FLC CGIL
Elezioni CSPI, si vota il 7 maggio 2024

https://www.flcgil.it/@3808397
Home » Attualità » Formazione lavoro » Formazione integrata » Accordo Stato Regioni Enti Locali del 19 giugno ‘03: la parola ora passa alle Regioni

Accordo Stato Regioni Enti Locali del 19 giugno ‘03: la parola ora passa alle Regioni

Stanno per essere sottoscritte in questi giorni le Intese bilaterali Stato/ singole Regioni che, in attuazione dell’Accordo, approvato dalla Conferenza Unificata Stato Regioni Enti Locali tra il Miur, le Regioni e gli Enti locali sulla sperimentazione di percorsi formativi, dovrebbero colmare il “vuoto” prodotto dall’abrogazione della legge 9/99

23/07/2003
Decrease text size Increase  text size

Stanno per essere sottoscritte in questi giorni le Intese bilaterali Stato/singole Regioni che, in attuazione dell’Accordo, approvato dalla Conferenza Unificata Stato Regioni Enti Locali tra il Miur, le Regioni e gli Enti locali sulla sperimentazione di percorsi formativi, dovrebbero colmare il “vuoto” prodotto dall’abrogazione della legge 9/99.

Al vuoto legislativo prodotto da quella scellerata decisione, infatti, si è cercato di far fronte con l’ Accordo nazionale tra Governo, Regioni e il sistema degli Enti locali, che purtroppo non risolve, né di fatto né di diritto, un problema: nessuno può obbligare i quattordicenni a iscriversi e a frequentare alcun corso, scolastico o formativo. Tutto è rimesso alla loro volontà.

Ma come noto, sono stati e saranno i più deboli, socialmente e/o culturalmente, a non esercitare questa facoltà. Ed infatti, come ha riconosciuto lo stesso Miur, è solo per effetto di quella norma che dall’anno scolastico 1999- 2000 sono entrati nella scuola superiore circa 40.000 ragazzi in più. Certo non il totale di quelli che purtroppo si perdono nel passaggio dalla media inferiore a quella superiore, ma un numero di tutto rispetto che tendeva ad aumentare, se solo si fosse lasciata la norma e si fosse agito, con azioni positive, di sostegno e di orientamento.

E’ evidente, quindi, che la legge 53/03 non è una legge vuota, né una legge che non produce effetti immediati. Il problema sta nel fatto che quelli che produce sono effetti negativi, che fanno arretrare e non migliorare la qualità del sistema scolastico del paese.

Quell’Accordo tenta di ridurre i danni provocati da quell’approvazione ma, come abbiamo sostenuto nel corso degli incontri al Miur e con il Coordinamento degli Assessori regionali all’istruzione, lascia insolute alcune rilevanti questioni, che possono essere parzialmente ma significativamente superate a livello regionale, se nelle Intese bilaterali (Stato - singole Regioni) si stabiliscono principi e obiettivi, assenti nell’Accordo nazionale, quali:

  1. il carattere sperimentale e quindi transitorio delle Intese, finalizzate a sanare il “vulnus” prodotto dall’abrogazione della legge 9/99, escludendo, quindi, qualunque tentazione anticipatoria dei contenuti dei decreti legislativi attuativi della legge 53/03. Le Intese, da questo punto di vista, sarebbero in controtendenza rispetto ai contenuti di quest’ultima;

  2. aumentare il numero delle ragazze e dei ragazzi in possesso del diploma di scuola secondaria superiore;

  3. garantire il carattere formativo e orientativo delle attività realizzate, escludendo una loro finalità addestrativa o professionalizzante;

  4. rendere vincolante l’ integrazione tra il sistema di istruzione scolastica e quello della formazione professionale;

  5. riconoscere la titolarità di quei percorsi all’istituzione scolastica, (unico elemento che possa far riconoscere validità nazionale ai titoli rilasciati). Se così non fosse, si riconoscerebbe validità nazionale a percorsi regionali, da sempre realizzati dai sistemi regionali di formazione professionale ma privi di quella validità e spendibilità, proprio per l’assenza di elementi minimi comuni a livello nazionale.

  6. riconoscere e garantire l’ autonomia scolastica, e il conseguente rispetto della normativa in materia;

  7. il rispetto delle norme in materia di accreditamento degli Enti gestori della Formazione professionale, a partire dall’applicazione del CCNL della Formazione professionale ai formatori dipendenti dagli stessi.

Va, inoltre, esclusa qualunque ipotesi di “scambio” di personale tra i sistemi di istruzione e di formazione professionale, così come andranno respinte le riduzioni degli organici, eventualmente provocate dagli effetti di quella sciagurata abrogazione.

Sono in corso incontri a livello regionale con i sindacati di categoria e confederali che stanno contribuendo in modo significativo e positivo alla definizione dei contenuti delle intese bilaterali, indicando in modo anche originale, come ad esempio in Umbria, elementi qualificanti per le stesse. Dai contenuti definitivi delle intese dipenderà il giudizio della Cgil scuola.

Roma, 23 luglio 2003