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Fermiamo la Bolkestein. Lettera dell’ETUCE ai Parlamentari europei della Commissione Cultura ed Educazione

Il Comitato dei sindacati europei dell’educazione (ETUCE), invita i membri della Commissione Cultura ed Educazione, prima di esprimere la propria opinione sulle proposta della Commissione di una Direttiva sui servizi nel mercato interno:

22/04/2005
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Il Comitato dei sindacati europei dell’educazione (ETUCE), che rappresenta 112 sindacati della scuola all’interno dell’Unione Europea, invita i membri della Commissione Cultura ed Educazione, prima di esprimere la propria opinione sulle proposta della Commissione di una Direttiva sui servizi nel mercato interno:
· ad introdurre ed adottare un emendamento che assicuri una chiara esclusione dei servizi educativi dalla Direttiva:
· a votare contro l’emendamento 31, in quanto potrebbe restringere l’attuale esclusione delle attività educative fornite dallo Stato in assenza di remunerazione (articolo 16) ai soli corsi forniti in quanto parte dell’educazione obbligatoria”.

L’ETUCE pone l’accento sul fatto che i servizi educativi debbano essere esclusi dalla Direttiva sulla base dei seguenti argomenti:

  • Il principio di sussidiarietà dovrebbe essere rispettato in ogni area in cui la UE ha solo competenze complementari;

  • La Direttiva presuppone un’armonizzazione di base delle leggi e dei regolamenti tra gli Stati Membri. L’armonizzazione dei sistemi educativi è proibita dal trattato costituzionale, art. 149-150;

  • La Direttiva introduce il principio del “paese d’origine” per le procedure di autorizzazione, supervisione e assicurazione degli standard di qualità della fornitura trans-nazionale di servizi. Questo principio contrasta fortemente con le raccomandazioni dell’UNESCO e dell’OECD su come risolvere l’attuale problema della scarsa qualità e della scarsa protezione di chi apprende nella fornitura dei servizi educativi trans-nazionali;

  • I sistemi educativi sono portatori di valori ed identità culturali, promotori della coesione sociale, della cittadinanza attiva, della diversità culturale e della democrazia. I servizi educativi non dovrebbero essere soggetti alla commercializzazione in una direttiva sui servizi, ma dovrebbero essere soggetti a solide regolamentazioni, specifiche di settore, a livello nazionale al fine di assicurare e potenziare il ruolo multidimensionale che l’educazione gioca nella società;

  • La crescente commercializzazione dei servizi è in aperta contraddizione con gli obiettivi educativi della strategia di Lisbona: l’innalzamento della qualità dei nostri sistemi educativi e l’uguaglianza degli accessi non sono conseguibili con l’apertura del mercato dell’educazione. In tale caso, infatti, l’acquisizione degli obiettivi sarà minacciata dalla sottomissione dell’educazione alle regole del mercato;

  • L’insegnamento fondato sulla pratica, lo scambio di esperienze, le attività di apprendimento tra pari e gli scambi delle migliori pratiche tra scuole sono di gran lunga riconosciuti come i principali e i migliori strumenti per migliorare la qualità dell’educazione: questi strumenti sono anche quelli utilizzati, principalmente, dall’Unione Europea per raggiungere gli obiettivi educativi di Lisbona. In ogni modo, è difficile che tali pratiche possano prevalere in un’educazione governata dalla competizione e dalle forze del mercato;

  • I molti strumenti con cui la Commissione è riuscita a rafforzare la mobilità degli studenti, degli insegnanti e dei ricercatori e a promuovere una cooperazione trans-nazionale tra le scuole stanno a testimoniare il fatto che la crescente internazionalizzazione dell’educazione è possibile senza aumentare la commercializzazione del settore;

  • La distinzione che fa la Commissione europea tra Servizi d’interesse generale e servizi d’interesse economico generale è inadeguata in rapporto ai servizi educativi, date le diverse modalità di gestione delle scuole in parte pubbliche, in parte private. I governi interessati nell’attrarre investimenti privati nelle scuole gestite dal pubblico non dovrebbero, in conseguenza, di ciò scoprire che il servizio in questione va a ricadere all’interno degli obiettivi della Direttiva sui servizi e così essere costretti ad aprire il settore educativo alla concorrenza nel mercato interno della UE;

  • La decisione ultima se un dato servizio costituisce un servizio di natura economica spetta, secondo la legislazione EU, alla Corte di Giustizia della Comunità Europea. Solo una chiara esclusione dei servizi educativi dalla Direttiva sui servizi potrà rispettare la divisione delle competenze in materia educativa così come definito dal Trattato Costituzionale.

Roma 22 aprile 2005