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Alternanza scuola lavoro e obbligo di frequenza degli studenti nel triennio 2015-2018: dal MIUR una replica debole e incompleta

Il MIUR con un comunicato stampa elude i problemi posti dalla FLC CGIL.

09/05/2018
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Grande eco ha avuto nelle scuole e sui mass media, quanto denunciato dalla FLC CGIL sulla circostanza che per il triennio 2015-2018 gli studenti non avessero alcun obbligo di frequenza di un monte ore minimo di attività di alternanza scuola lavoro.

Il MIUR con un comunicato stampa ha replicato alle affermazioni della FLC CGIL affermando che non vi sarebbe alcuna deroga o dietro-front sull’Alternanza scuola lavoro.

Il comunicato è chiaramente elusivo dei temi posti dalla FLC CGIL e che qui elenchiamo nuovamente

  1. la “Guida operativa” del 2015 poteva imporre un monte ore minimo di frequenza agli studenti? Evidentemente no, come affermato chiaramente nella nota 7194/18: “Ai fini dell’ammissione dei candidati interni all’esame di Stato, si osserva che, per l’anno scolastico 2017/2018, la normativa nulla dispone circa l’obbligo, per le studentesse e gli studenti, di aver svolto un monte ore minimo di attività di alternanza scuola lavoro nell’ultimo triennio del percorso di studi”.
  2. È vero che le scuole in questi tre anni hanno operato nella convinzione (erronea) che fosse obbligatoria per gli studenti la frequenza dei tre quarti delle ore dell’alternanza riordinata dalla Legge 107/15?
  3. Qual è il valore giuridico della “Guida operativa”? Il MIUR in questi anni ha affermato che essa avesse valore prescrittivo per le scuole, tant’è che l’ha definita in passato, ma anche nel citato comunicato stampa, “Linee guida”. Peccato che la normativa vigente preveda indicazioni nazionali che possono essere adottate con decreto interministeriale previa Intesa in Conferenza Unificata (art. 3 comma 3 del D.Lgs. 77/05).
  4. Alternanza, apprendistato, lavoro autonomo, sono attività assimilabili? Secondo la nota 7194/18, si, contraddicendo quanto più volte affermato da questo ministero nei mesi scorsi.

Confermiamo come questa vicenda rappresenti l’ennesima testimonianza delle pesanti e insanabili contraddizioni che la Legge 107/15 lascia in eredità al prossimo governo.