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Unione Europea. I risultati di uno studio sulle politiche educative prima dell'inizio della scuola obbligatoria

L'87% dei bambini e delle bambine di 4 anni è inserito in strutture di educazione pre-primaria. Ma continuano ad essere esclusi i bambini provenienti da famiglie povere o appartenenti a minoranze etniche (fonte "Early childhood education and care in Europe: tackling social and cultural inequalities").

02/03/2009
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Nel febbraio scorso, la Commissione Europea ha presentato un recente studio sulle politiche educative e di cura prima della scuola obbligatoria e sulle misure prese per favorire la partecipazione dei gruppi più svantaggiati. Lo studio, svolto dal Network Eurydice, fa parte del programma di lavoro che la Commissione si è data nel 2006 relativamente all’equità e all’efficienza nei sistemi educativi e formativi europei.

Tutti i paesi dell’Europa offrono programmi educativi per i bambini prima dell’inizio della scuola obbligatoria, ma esistono grandi differenze tra i paesi, e persino a livello regionale, per quanto riguarda l’età, i tassi di partecipazione e la tipologia di educazione e di cura apportate.

In generale, si possono distinguere due modelli:

  • struttura unitaria per tutti ì bambini in età pre-obbligo: lo staff educativo ha le stesse qualifiche e gli stessi salari, a prescindere dall’età dei bambini di cui si prendono cura. Questo è il caso dei paesi Nordici, della Slovenia e della Lettonia.

  • Strutture separate in relazione all’età: 0-3 e 0-6. le qualifiche del personale, gli standard qualitativi e le tipologie di finanziamento differiscono tra i due livelli. Costituisce il modello più diffuso in Europa.

In pochi paesi (Spagna, Lituania, e, Cipro e Danimarca), i due modelli possono convivere.

Per quanto riguarda la politiche relative ai bambini svantaggiati, lo studio mostra come la povertà costituisca il fattore che più di tutti può mettere seriamente a rischio il percorso educativo dei bambini. Circa un bambino su sei della famiglie europee con bambini di età inferiore ai sei anni si trova in situazione di povertà. Un problema preoccupante soprattutto in Estonia, Itala, Lituania, Lussemburgo, Polonia, Portogallo e Regno Unito. Se, infatti, la presenza di un sistema educativo prima della scuola obbligatoria consente l’acquisizione di buone basi per l’apprendimento per la vita e il superamento di eventuali gap per i bambini a rischio, i bambini appartenenti a minoranze etniche o a famiglie molto disagiate sono ancora esclusi dalla scuola dell’infanzia..

I finanziamenti costituiscono la priorità ai fini d’innalzare gli standard dei servizi per la scuola dell’infanzia, insieme a un rapporto più favorevole bambini/adulti, una preparazione più qualificata, a livello universitario, per il personale ; il coinvolgimento dei genitori. Solo Danimarca, Finlandia, Svezia, Norvegia, Spagna e Slovenia garantiscono il diritto universale all’educazione pre-primaria. Per tutti gli altri paesi europei, garantire la qualità dell’educazione dell’infanzia a tutti non può che comportare ulteriori finanziamenti da parte del settore pubblico. Il modo più efficace per fare sì che i sistemi educativi siano equi ed efficaci.

Lo studio “ Early childhood education and care in Europe: tackling social and cultural inequalities” è reperibile nel sito di Eurydice, in inglese e francese.

Roma, 2 marzo 2009