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Rapporto Eurydice 2021. Insegnanti in Europa: carriera, sviluppo professionale e benessere

Ribadita l’importanza delle politiche e delle normative nazionali per migliorare la professione docente.

25/03/2021
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Pubblicato il 24 marzo 2021 il rapporto della rete Eurydice, Teachers in Europe: Careers, Development and Well-being.

La pubblicazione si apre con alcune importanti affermazioni in premessa: Gli insegnanti sono i lavoratori in prima linea nell'educazione. Avere insegnanti motivati è uno dei prerequisiti essenziali di un sistema educativo di successo in cui gli studenti provenienti da diversi contesti possono crescere e raggiungere il loro pieno potenziale. La transizione dall'apprendimento in presenza a quello a distanza a causa della crisi sanitaria globale ha ulteriormente sottolineato il ruolo degli insegnanti nel fornire a tutti gli studenti opportunità di apprendimento uguali e di qualità. Si ribadisce l’importanza del ruolo dei docenti nei processi di apprendimento e, al contempo, si mette in evidenza che siamo in presenza di un generalizzato disinvestimento dei decisori politici nazionali ed europei nel settore e di una conseguente crisi professionale.

Il Rapporto analizza le conseguenze determinate dalle politiche nazionali sui settori della conoscenza, comparando i 27 Stati membri dell’UE, oltre a Regno Unito, Albania, Bosnia ed Erzegovina, Svizzera, Islanda, Liechtenstein, Montenegro, Macedonia del Nord, Norvegia, Serbia e Turchia. Gli approfondimenti, mettendo in evidenza diversi aspetti chiave della vita degli insegnanti, riguardano l’attrattività della professione, la formazione iniziale, lo sviluppo professionale, le condizioni di lavoro, le prospettive di carriera e il benessere degli insegnanti.

Particolarmente interessanti le osservazioni relative alla condizione degli insegnanti nel nostro paese.

Attrattività della professione docente. Si rileva una forte carenza di insegnanti in tutti i 35 sistemi educativi in Europa e in otto di questi, tra cui l’Italia, si rilevano carenze di organico e un contemporaneo eccesso di offerta. A ciò si accompagna l’invecchiamento della categoria in oltre la metà dei sistemi educativi che, con l’insorgere della pandemia ha aggiunto ulteriori criticità ai sistemi educativi per la fragilità dei docenti e per la maggiore difficoltà degli insegnanti più anziani nel gestire l’uso delle tecnologie e la didattica a distanza. In Italia, viene segnalata la difficoltà di sostituzione del personale, infatti, oltre la metà dei docenti andrà in pensione nei prossimi 15 anni e solo il 6,4% di insegnanti ha meno di 35 anni; dietro di noi solo Grecia e Portogallo fanno peggio, rispettivamente con il 4,6% e 3,4%.

Condizioni di lavoro. Il rapporto rileva un elevato ricorso alla precarietà: in Europa, un insegnante su cinque lavora con contratti temporanei. In Italia il 78% dei docenti che hanno meno di 35 anni sono precari e nella fascia di età 35-49 sono il 32%. La ricerca rileva che, nel nostro paese, il forte ricorso ai docenti precari dipende dalla mancata programmazione del reclutamento, soprattutto a causa delle pluriennali limitazioni della spesa pubblica.

Retribuzioni. La ricerca rileva una generale insoddisfazione tra gli insegnanti europei e registra aumenti salariali molto limitati negli ultimi dieci anni in quattro paesi in particolare: Francia, Italia, Portogallo e Slovenia. In Italia i docenti devono lavorare 35 anni prima di raggiungere lo stipendio massimo, che è circa il 50% in più dello stipendio iniziale.

Carriera. Complessivamente in Europa la carriera dei docenti è organizzata con passaggi formali di ruoli, responsabilità e relativi aumenti di stipendio o, come avviene in Italia, è concepita con l’impostazione degli scatti salariali.

Formazione iniziale e fase di avvio alla professione. La ricerca prende in esame le caratteristiche per l’accesso alla professione docente e rileva che, per la maggioranza dei paesi europei, sono necessari tre requisiti: una qualifica minima equivalente alla laurea magistrale, una formazione professionale e, in alcuni casi, un periodo di tirocinio. La percentuale di formazione professionale è estremamente varia e passa dal 50% della durata totale della formazione iniziale nel Belgio francese, Irlanda e Malta, a un 8% in Italia e Montenegro. Mentre il 70% circa di tutti gli insegnanti europei ha usufruito di una formazione su contenuti disciplinari, pedagogia generale/disciplinare e pratica in classe, in Spagna, Francia e Italia si scende sotto il 60%.

Valutazione. La maggioranza dei Paesi europei considerano la valutazione degli insegnanti come uno dei principali obiettivi del processo di valutazione, si tratta perlopiù di valutazione centralizzata, mentre in una minoranza di sistemi le scuole o le autorità locali hanno autonomia in materia (Danimarca, Paesi Bassi, Finlandia). Si effettua più spesso nei Paesi baltici, nell’Europa dell’Est, in Inghilterra e in Svezia, con minor frequenza nell’Europa del sud e dell’ovest e in Finlandia. In Italia, la valutazione degli insegnanti viene considerata nelle rilevazioni internazionali a partire dall’entrata in vigore della legge 107/2015 in considerazione dell’introduzione del bonus premiale basato sulla valutazione: da quella data si è registrata la diminuzione del 33,7% della percentuale di insegnanti che lavorano in scuole dove non sono mai stati valutati.

Mobilità. Si registra solo il 40,9% di propensione agli spostamenti per motivi professionali, finanziati principalmente dai programmi UE. In Italia si raggiunge il 38%.

Benessere- Una media europea del 46,8% degli insegnanti riferisce stress da lavoro correlato. La media scende in Italia, con una percentuale di docenti che dichiara di essere stressato per il 28,9% “abbastanza” e per il 5,9% “molto”. Gli elementi che contribuiscono a ridurre il livello di stress sono il clima collaborativo del luogo di lavoro e la sicurezza nella gestione del comportamento e nella motivazione degli studenti.

Anche dalle rilevazioni internazionali, come sempre ribadito dalla FLC CGIL, si evince la necessità di investimenti strutturali per far fronte ad un rilancio della professionalità dei docenti, soprattutto per una  reale ripresa dopo il lungo periodo di emergenza. Ci aspettiamo dal Ministro Bianchi e dal governo Draghi, politiche nazionali che realizzino manovre espansive di potenziamento delle risorse.