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MCE a proposito del convegno a San Patrignano

Comunicato stamoa MCE

02/10/2003
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Comunicato stamoa MCE

SAN PATRIGNANO, MON AMOUR

I contesti non sono neutri, né é indifferente la valenza simbolica che assume una determinata idea di organizzazione per chi deve pensare all'organizzazione dell'educazione.
Occorre distinguere, separare, rivendicare con forza specificità e funzioni quando l'appannamento di significati risponde a progettualità che non vanno nella direzione della ricerca di bene comune, quando si tende a sostituire nelle rappresentazioni sociali contenimento e coercizione alle pratiche di co/evoluzione e di scambio e riconoscimento, più lunghe e faticose ( e dispendiose) ma più proficue nel lungo periodo.
La scuola pubblica, in molti casi, ha saputo elaborare proprie strategie non segregative e non emarginanti; ha saputo imparare dalle diversità, trasformarsi in contesto di accoglienza, di permanenza, di accompagnamento alle proprie soglie per tutti i soggetti in forme differenziate garantendo spazi a tutti. Il 'normale' disagio al suo interno non é più, in molte situazioni, elemento di disturbo da espellere, da affidare ad altri -istituzioni, enti privati, istruzione professionale, assistenza in spazi protetti. La dispersione è diventata nodo problematico, in sintonia con la ricerca per tutti di orientamento, attorno a cui la scuola ricerca soluzioni, formula proposte, costruisce progetti di potenziamento e valorizzazione.
Un segnale come quello che viene oggi dal ministro Moratti è un segnale grave. e' la rinuncia dell'istituzione pubblica, della scuola di tutti, operata dalla sua massima rappresentanza di vertice, a farsi carico dei problemi di tutti in modo civile, democratico, trasparente, costituzionale.
I ministri dell'istruzione della U.E. vanno allertati, vanno invitati a rifiutarsi di partecipare a un incontro europeo ai massimi livelli in una struttura che ha fatto del cambiamento coatto e della segregazione il segreto del suo fascino segreto e dei suoi business.
La pedagogia italiana che si occupa dell'integrazione, del successo formativo , delle potenzialità di apprendimento, della co-evoluzione, della cooperazione educativa, deve ribadire fermamente che diffida, che vigila, che attende inquieta i segnali che da tale contesto 'speciale' possono emergere. Segnali di affidamento al privato, a gruppi di affari, a cooperative di ispirazione integralista, di tutto un settore ad oggi affidato in gran parte al volontariato pubblico della scuola di tutti i giorni, con scarsità di mezzi e di supporti.
E' tale realtà che va appoggiata riconoscendo gli sforzi, i tentativi di operare in rete, di interloquire con il territorio in cui i problemi sono originati, non di trasferirli in altri territori più o meno protetti
'ttorno all'educazione, all'accoglienza del disagio, ai rischi di dispersione, esiste oggi una pluralità di ricerche, di pensieri, di esperienze.
Un ministero dell'educazione deve assumersi il compito di mettersi in ascolto di queste voci diverse e di metterle in relazione tra di loro; non dovrebbe mai, pena l'abdicare alle proprie funzioni, scegliere platealmente una sola - e connotata- proposta di soluzione al problema.

Roma, 2 ottobre 2003