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Autonomia differenziata, CGIL: no all’autonomia delle disuguaglianze

Il Consiglio dei Ministri del 21 dicembre avvia la discussione sulle specifiche intese per deliberare entro il 15 febbraio 2019.

21/12/2018
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Nella giornata di venerdì 21 dicembre 2018 il consiglio dei Ministri ha avviata la discussione sulle intese tra Stato e Regioni in applicazione dell'art. 116, terzo comma della Costituzione.
Nella conferenza stampa appena conclusa, il Presidente Conte, il Ministro Salvini e il Ministro Stefani hanno dichiarato che l'istruttoria tecnica con i vari ministeri per la predisposizione delle specifiche intese sarà conclusa entro il 15 gennaio per poter arrivare alla deliberazione del Consiglio dei Ministri entro il 15 febbraio.
In attesa di poter disporre di testi da analizzare e commentare la CGIL ha diffuso il comunicato che di seguito riportiamo.

“Questa sarà l’autonomia delle diseguaglianze. L’efficienza, il benessere, l’uguaglianza dei diritti fondamentali non possono essere beni limitati, e la risposta a problematiche comuni a tutto il Paese non può essere l’attribuzione di maggiore autonomia e maggiori risorse ad alcuni territori, lasciandone indietro altri. Non si può rompere il vincolo di solidarietà statuale né cancellare il principio perequativo, non può essere messa in discussione l’unitarietà della contrattazione nazionale.
Sanità, prestazioni sociali, istruzione e formazione, lavoro e tutela dell’ambiente devono essere garantiti in tutte le Regioni, attraverso una legislazione nazionale e con un’adeguata copertura finanziaria. Il criterio della spesa storica non è sufficiente a garantire uniformità dei diritti, lo dimostra lo stato esistente dei servizi pubblici. In Italia le gravi diseguaglianze nella fruizione di servizi pubblici essenziali dimostrano che la garanzia dei diritti fondamentali o è completamente assente o è condizionata dal territorio di residenza, con picchi di vera drammaticità nelle regioni meridionale.
In questo quadro per la Cgil non si può concedere maggiore autonomia ad alcune Regioni senza prima aver adottato una legislazione nazionale che definisca leggi quadro sui principi fondamentali e garantisca, in tutti gli ambiti, i Livelli Essenziali delle Prestazioni, e i relativi fabbisogni standard connessi all’esigibilità della prestazione definita come essenziale.
Non siamo contrari a un riconoscimento di maggiori forme di autonomia volto a realizzare un federalismo cooperativo e solidale. Siamo contrari ad ogni ipotesi di autonomia differenziata che cristallizzerebbe o incrementerebbe esponenzialmente le diseguaglianze oggi esistenti, portando ad una inaccettabile disarticolazione territoriale dell’esigibilità dei diritti sociali con la creazione di venti sistemi differenti, realizzando, senza dirlo, la devolution già bocciata dai cittadini”.