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Quale idea d’Europa? Il futuro dello spazio europeo della formazione superiore è ancora incerto

Con approvazione del Comunicato dei Ministri e del della Dichiarazione del Bologna Policy Forum si chiudono i lavori della conferenza interministeriale di Erevan con qualche luce e molte ombre.

22/05/2015
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Si sono chiusi il 15 maggio a Erevan, Armenia, i lavori della Conferenza Ministeriale sullo Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore (EHEA) con l’approvazione di due importanti documenti: lo Yerevan Communiqué e lo Statement of the Fourth Bologna Policy Forum. Il Comunicato Ministeriale e la Dichiarazione del Bologna Policy Forum sono il risultato di un lungo processo negoziale tra i ministri dei paesi aderenti al Processo di Bologna, la Commissione Europea, le organizzazioni a diverso titolo partecipanti al Bologna Follow-up Group (Il Gruppo di accompagnamento al Processo di Bologna).

Tra queste ultime, vi è l’ETUCE (European Trade Union Committee for Education), ossia il Comitato europeo dei sindacati aderenti all’Internazionale dell’Educazione il cui breve commento ai lavori è disponibile online.

europa-2Il Comunicato Ministeriale è un documento rilevante perché, sottoscritto dai governi dei paesi aderenti, ne orienta le scelte politiche e strategiche. Il governo italiano si è quindi impegnato formalmente nel rispettarne le indicazioni così come nel realizzare quanto concordato nella Dichiarazione.

Nella sua forma definitiva il Comunicato sostituisce una primissima bozza - discussa nel Gruppo di accompagnamento - che le organizzazioni sindacali hanno fortemente osteggiato poiché vincolava l’implementazione del sistema europeo dell’università e della ricerca alle necessità dello sviluppo produttivo e dell’aumento della competitività. Il testo finale è stato sensibilmente migliorato pur presentando ancora enormi limiti d’impianto.

Nel testo definitivo viene per la prima volta affermato che la realizzazione del Processo di Bologna deve basarsi “un forte finanziamento pubblico”. Il testo invece riconosce che “l’attuazione delle riforme strutturali è stata disorganica e che gli strumenti adottati sono stati talvolta utilizzati in maniera errata, burocratica e superficiale”. Si riconosce, peraltro, che “un maggiore coinvolgimento delle comunità accademiche” è necessario per una piena attuazione dello spazio europeo e che il processo di costruzione dello spazio europeo deve avere come fine la costruzione di società inclusive “basata su valori democratici e sui diritti umani”. A differenza della prima bozza del testo, non si fa’ esclusivo riferimento alle competenze e alle capacità necessarie all’innovazione ma ci si riferisce alla necessità di promuovere “comprensione interculturale, pensiero critico, tolleranza religiosa e politica, eguaglianza di genere, valori democratici e civici, così da rafforzare la cittadinanza Europea e globale”. In ultimo, è esplicitamente fatto riferimento al pieno coinvolgimento degli studenti e dei lavoratori nel processo di Bologna e al rispetto della loro autonomia e delle loro forme di rappresentanza.

Pur rappresentando un primo importante risultato ottenuto dalle organizzazioni sindacali e studentesche queste modifiche non sono ancora sufficienti a segnare un deciso cambio di passo nelle politiche europee. Nel corso dei lavori la delegazione ETUCE ha più volte denunciato, infatti, il progressivo deteriorarsi delle condizioni di lavoro e la perdita di libertà e autonomia che minacciano la qualità e i fondamenti stessi del sistema Europeo dell’Istruzione Superiore. La delegazione ha quindi espresso la propria insoddisfazione per il mancato accoglimento di alcune delle richieste di integrazione al testo fatte delle organizzazioni sindacali in merito a:

  • il rafforzamento del dialogo sociale nei settori dell’Istruzione Superiore e della ricerca;
  • il miglioramento delle condizioni di lavoro in questi settori e l’impegno a garantire condizioni e contesti di lavoro di qualità ed effettivamente capaci di supportare il lavoro didattico, di ricerca, amministrativo-gestionale: in particolare il radicale contrasto alla crescente precarizzazione del lavoro;
  • un significativo investimento nello sviluppo professionale e nel sostegno alle attività didattiche, di ricerca e amministrativo-gestionali;
  • di attuare riforme democratiche e trasparenti di questi settori che rispettino la libertà accademica e l’autonomia istituzionale.

E’ invece stato introdotto nel Comunicato ministeriale un esplicito riferimento alla parità dei generi e al contrasto alle diseguaglianze tra i sessi che ancora permangono.

La Dichiarazione, firmata dai Ministri degli stati aderenti e dalle organizzazioni che a diverso titolo partecipano al Gruppo di accompagnamento del processo di Bologna, non si limita a recepire quanto stabilito nella comunicazione, ma individua quattro priorità che devono caratterizzare l’azione dei governi nel prossimo triennio.

  • sviluppare i quadri nazionali delle qualifiche, includendo strumenti adeguati a garantire la compatibilità dei diversi sistemi nazionali;
  • sviluppare una maggiore cooperazione intorno alle politiche di qualità per favorire una maggiore fiducia reciproca, anche incoraggiando i diversi paesi ad aderire allo European Quality Assurance Register (EQAR);
  • migliorare il sistema per il mutuo riconoscimento delle qualifiche; rafforzandone, peraltro, gli sforzi di allargamento ad aree non europee;
  • cooperare nello sviluppo e nell’implementazione del sistema di trasferimento dei crediti.

Tra le più importanti decisioni della Conferenza vi è stata, quindi, l’approvazione della richiesta di adesione della Bielorussia allo Spazio Europeo; deliberazione presa superando le riserve di diversi paesi europei (tra questi non vi è l’Italia) che hanno sottolineato la necessità che quel paese di doti delle necessarie tutele dell’autonomia degli studenti garantendo loro adeguati strumenti di rappresentanza. Più in generale, sono stati sollevati dubbi sull’effettivo rispetto da parte della Bielorussia dei principi fondanti lo spazio europeo della formazione superiore in materia di pari opportunità, di autonomia del sistema della formazione e della ricerca, di rispetto dei diritti degli studenti e dei lavoratori. L’adesione è stata comunque approvata integrando il Comunicato ministeriale con l’esplicita richiesta di un monitoraggio continuo dei progressi della Bielorussia che sarà svolto dal Gruppo di accompagnamento al Processo di Bologna. Il risultato è stato anche il frutto delle pressioni congiunte delle organizzazioni studentesche e sindacali e dell’University European Association. La Conferenza ha quindi licenziato le Standards and Guidelines for Quality Assurance in the European Higher Education Area (ESG) che stabiliscono il quadro comune delle politiche di assicurazione della qualità.

europa1L’Internazionale dell’Educazione ha presentato un proprio documento sulla condizioni di lavoro nel sistema dell’Istruzione Superiore basato su una ricerca cui la FLC CGIL ha partecipato insieme ad altre organizzazioni sindacali europee. L’indagine mostra con chiarezza la condizione di progressivo abbassamento della qualità nelle condizioni di lavoro dovute al crescente peso amministrativo, a procedure sempre più invasive di valutazione, all’abbreviazione dei temi di studio e di ricerca, all’imposizione di un sempre maggiore carico didattico nonché alla sempre più feroce precarizzazione del lavoro. Nell’ambito delle prossime attività del Comitato di accompagnamento al Processo di Bologna, l’ETUCE organizzerà un momento pubblico di confronto con la Commissione Europea sui risultati di questa indagine.

La prossima Conferenza si terrà in Francia nel 2018.

In ultimo, nel mentre si chiudevano i lavori della Conferenza di Erevan, la Commissione Europea ha pubblicato il Rapporto analitico del semestre europeo 2015 appena conclusosi e le proprie raccomandazione ai paesi aderenti all’Unione Europea. Oltre al rapporto complessivo è possibile leggere anche le raccomandazioni ai singoli paesi. Tutti i documenti sono di particolarmente interesse. Segnaliamo quello relativo all’Italia (Raccomandazione del Consiglio) nel quale - per i temi di stretto interesse dell’istruzione - troviamo l’indicazione che “la disoccupazione giovanile, inoltre, ha quasi raggiunto il 43% nel terzo trimestre del 2014, e la percentuale di giovani tra i 15 e i 24 anni che non lavorano né sono impegnati in corsi di studio o di formazione è la più elevata dell'UE. Alcune delle cause sono da ricercare nel sistema dell'istruzione, ancora caratterizzato da risultati scolastici inferiori alla media dell'UE e da tassi di abbandono scolastico relativamente elevati“. Pertanto, “nell'ambito degli sforzi per ovviare alla disoccupazione giovanile” è necessario “adottare e attuare la prevista riforma della scuola e ampliare l'istruzione terziaria professionalizzante”. Detto, fatto?