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Conferenza Biennale del CESE, Governo italiano: assente ingiustificato

A Firenze tre giorni di confronto sul tema dell'Educazione come strumento per combattere l'esclusione sociale

26/05/2010
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Si è svolta a Firenze dal 20 al 22 maggio, la Conferenza Biennale del Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE).

Tre giorni di dibattito intenso tra attori istituzionali e rappresentanti della società civile, sul tema dell'educazione come mezzo per combattare l'esclusione sociale. Una discussione importante, in base alla quale il CESE formulerà proposte alle istituzioni della UE al fine di indirizzarne le azioni politiche concrete.

L'argomento prescelto risulta cruciale in questo momento di crisi economica e dal confronto tra i soggetti presenti, esce rafforzata l'idea per la quale l'educazione debba essere considerata un investimento per uscire dalla crisi e non una spesa da tagliare.

Un'idea che forse non convince il Governo italiano, distintosi in questa occasione per la sua vistosa assenza.

Forse perchè solo in Italia scuola, università e ricerca sono state individuate come uno dei principali settori da colpire per ridurre la spesa pubblica.

Di fronte alla crisi infatti, le reazioni degli altri paesi sono state varie, ma sempre orientate a potenziare gli investimenti nei sistemi formativi o almeno a salvaguardarli dai tagli.

L'importanza degli investimenti in conoscenza per contrastare gli effetti sociali della crisi e per rilanciare la crescita economica, sono stati al centro sia dell’introduzione di Mario Sepi, Presidente del CESE che delle conclusione di Josè Manuel Barroso, Presidente della Commissione Europea.

Le principali indicazioni scaturite dai lavori seminariali appaiono in netta controtendenza con le politiche del Governo italiano: è stata sottolineata infatti, l'importanza dell'Infanzia e primo ciclo dell’istruzione nella prevenzione dell’insuccesso e della dispersione scolastica mentre il governo italiano riduce le risorse agli enti locali che a loro volta tagliano su nidi e scuole dell’infanzia e taglia il tempo pieno.

E' stata altresì sottolineata l'importanza di una solida competenza culturale di base, necessaria per ogni tipo di successiva professione, mentre il Governo italiano ripropone per i soggetti più svantaggiati l’uscita a 14 anni dai percorsi di istruzione verso percorsi professionalizzanti o l’ingresso al lavoro a 15 anni attraverso il contratto di apprendistato.

Si è discusso infine, dello sviluppo di politiche di apprendimento lungo tutto il corso della vita, necessarie per contrastare l'esclusione sociale (dovuta ad esempio alla precoce perdita del lavoro, fenomeno ben descritto dalla Ministra greca dell'Istruzione) e invece il governo italiano taglia la già scarsa offerta pubblica di educazione degli adulti e non pone mano ad una legge sull’apprendimento permanente.

Leggi la nostra cronaca dei lavori

Roma, 26 maggio 2010

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