza e che occorre continuare a sostenere la mobilitazione in atto, a partire dalle rivendicazioni per i lavoratori precari per i quali le norme del governo sono la "distruzione della speranza".

Ricorda, inoltre, la straordinaria adesione allo sciopero della scuola del 30 ottobre scorso – che, sottolinea, avrebbe "consigliato" a qualunque altro ministro dell'istruzione di dimettersi – ed afferma che scendere in piazza il 12 dicembre è una risposte forte che contribuisce a mantenere alta l'attenzione e la mobilitazione a sostegno di una società davvero solidale dove i bambini diversamente abili o stranieri non siano considerati un fastidio o un pericolo e dove ai bisogni dei più deboli non si risponda con l'umiliazione di un'elemosina mascherata (social card).

Il Prof. Michele Abrusci, docente dell'università Roma Tre che ci ospita, ha sottolineato l'importanza dello sciopero del 12 dicembre che sarà utile anche per sconfiggere il disegno di marginalizzazione della CGIL.

E' necessario il coinvolgimento dei lavoratori della conoscenza su temi molto concreti. In particolare sul pericolo rappresentato dalle fondazioni universitarie, specie in questa fase di crisi economica e finanziaria, che sarebbe la fine del sistema pubblico.

Contro le norme che introducono la discrezionalità per il collocamento in pensione del personale: dobbiamo chiederne l'abrogazione o almeno l'adozione di criteri oggettivi e uguali per tutti.

E infine il rilancio delle politiche della conoscenza innanzitutto con il superamento del precariato: solo l'innesto di forze nuove e giovani, con la sicurezza delle prospettive, potrà dare il giusto impulso alla ricerca e al sistema formativo.

Emanuela Peppicelli, mamma del coordinamento genitori/insegnanti "Non rubateci il futuro" - 192° CD "Iqbal Masih" di Roma, ringrazia la FLC per l'opportunità offerta al movimento che oggi qui rappresenta. Un movimento che è nato spontaneamente proprio perché non ci sono molte istanze politiche ed organizzazioni che si facciano carico di raccogliere e veicolare il dissenso della società civile contro le norme del governo sulla scuola. Denuncia poi che fino alla metà di ottobre si è registrato il silenzio assoluto da parte dei mezzi di informazione sulle iniziative dei comitati ed è stato nel momento in cui è scesa in piazza l'ONDA degli studenti che anche i vari movimenti di genitori/insegnanti hanno trovato più forza e visibilità.

Ricorda che dopo la conversione in legge del decreto 137 questo movimento ha deciso di continuare a tenere alta l'attenzione ed è per questo che è stato proposto un referendum abrogativo. L'impegno - aggiunge - è quello di non disperdere quanto fatto finora e che ha visto crescere la più grande e straordinaria mobilitazione sulla scuola che il Paese ricordi. Le azioni messe in campo hanno contribuito, seppur parzialmente dato i rapporti di forza, ad aprire qualche buco nel muro di silenzio del governo alle richieste di rivedere norme che sono un attacco al futuro dei ragazzi e della scuola pubblica.

Sottolinea inoltre che ci vuole un fronte unico di tutti i coordinamenti dei genitori e degli insegnanti che sia pronto a fronteggiare con proteste e proposte la prossima emanazione dei regolamenti attuativi del Piano programmatico per la scuola. Richiama il parere della VII Commissione Cultura della Camera, proposto dall'On. Aprea e approvato a maggioranza, che apre su alcuni punti fondamentali come la conferma del tempo pieno con due insegnanti per classe e che rende residuale il maestro unico e il modello a 24 ore. Ma, si chiede, come faranno i regolamenti a conciliare le condizioni espresse nel parere Aprea con i tagli? Quello che va ribadito è che il tempo scuola a 40 ore e la contemporaneità degli insegnanti non sono formule astratte ma sono valori aggiunti che consentono i giusti interventi per gli alunni diversamente abili, per gli alunni stranieri e per far emergere le eccellenze con azioni che non sono nozionismo ma "sapere organizzato" per le future generazioni che si troveranno immersi in un mondo globale.

Ricorda poi che la tensione e la mobilitazione devono essere mantenute alte anche perché è in discussione il ddl Aprea che avrà devastanti ricadute sui docenti e su tutta la scuola pubblica. Chiede di rafforzare la collaborazione con la Cgil che, afferma, è l'unico soggetto che oggi sostiene i genitori e chiede alla FLC di invitare insegnanti e RSU ad organizzare incontri con i genitori per discutere questo disegno di legge che il governo intende portare a termine. Sottolinea, infine, che la trasversalità espressa dal coordinamento è un elemento indispensabile per portare avanti le iniziative in campo contro i tagli al sistema di istruzione. Anche per questo, sostiene, il Coordinamento "Non rubateci il futuro" sarà in piazza con i lavoratori della scuola in occasione dello sciopero generale del 12 dicembre.

Alessandro Arienzo, ricercatore dell'Università Federico II di Napoli, è partito dall'analisi delle politiche del Governo, che nascondono il tentativo di minare il ruolo che la cultura e il sapere svolgono come fattori di promozione e di mobilità sociale, oltre che di sviluppo civile ed economico. Esse segnano la progressiva riduzione e sostituzione del pubblico nei settori della conoscenza con logiche e strumenti di mercato.

Il movimento è riuscito fin qui ad affermare il principio: "Noi la crisi non la paghiamo". Si tratta però di comprendere che la crisi è economico/sociale, ma anche culturale e professionale.

Dobbiamo mostrarci capaci di arricchire il dibattito pubblico e politico con le nostre proposte e piattaforme. Perché anche le idee, le buone idee, hanno una loro forza intrinseca. La difesa del pubblico, i temi del finanziamento e della valutazione, le necessarie riforme del sistema universitario, lo stato giuridico della docenza, l'analisi critica del "3+2", rappresentano i temi di un impegno sindacale che non è conservazione, ma vera riforma.

Il Segretario generale della FLC Cgil di Torino Igor Piotto inizia il suo intervento analizzando lo sviluppo del movimento degli studenti la cui crescita lascia intendere un bisogno di dissenso che ha trovato una forma organizzata. La specificità del movimento di questi mesi è che ha visto insieme lavoratori, genitori, studenti ed Enti locali. Un filo rosso lega le assemblee i movimenti nella critica forte verso le disuguaglianze sociali ed il loro rapporto con il sapere. Un tema che ha trovato ascolto in ampi segmenti dell’opinione pubblica.

La formazione deve svolgere un ruolo di coesione e di promozione sociale visto che è provata l'incidenza del livello di cultura della famiglia sulle prospettive dei giovani.

Prosegue sostenendo che si deve difendere il valore del lavoro nelle scuole, nelle università nell’afam, nei centri di ricerca: quelle professionalità che non trovano adeguato riconoscimento. La crisi economica ha un legame con il ruolo dell'Università: l'innovazione nasce dalla ricerca e produce sviluppo. Si deve risolvere il precariato a partire dalle procedure democratiche e trasparenti di reclutamento, e dalla necessità di contrattualizzare i docenti universitari.

Si deve tenere il filo del discorso nel quadro dello sciopero generale del 12 dicembre e riaffermare il valore di quelle donne e uomini che producono merci e servizi e beni immateriali che chiamiamo “sapere”.

Conclude l’assemblea Fulvio Fammoni, Segretario confederale della CGIL.

Fra 9 giorni ci sarà lo sciopero generale e la conoscenza deve stare al centro di questo sciopero, comeè nelle assemblee, negli attivi, nelle iniziative che si stanno realizzando in questi giorni.

Siamo in una fase difficile per il nostro Paese; nessuno sa quanto durerà questa crisi e come se ne uscirà.

L’Italia ha caratteristiche che ne aggravano la prospettiva; in particolare ne voglio segnalare due:

  1. la dimensione media delle nostre imprese è piccola, e ciò comporta una qualità bassa della produzione; la concorrenza si fonda sui costi;

  2. abbiamo un gap rispetto agli altri paesi nei settori della conoscenza: non solo meno ricerca, assenza di legge per l’apprendimento degli adulti, meno risorse. Abbiamo il tasso più alto di dispersione scolastica; abbiamo una vera e propria bomba ad orologeria che riguarda i migranti.

A questa crisi, più grave di quella degli altri paesi il Governo risponde in modo del tutto inadeguato:

  • le risorse destinate alla crisi sono la metà di quelle di altri paesi;

  • le insufficienti risorse sono mal distribuite e per giunta si tratta di UNA TANTUM che sicuramente nonaiutano al rilancio dei consumi, perché arriveranno solo fra mesi e saranno accantonate dai pochi che le riceveranno per far fronte al futuro incerto;

  • gli ammortizzatori sociali partiranno dal 2009, escludendo tutti quei precari che verranno licenziati, per responsabilità delle leggi di questo Governo, che contribuiscono ad aumentare la disoccupazione.

Le ragioni per lo sciopero del 12 dicembre ci sono dunque tutte e quella giornata sarà importante per i diritti delle persone che rappresentiamo.

Il Governo fa demagogia quando parla di dialogo, visto che non intende rimuovere i tagli previsti dalle sue leggi.

Sta a noi mantenere vivo, a sostenere il movimento, ribadendo che il Governo non si confronta nel merito.

Veniamo accusati di essere quelli del No: non c’entra niente il fatto che abbiamo fatto proposte, che raccoglieremo firme per una legge di iniziativa popolare sull’apprendimento permanente, che chiediamo una effettiva attuazione dell’elevamento dell’obbligo scolastico, che non divida sulla base del censo, che diciamo che i nidi vanno potenziati, che va costruito un rapporto tra la scuola ed il lavoro. Abbiamo tappezzato il Paese delle nostre proposte!

Dobbiamo far vivere queste nostre proposte.

Noi non ci sentiamo affatto né siamo conservatori; noi vogliamo cambiare la situazione di scuola, università e ricerca. I conservatori sono da un’altra parte.

Il 12 è una tappa del nostro percorso, ci fermeremo solo quando avremo raggiunto i nostri obiettivi.

Nei prossimi giorni saremo fatti oggetto di attacchi pesantissimi: ad essi possiamo rispondere solo con il rapporto con le persone.

Incontriamo le persone nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nei mercati; parliamo con loro e così faremo vivere appieno l’iniziativa confederale che ha al centro la conoscenza.

Roma, 3 dicembre 2008

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