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Unita’ sindacale: nasce la confederazione internazionale dei sindacati

Avviata una nuova fase per il movimento sindacale mondiale con il congresso svoltosi a Vienna nei giorni 1-3 novembre scorsi

24/11/2006
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E’ nata la International Trade Unions Confederation (ITUC) - Confederazione Internazionale dei Sindacati (Cis), in italiano - che unisce in un’unica organizzazione le due grandi confederazioni internazionali esistenti, cioè l’International Confederation of Free Trade Unions (ICTFU) e la Confédération Mondiale du Travail (CMT). L’obiettivo del nuovo soggetto sindacale mondiale, così come espresso dal Congresso costitutivo, è quello di diventare “ lo strumento di nuovo internazionalismo sindacale a vantaggio di tutti i lavoratori”, per questo è richiesto agli affiliati “ di unirsi in uno sforzo comune affinché la loro solidarietà e la loro influenza possano essere gli strumenti per un futuro migliore in un mondo più giusto”.

Il processo d’unificazione è durato circa due anni, mentre nell’arco di un anno dovrebbero svolgersi i congressi per unificare le Centrali sindacali di tutti i continenti. Al di là della complessa questione organizzativa, però, quest’importante riforma del sindacato internazionale dovrà misurarsi con una serie di problemi che inevitabilmente ne segneranno il destino: il ruolo di un sindacato mondiale nello scenario economico e politico caratterizzato dalla globalizzazione; la lotta contro la povertà e a favore dei diritti umani, sociali ambientali e sindacali: il rapporto con i governi e con le istituzioni internazionali; il rapporto con le società multinazionali e il loro strapotere, per giungere ad un’effettiva responsabilità sociale del loro operato; il rapporto con le Federazioni sindacali internazionali. Tutti nodi delicati che la Cis intende affrontare apertamente, secondo quanto indicato dalla risoluzione approvata dal congresso.

Un’altra globalizzazione

Il congresso impegna la Cis a “ cambiare radicalmente” la globalizzazione, in modo che vada a vantaggio delle lavoratrici e dei lavoratori, dei disoccupati e dei poveri. E’ necessario un governo dell’economia globale che combini i tre pilastri, economico, sociale e ambientale, dello sviluppo sostenibile; garantisca il rispetto universale dei diritti fondamentali dei lavoratori; generi lavoro dignitoso per tutti; ponga fine alla povertà di massa e riduca sostanzialmente le disuguaglianze all’interno e tra le nazioni; promuova una crescita basata su un’equa ridistribuzione del reddito. Secondo il Congresso, una nuova globalizzazione deve tener conto dell’agenda per il lavoro dignitoso dell’Organizzazione Internazionale del lavoro e prevedere, come requisito minimo, il compiuto conseguimento degli Obiettivi del millennio dell’ONU.

Nel nuovo modello di globalizzazione “ è necessaria l’introduzione di un’imposta internazionale sulle transazioni in valuta estera”, sia per finanziare lo sviluppo sia per frenare movimenti finanziari speculativi che comportano conseguenze sociali disastrose. Così come deve essere garantita la fornitura dei servizi di qualità per tutti: “ E’ responsabilità dei governi garantire il diritto all’istruzione e un accesso equo alla sanità e ad altri servizi essenziali tra cui acqua pulita e impianti igienici”. Inoltre, sostiene il congresso, un governo efficace e democratico dell’economia globale richiede una riforma fondamentale delle organizzazioni internazionali, come Fondo monetario Internazionale, Banca Mondiale e Organizzazione Mondiale del Commercio, per maggiore trasparenza e democrazia nei processi decisionali: è essenziale che tutte le organizzazioni riconoscano il primato dei diritti umani rispetto alle norme di carattere finanziario, commerciale o economico.

Responsabilità sociale

Il Congresso riconosce che le multinazionali costituiscono un elemento chiave della globalizzazione, il che rende la cooperazione tra i governi e la regolamentazione internazionale delle imprese sempre più necessarie e urgenti. L’esercizio efficace del diritto ad organizzarsi e del diritto alla contrattazione collettiva diviene sempre più difficoltoso in un quadro in cui le aziende utilizzano la minaccia della delocalizzazione e fanno leva sul loro maggiore potere di dettare le condizioni di lavoro, sfuggendo alle rispettive responsabilità verso i lavoratori, le comunità, le società e l’ambiente nel quale operano. Il Congresso sottolinea come gli esistenti quadri nazionali istituzionali e giuridici per la regolamentazione dell’attività delle imprese si rivelino sempre più inadeguati e come siano urgentemente necessari regolamenti vincolanti, come pure ulteriori accordi collettivi, per dare attuazione alla responsabilità delle imprese e alla corporate governance. Alle imprese deve essere assegnata una maggiore responsabilità per l’impatto sociale, ambientale e sui diritti umani delle proprie attività; gli stati e le parti in cause devono poter accedere a rimedi di carattere giuridico e all’impostazione di sanzioni.

Diritti sindacali

I diritti sindacali costituiscono parte integrante dei diritti umani in ambito lavorativo, quindi il rispetto pieno e universale dei diritti sindacali costituisce un obiettivo chiave della Cis, ancora più urgente della globalizzazione. Solo dove i lavoratori sono in grado di organizzarsi e di contrattare liberamente, sottolinea il Congresso, essi possono accedere ad un’equa quota della ricchezza che creano, contribuendo all’equità, al consenso e allo sviluppo sostenibile. La violazione dei diritti sindacali, tuttora diffusa, costituisce una fonte di concorrenza sleale nell’economia globale e deve quindi essere evitata, sia per motivazioni economiche sia per motivazioni attinenti ai diritti umani: la repressione costituisce una minaccia per la libertà ovunque. Secondo il congresso, lo sfruttamento di oltre 50 milioni di lavoratori, principalmente donne, nelle Zone di trasformazione per l’esportazione di tutto il mondo costituisce una dimostrazione concreta di come i governi stiano soccombendo alle pressioni di una concorrenza internazionale non regolamentata, che richiede la negazione dei diritti sindacali.

Antidiscriminazione e sicurezza

Il Congresso impegna la Cis ad attivarsi per porre fine ad ogni forma di discriminazione, così che le persone possano vivere e lavorare in condizioni d’uguaglianza, dignità e giustizia. Deve essere garantita un’applicazione totale ed efficace del principio di pari retribuzione a parità di valore del lavoro. Dato che permane una discriminazione di genere profonda e diffusa nel mondo del lavoro e nella società in generale, peggiorata da vari aspetti della globalizzzazione, il congresso chiede che la prospettiva di genere sia integrata pienamente e trasversalmente in tutte le politiche, le attività e i programmi della Cis. Così come s’impegna a sostenere il rispetto per la diversità nei luoghi di lavoro e nella società in generale e a promuovere attivamente misure volte a combattere razzismo e xenofobia, in particolare sul posto di lavoro e nel mercato del lavoro.

Deve poi essere portata avanti la battaglia storica del movimento sindacale internazionale contro il lavoro minorile e per garantire l’accesso all’istruzione dei bambini. Insieme alle ong che ne condividono gli obiettivi, la Cis contrasterà il lavoro minorile, dando priorità all’eliminazione delle forme più deleterie e affrontando, in particolare, le forme di sfruttamento dei bambini.

E’ poi riaffermato l’impegno per la salute e la sicurezza sul lavoro, al fine di arrestare la perdita di oltre 2milioni di vite ogni anno in conseguenza d’incidenti sul lavoro e di malattie professionali. Il congresso richiede che l’accesso ad un posto di lavoro sano e sicuro sia accettato come diritto innegabile di tutti i lavoratori, riconosce che la partecipazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti riduce gli incidenti e le malattie professionali e richiede alla Cis di promuovere iniziative, nazionali e internazionali, in collaborazione con i datori di lavoro e governi per promuovere la salute e la sicurezza.

Roma, 24 novembre 2006

Tag: icftu, ituc