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Manovra, lettera aperta di Domenico Pantaleo ai lavoratori della conoscenza

Il Segretario generale della FLC CGIL sulle ragioni dello sciopero generale del 6 settembre 2011.

02/09/2011
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Lettera aperta alle lavoratrici e ai lavoratori della scuola, dell’università, della ricerca, dell’AFAM, della formazione professionale

Cara lavoratrice, caro lavoratore,
la seconda manovra finanziaria del Governo, dopo l’accordo Berlusconi-Bossi, è ulteriormente peggiorata nel segno dell’iniquità. Si rafforzano le ragioni dello sciopero generale del 6 settembre proclamato dalla CGIL. Tutti i lavoratori e tutti i cittadini devono mandare un segnale a questo Governo incapace, ormai commissariato dalla Banca europea, che continua a scaricare la crisi su chi ha di meno.

Hanno tolto ai redditi più alti il contributo di solidarietà – che provocava tanto dolore al Presidente del Consiglio - ma lo hanno lasciato sui dipendenti pubblici, che non fanno parte dell’elettorato di questa maggioranza. Non solo continuano a mettere le mani nelle nostre tasche, a toglierci soldi e servizi, ora ci rubano anche il tempo. Infatti, il prolungamento in servizio nella scuola mette in discussione il piano triennale di immissioni in ruolo, annunciato con tanta pompa in cambio del congelamento della progressione retributiva. Aveva ragione la FLC CGIL a non fidarsi di un Governo bugiardo, quando non ha firmato l’accordo del 4 agosto.

Lo sciopero generale pesa sulle spalle di lavoratori già duramente colpiti, ma è un atto di responsabilità che la CGIL compie verso lavoratori e pensionati a fronte di una manovra depressiva, fortemente iniqua che colpisce i redditi medio-bassi, cancella i diritti nel lavoro e riduce ulteriormente lo stato sociale, cancella la cultura, chiude il futuro ai giovani e non permetterà nemmeno di raggiungere gli obiettivi dichiarati per il pareggio di bilancio. L’anno prossimo ci leveranno pure il sangue.

Per anni questo Governo ha negato la crisi, accusando la CGIL di essere profeta di sventure. E intanto ha portato l’Italia in un vicolo cieco. Ma non gli basta. Oltre a rubarci soldi, tempo e futuro, con una furia ideologica senza precedenti, ci rubano anche la democrazia con interventi sul diritto del lavoro. Il ministro Sacconi, d’altronde, sostiene che non le persone sono titolari di diritti, ma i rapporti di lavoro, quindi tutto è derogabile, compresi i contratti. È ancora sull’altare dell’ideologia, quella responsabile della crisi mondiale, che viene tagliato lo stato sociale e i servizi e privatizzati beni comuni, nonostante nel referendum di giugno i cittadini abbiano detto il contrario.

Un’altra politica di risanamento è possibile. La CGIL ha elaborato una contromanovra che tiene conto dell’equità e della giustizia fiscale e indica dove trovare le risorse per lo sviluppo a partire dall’occupazione giovanile. In particolare propone una patrimoniale, la lotta all’evasione fiscale, l’aumento della tassa di successione, il taglio lineare e immediato di tutti i vitalizi di politici e amministratori pubblici, un fondo per la crescita, l’innovazione e la ricerca, una seria politica industriale a favore del sud. È stata anche lanciata una petizione popolare contro il tentativo di stravolgere l’identità e la memoria storica del nostro Paese cancellando le festività del 25 aprile, del 1 maggio e del 2 giugno. Una misura tutta ideologica perché, tra l’altro, non porta alcun contributo all’uscita dalla crisi. Lo sciopero è anche per dire che un’altra manovra è possibile.

I settori della conoscenza e il pubblico impiego sono i più colpiti. E da qui che la risposta dovrà essere più decisa, chiara e forte.

Cordialmente
Domenico Pantaleo