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Al ministro sulla religione: la scuola è laica, l’insegnamento libero

In questi giorni abbiamo assistito ad un riaffiorare di una “pulsione” del Ministro Moratti a dare e rafforzare un’immagine, di sé e del Governo di cui fa parte, di migliori amici della gerarchia cattolica.

04/06/2004
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In questi giorni abbiamo assistito ad un riaffiorare - fenomeno politico peraltro non nuovo - di una “pulsione” del Ministro Moratti a dare e rafforzare un’immagine, di sé e del Governo di cui fa parte, di migliori amici della gerarchia cattolica.

I provvedimenti governativi in questa direzione non sono stati pochi.

Ricordiamo: la parificazione del servizio di insegnamento prestato nelle scuole private a quello prestato nelle statali; il bonus alle famiglie più abbienti frequentanti le scuole cattoliche d’élite a fronte di un forte disinvestimento nella scuola pubblica; l’immissione in ruolo di ben 15.000 docenti di religione cattolica ad assunzione episcopale, a fronte di centomila precari che attendono il ruolo da lunghi anni; la riforma della maturità con una commissione tutta interna che di fatto favorisce le scuole private e la dequalificazione complessiva della scuola (come provano le inchieste della magistratura e come puntualmente ha denunciato non da oggi la Cgil Scuola).

Inutile ribadire quanto questi provvedimenti, che abbiamo contrastato e denunciato con ogni mezzo, siano stati e siano dannosi per la scuola pubblica.

Ma ora la “pulsione” di cui sopra fa un salto di qualità. Infatti, nel firmare il 26 maggio 2004, insieme con il Cardinale Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale italiana, gli “Obiettivi specifici di apprendimento per l’insegnamento della religione cattolica nella scuola secondaria di primo grado”, il Ministro Moratti dichiara che “la Cei e il Ministero stanno elaborando insieme una risposta pedagogica alle diverse problematiche emergenti, ispirata all’”antropologia cristiana” (Agenzia di stampa AGI 26 maggio 2004 ore 14.26).

E un documento della Conferenza Episcopale Italiana sulla stessa questione ribadisce che “è tempo di passare a elaborare concreti “pacchetti di contenuti” di alto profilo per un approfondimento delle questioni epistemologiche e didattiche più significative alla luce dell’antropologia cristiana…”

Che gli obiettivi di apprendimento della Religione cattolica e le esortazioni pastorali siano di assoluta competenza dell’Episcopato è fuori discussione.

Ciò che invece non può passare sotto silenzio, come se si trattasse di un normale atto amministrativo tra i tanti di questo Governo, è il tentativo di veicolare messaggi che mettono in discussione la laicità della nostra scuola e la libertà costituzionale dell’insegnamento.

E’ inaccettabile il messaggio sotteso alle dichiarazioni del Ministro. Perché, in buona sostanza egli fa sapere che il Governo individua nella religione cattolica il principio ispiratore, coordinatore e vivificatore di tutte le discipline.

E tale capacità, “integrativa” di ogni disciplina, è affidata ad un insegnamento facoltativo, quale è quello della religione Cattolica, il quale, però, al contrario di altre attività previste nella controriforma Moratti, è inserito nelle 27 ore di curriculum obbligatorio.

Per noi la laicità e la libertà di insegnamento sono sostanziate dalla pluralità delle visioni culturali e dalla libera mediazione dell’insegnante, che - credente o non credente, cattolico o non cattolico - tende all’unico scopo dell’educazione e della crescita degli alunni.

In questo senso le discipline, i contenuti, le metodologie sono esclusivo patrimonio della docenza e non possono esistere operazioni di mediazione culturale indotte dal Governo o da altri organismi.

A garanzia di ciò vi è la Costituzione e la costante vigilanza di chi, come la Cgil Scuola e gli operatori scolastici, ha a cuore il pluralismo e l’autonomia della scuola italiana.

Roma, 4 giugno 2004